SALE A 11 IL CONTO DEI MORTI. Secondo la Prefettura mancano all’appello 24 persone. Gli incursori della Marina usano le cariche per raggiungere le zone non esplorabili: trovati quattro uomini e una donna con salvagente
GROSSETO – Sono stati rinvenuti altri cinque cadaveri, di una donna e di quattro uomini, a bordo della Costa Concordia. Si trovano nella parte di poppa sommersa della nave affondata venerdì notte, nei pressi di un punto di raccolta completamente sommerso, vicino a quello dove domenica erano stati recuperati il pensionato Giovanni Masia e lo spagnolo Guillermo Gual. Le cinque vittime sono persone tra i 50 e i 60 anni e indossano tutte i giubbotti salvagente. Lo ha annunciato ufficialmente il comandante della Guardia Costiera Filippo Marini. I sommozzatori hanno già avviato le operazioni di recupero dei corpi. Sale così a 11 il bilancio dei morti accertati del naufragio.
DISPERSI – Di conseguenza il bilancio ufficiale dei dispersi dopo il naufragio all’isola del Giglio scende a 24 persone. I soccorritori stanno continuando a lavorare attorno e dentro al relitto della nave, nel tentativo di recuperare quanti ancora mancano all’appello. Sommozzatori e palombari si immergono senza sosta e in campo ci sono anche gli incursori della Marina che hanno piazzato cariche di esplosivo in alcuni punti dello scafo per aprire dei varchi che permettano di raggiungere le parti ancora non ispezionate. La speranza è che le persone ancora non trovate possano essere vive, magari in qualche compartimento non invaso dall’acqua o invaso solo parzialmente. Intanto, intervenendo a Canale 5 e Radio1Rai, il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha sottolineato che «bisogna fare in fretta perché le condizioni meteoclimatiche stanno per cambiare e anche per evitare rischi ambientali». Secondo il ministro è «molto elevato» il rischio che a causa di uno spostamento del relitto sul fondale determinato dalle correnti marine si possano rompere i serbatoi del carburante prima che questo venga aspirato e messo in sicurezza. Operazione che però avverrà solo dando la precedenza alla ricerca delle persone ancora mancanti all’appello.
IL GIALLO DEI DISPERSI – Formalmente, dunque, sono 29 le persone da cercare. Non ci sono al momento conferme sull’ipotesi avanzata dal quotidiano La Stampa di una lista segreta da cui emergerebbe che il numero dei dispersi si aggiri invece attorno a 40 tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Secondo quanto comunicato lunedì sera dalla Prefettura di Grosseto, i dispersi sarebbero invece 29: 4 membri dell’equipaggio e 25 passeggeri. Il precedente aggiornamento era pari a circa la metà. Ma sempre lunedì è giunta la conferma che tra le persone di cui non si ha più notizia, bisogna aggiungere dieci tedeschi di cui inizialmente non si era avuta notizia. Oltre a loro, mancano all’appello una barista di bordo peruviana, quattro francesi, oltre ai sei italiani, tra i quali William Arlotti, di Rimini, con la piccola Daiana, la figlia di cinque anni. Per quanto riguarda la nazionalità degli altri dispersi dalla Prefettura non si sono sbilanciati. Dal primo momento, comunque, era chiaro che stilare un bilancio definitivo delle circa 4.230 persone che erano a bordo della nave da crociera, avrebbe comportato grandi difficoltà.
La telefonata tra Schettino e la Capitaneria
COMANDANTE A PROCESSO – Nel frattempo, è cominciata l’udienza del comandante Francesco Schettino davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Grosseto, Valeria Montesarchio, al fine dell’eventuale convalida del fermo disposto a suo carico con le accuse di omicidio plurimo colposo, naufragio e abbandono di nave. Il comandante Schettino ieri al suo avvocato ha manifestato il proposito di rispondere alle domande che gli saranno formulate dal giudice di Grosseto per chiarire la propria posizione. L’ufficiale, secondo il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, intervenuto sul Gr1, «rischia fino a 15 anni di carcere».