Ma maroni richiama tutti alla realta’: «elezioni vicine? non credo». Venerdì la decisione del Senatùr di sostituire il capogruppo Reguzzoni con Paolo Dozzo, placando l’ira dei maroniani
MILANO – «Monti a casa, fuori da c…». E ancora: «Berlusconi faccia cadere presto questo governo infame» sono i commenti tranchant di Umberto Bossi sull’attuale presidente del Consiglio. Così il Senatùr rianima i suoi «fratelli padani» in vista di un’opposizione barricadera a un esecutivo «amico delle banche e nemico del popolo». E un leader del Carroccio d’altri tempi, della Lega di lotta e mai di governo, dell’ostruzionismo a un governo percepito come distante anni luce dalle istanze secessioniste della «Padania Libera», rivendicata a gran voce dalla folla urlante. Quella stessa folla che a un certo punto, lo tradisce. Lo fischia perché il Senatùr impedisce a Maroni – acclamato – di dire la sua. Ed è il primo segnale di una scissione dal sentire comune della sua gente, che forse testimonia come l’ex ministro degli Interni, goda di maggiore credibilità e sia sempre di più investito di una legittimità popolare. Poi l’invito a «Berlusconi, tanto alle elezioni ci andiamo ugualmente. Scegli, o fai cadere questo governo infame o comunque alle elezioni ci andrai per fare quelle della Regione Lombardia. La Lega ti obbliga alla scelta». Infine la battuta populista: «Padania Libera, Roma Fanc…» gridata alla folla in piazza del Duomo.
IL FRONTE INTERNO – Eppure Bossi mette subito a tacere le indiscrezioni che ipotizzano un Carroccio fortemente diviso al suo interno: «La Lega non è mai stata divisa, eravate voi che lo speravate, ma sapevo che non sarebbe successo niente». L’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni – a suo fianco e nell’occhio del ciclone in questi giorni per una presunta rottura con il Senatùr – ha auspicato invece che si vada alle elezioni anticipate ma crede che questa eventualità sia «difficile». A margine della manifestazione contro il governo Monti organizzata dalla Lega, a chi gli ha chiesto se si andrà a votare, Maroni ha replicato: «Spero di sì ma mi pare difficile» e ha spiegato i motivi della manifestazione di domenica: «Siamo qui – ha detto – per protestare contro un governo che mette solo tasse, che risparmia i grandi poteri delle liberalizzazioni».
IL CAPOGRUPPO – Manifestazione leghista che segue la riunione dei vertici della Lega, nella quale Bossi ha annunciato alla «Padania» che Marco Reguzzoni è stato sostituito da Paolo Dozzo alla presidenza del gruppo alla Camera. «Ognuno – ha sottolineato Bossi- ha fatto un passo indietro. Sia Maroni che in fondo è stato danneggiato per la scelta del Movimento – un riferimento al veto sui comizi poi rimosso, – sia Reguzzoni che pur essendo stato un buon capogruppo ha fatto a sua volta un passo indietro». Ma «si è risolta una importante questione sotto la guida di Bossi, grazie al quale è stata trovata compattezza e unità» ha commentato Maroni. Nella sede della Lega venerdì oltre a Bossi, Maroni e Calderoli c’era proprio Reguzzoni, protagonista principale del duello con l’ex ministro dell’Interno. Mentre i veleni sotterranei continuano, l’ex ministro Maroni minimizza e ha circoscritto lo scontro: «Ma quale spaccatura della Lega? – ha detto – C’è stata un’operazione contro di me rispedita al mittente». Mentre Marco Reguzzoni, anche lui presente alla manifestazione, ha tenuto a precisare: «Il mio non è stato un passo indietro ma è la dimostrazione che non siamo attaccati alle poltrone».