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Immigrazione, Italia condannata per i respingimenti verso la Libia

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo: deciso un risarcimento di 15 mila euro. Nel caso Hirsi non è stato rispettato l’articolo sui trattamenti degradanti e la tortura della Convenzione sui diritti umani

Il porto di Tripoli all’arrivo dei 238 migranti respinti in Libia il 7 maggio 2009 (Foto: Cir, Consiglio Italiano per i Rifugiati onlus)

STRASBURGO – La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per i respingimenti verso la Libia. Nel cosiddetto caso Hirsi, che riguardava 24 persone nel 2009, non è stato in particolare rispettato l’articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui trattamenti degradanti e la tortura.

IL RISARCIMENTO – La Corte ha inoltre stabilito che l’Italia ha violato il divieto alle espulsioni collettive, oltre al diritto effettivo per le vittime di fare ricorso presso i tribunali italiani. L’Italia è stata condannata a versare un risarcimento di 15mila euro più le spese a 22 delle 24 vittime, in quanto due ricorsi non sono stati giudicati ammissibili. I legali dei ricorrenti hanno, invece, rinunciato alla refusione delle spese di lite, chiedendo soltanto il rimborso dei costi sostenuti per partecipare all’udienza che si è svolta a Strasburgo il 22 giugno 2011.

LA VICENDA – Come ha ricordato nei giorni scorsi il Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir), il 6 maggio 2009 a 35 miglia a sud di Lampedusa, in acque internazionali, le autorità italiane hanno intercettato una nave con a bordo circa 200 persone di nazionalità somala ed eritrea (tra cui bambini e donne in stato di gravidanza). I migranti sono stati trasbordati su imbarcazioni italiane e riaccompagnati a Tripoli contro la loro volontà, senza essere prima identificati, ascoltati né preventivamente informati sulla loro effettiva destinazione. I migranti non hanno avuto alcuna possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale in Italia. Di questi 200 migranti, 24 persone (11 somali e 13 eritrei) sono state rintracciate e assistite in Libia dal Cir. È stato lo stesso Consiglio ad incaricare gli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani di presentare ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Si tratta della più importante sentenza della Corte di Strasburgo riguardante i respingimenti attuati dall’Italia verso la Libia, a seguito degli accordi bilaterali e del trattato di amicizia italo-libico siglati dal Governo Berlusconi.

I TRE PRINCIPI – La Corte ha pienamente condannato l’Italia per la violazione di 3 principi fondamentali: il divieto di sottoporre a tortura e trattamenti disumani e degradanti (art. 3 Cedu), l’impossibilità di ricorso (art.13 Cedu) e il divieto di espulsioni collettive (art.4 protocollo aggiungitvo Cedu). La Corte quindi per la prima volta ha equiparato il respingimento collettivo alla frontiera e in alto mare alle espulsioni collettive nei confronti di chi è già nel territorio. La Corte ha ricordato che i diritti dei migranti africani in transito per raggiungere l’Europa sono in Libia sistematicamente violati. Inoltre, la Libia non ha offerto ai richiedenti asilo un’adeguata protezione contro il rischio di essere rimpatriati nei paesi di origine dove possono essere perseguitati o uccisi. A causa di questa politica, secondo le stime dell’Unhcr circa 1.000 migranti, incluse donne e bambini, sono stati intercettati dalla Guardia costiera italiana e forzatamente respinti in Libia senza che prima fossero verificati i loro bisogni di protezione.

Redazione Online

Immigrazione, Italia condannata per i respingimenti verso la Libiaultima modifica: 2012-02-23T11:44:46+01:00da
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