Criminalità ‘ndrangheta. Cinque le persone destinatarie di un’ordinanza firmata dal gip Gennari nell’ambito dell’inchiesta sul clan dei Valle-Lampada.Mafia e camorra: Le mani delle cosche sul commercio al Sud. In manette Nicola Schiavone, Gaetano Riina e altre 4 persone i cui arresti erano stati annullati per il “copia-incolla” del gip
La facciata dell’hotel Brun |
MILANO – La Squadra Mobile di Milano, nell’ambito dell’operazione che il 30 novembre scorso ha riguardato il clan Lampada, sta eseguendo in più città italiane alcuni arresti, perquisizioni e sequestri di immobili, disposti dal Gip del Tribunale di Milano, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
IL DIRETTORE D’ALBERGO – Tra le cinque persone destinatarie di un’ordinanza firmata dal gip di Milano Giuseppe Gennari, nell’ambito dell’inchiesta sul clan dei Valle-Lampada, c’è anche il direttore del lussuoso hotel Brun, Vincenzo Moretti (70 anni), accusato di favoreggiamento personale. Nell’ ambito delle indagini che nei mesi scorsi avevano già portato in carcere un avvocato, un politico e un magistrato calabrese, era emerso che il gip del Tribunale di Palmi Giancarlo Giusti, solo indagato, si faceva pagare viaggi ed escort dagli uomini del clan Lampada.
L’OPERAZIONE – Riguarda le protezioni su cui il clan ‘ndranghetista poteva contare persino in ambienti istituzionali; colpiti dal provvedimento anche alcuni pubblici ufficiali.
Nicola Schiavone |
CASERTA – Mafia e Casalesi uniti con lo stesso obiettivo, avere il monopolio del trasporto su gomma al Sud e controllare parte importante del commercio di ortofrutta, quella che si svolge sull’asse Sicilia-Campania-Lazio. Tra i sei destinatari dei mandati d’arresto dell’operazione di polizia e Direzione investigativa antimafia ci sono anche Nicola Schiavone, figlio di Sandokan e Gaetano Riina, fratello minore del capo dei capi, Totò. Gli agenti stanno eseguendo nella mattinata di oggi, venerdì, le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del tribunale di Napoli. I reati contestati sono associazione mafiosa, illecita concorrenza, intestazione fittizia di beni e traffico di armi. Uno degli arrestati sarebbe stato segnalato nell’ambito della protesta dei «forconi» in Sicilia su cui il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, aveva lanciato un allarme parlando di infiltrazioni mafiose.
Gaetano Riina |
SCARCERATI PER IL «COPIA E INCOLLA» – Le sei persone cui la squadra Mobile di Caserta ha notificato le ordinanze di custodia sono le stesse per le quali, nelle scorse settimane, il tribunale del Riesame aveva annullato la misura ritenendo che il gip Pasqualina Paola Laviano avesse copiato e incollato la richiesta della Procura. I provvedimenti di questa mattina sono stati emessi dallo stesso gip dopo che i pm, visto l’annullamento, avevano inoltrato una nuova richiesta di arresto.
IL PROCESSO – Ed è attesa per oggi la sentenza del processo con rito abbreviato che hanno scelto alcuni degli arrestati. Tra loro ci sono i fratelli Antonio e Massimo Sfraga, ritenuti vicini al boss latitante Matteo Messina Denaro. Il processo si è svolto nell’aula bunker del carcere di Poggioreale. Per il rito abbreviato hanno optato poco più dei 40 delle circa 60 persone coinvolte nell’inchiesta sui rapporti tra mafia e camorra di cui è titolare il pm Cesare Sirignano.
L’ELDORADO DELL’ORTOFRUTTA – Le indagini hanno evidenziato la strategica alleanza conclusa tra la camorra casertana e imprenditori siciliani organici alla cosca Riina-Messina Denaro per mettere le mani sull’Eldorado dell’ortofrutta. Il fine ultimo era quello di conquistare il controllo delle tratte dei camion da e per i mercati siciliani verso quelli campani e verso lo strategico mercato di Fondi-Latina.