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Scatta il blitz anti-evasione. Al setaccio i locali della movida. I ristoratori: «Un blitz antipatico, siamo tartassati»

L’OPERAZIONE. Controlli a tappeto tra Brera, corso Como e il Ticinese. Il ristoratore Alfredo Zini, vicepresidente della categoria: venuti da me, tutto in regola. «Vanno bene le verifiche, ma non così, non di sabato sera in pieno orario di lavoro»

 

MILANO – Prima Cortina, poi Roma, Portofino. E ora Milano. Una task force di ispettori delle Agenzie delle Entrate e dei vigili urbani ha effettuato sabato sera controlli a tappeto contro l’evasione fiscale nelle vie del centro e in particolare nei quartieri della movida. Impegnate circa 50 pattuglie per un totale di oltre 150 uomini della Polizia locale, oltre ai funzionari in borghese. L’operazione a sorpresa, scattata alle 21, ha interessato gran parte del centro della città: a partire da Brera, corso Garibaldi, via Vittor Pisani e corso Vercelli, per arrivare in corso Como e nel Ticinese-Navigli. Circa 200 i locali presi di mira. L’attenzione, come già accaduto nella celebre località delle Dolomiti e nella capitale, è stata rivolta al rilascio degli scontrini fiscali da parte dei ristoranti e dei bar affollati per il sabato sera e sulla posizione dei dipendenti. Si è scelta una città simbolo per stanare i «furbetti» che agiscono irregolarmente frodando il fisco.

LE VERIFICHE – Del resto lo stesso direttore dell’Agenzia delle Entrate lo aveva già annunciato: «I blitz in stile Cortina non si fermeranno, ma anzi andranno avanti». detto, fatto. Ed ecco il blitz all’ombra della Madonnina. Nella notte più importante della movida: il sabato. «Ci siamo mossi a più livelli», è stato il commento degli ispettori della task force. I vigili urbani hanno effettuato posti di blocco in diverse zone: sono state fermate auto di grossa cilindrata per controlli incrociati sulle denunce dei redditi dei proprietari. A loro volta gli ispettori dell’Agenzia delle Entrare si sono presentati alle casse dei ristoranti e dei bar per avere i resoconti giornalieri degli scontrini e delle ricevute fiscali emessi nel corso della giornata. Anche in questo caso l’obiettivo è effettuare verifiche incrociate c on i resoconti storici degli incassi dei locali.

MILANO – «Hanno identificato anche mio cognato e mio nipote, stavano in piedi, aspettavano che iniziasse la partita della Juve. E gli hanno chiesto i documenti. Gentili sono gentili, questi ispettori. E però, lo voglio dire: i pubblici esercizi sono già la categoria più “colpita” in assoluto». La vetrata in via Thaon di Revel ammette uno sguardo nella sala del ristorante: c’è una tavolata di clienti, sembrano sereni, è pur sempre un sabato sera. Il titolare del locale «Al Tronco» si chiama Alfredo Zini, entra ed esce sul marciapiede, chiama e riceve telefonate al cellulare. Zini è il vicepresidente dell’Epam, l’associazione di Confcommercio che riunisce e difende gli interessi dei ristoratori milanesi: «Ho la coscienza a posto. Tutto in regola. Nessun dipendente in nero».

Il blitz è partito dalla testa del sistema per lanciare un messaggio a tutti i livelli della catena. Zini è imprenditore noto, a Milano; è uno dei luogotenenti di Carlo Sangalli, influente presidente di Confcommercio; è l’uomo che discute e tratta regole e orari del settore con la giunta di Giuliano Pisapia. «Vogliono verificare il grado di evasione nei pubblici esercizi? Eccoci, pronti, si accomodino – dice -. Ma non così, non di sabato sera, non in pieno orario di lavoro: ho dovuto mettere gran parte del personale al loro servizio. E i clienti? Così i controlli diventano antipatici e pure difficili da gestire. Io sono tranquillo, la mia attività è trasparente…». Tranquillo? «D’accordo, sono un po’ infuriato, ma solo perché siamo in un momento di crisi, gli accertamenti non devono interrompere il lavoro in una serata importante, con la gente seduta ai tavoli».

Ristorante «Al Tronco», specialità di carne e pesce dal 1968, nel quartiere Isola che fu operaio e s’è riscoperto modaiolo. L’arrivo degli ispettori è una brutta pubblicità, da queste parti. Erano in tre, pattuglia in borghese, due funzionari dell’Agenzia delle entrate e un dipendente dell’Inps: «Sapevano già tutto di me e del locale, sono arrivati ben informati, pieni di numeri e schede – racconta Zini -. Quanti dipendenti, i flussi di cassa… Giusto, doveroso, non è un problema: mi facciano le pulci su contratti, contributi, aspetti fiscali. Ma chiedo: lo sanno quante “visite” riceviamo qui? Siamo già ipercontrollati: il Fisco, i vigili urbani, i carabinieri del Nas, l’Asl. Rispettiamo anche questo blitz, ma evitiamo accanimenti, grazie. Se poi i controlli serviranno a eliminare la concorrenza sleale, in fondo, tanto meglio».

Gianni Santucci Armando Stella Redazione Online

Scatta il blitz anti-evasione. Al setaccio i locali della movida. I ristoratori: «Un blitz antipatico, siamo tartassati»ultima modifica: 2012-01-29T12:28:01+01:00da
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