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Famiglie, la spesa alimentare torna agli ’80. Lo stipendio se ne va in benzina e trasporti. Andate in rosso un giorno? Vi costa 50 euro. Pil a -0, 4% ma l’Italia è in recessione calano investimenti e consumi della famiglie

LA CRISI. Studio di Intesa: spesa pro-capite ai livelli di 30 anni fa. E gli agricoltori confermano: le bollette hanno superato il cib.

L’indagine della Bocconi per Corriere Economia. È quanto si può arrivare a pagare se si sfora sul conto di 500 euro. E per un mese si toccano i 76 euro A pesare sono le spese sullo scoperto. E in Parlamento si è aperta la battaglia

L’ISTAT. Rivisto in positivo il tendenziale che prima era a -0,5%.

ROMA – Il caro benzina e i suoi effetti nella vita di tutti i giorni tengono sotto una pressione straordinaria il bilancio familiare. La spesa alimentare si è ridotta di un ulteriore 1,5% tornando ai livelli di quasi 30 anni fa. Lo afferma Intesa Sanpaolo in uno studio diffuso a Firenze nel corso di un convegno di agricoltori e lo confermano questi ultimi per il quali è già avvenuto il sorpasso: si spende più per le bollette, l’auto e i trasporti che per il cibo.

RAPPORTO INTESA «Si tratta in parte di un trend strutturale legato al minore consumo di alcune voci (come il tabacco) ma che segnala anche le evidenti difficoltà del consumatore italiano che, a fronte delle tensioni sul mercato del lavoro e sul reddito disponibile, riduce ulteriormente gli sprechi e modera gli acquisti anche in un comparto dei bisogni poco comprimibili come l’agroalimentare», si legge. Nel rapporto, si evidenzia inoltre che «l’incremento della disoccupazione unito agli effetti delle manovre di correzione dei conti pubblici sulle famiglie fanno prevedere una nuova riduzione dei consumi». Consumi che «continueranno ad essere molto prudenti a fronte di risorse reddituali sempre più scarse».

AGRICOLTORI: STRAVOLTI I BILANCI FAMILIARI – È la corsa dei prezzi dell’energia e dei carburanti, per la Confederazione degli agricoltori, a «stravolgere il carrello della spesa degli italiani». Bisogna quindi, secondo Cia «intervenire in fretta». Il livello «spropositato» raggiunto dai prezzi dei carburanti porta a «contraddizioni eclatanti» nei bilanci familiari, in cui «la voce auto e bollette ha superato la voce alimentari: già nell’ultimo anno ogni famiglia italiana ha speso 470 euro al mese per trasporti, carburanti ed energia contro i 467 euro per cibo e bevande».

Scoperta dell’anno: lo scoperto di conto costa moltissimo, fino a 50 euro se si sconfina di 500 euro per un solo giorno. E a incidere, più che i tassi, sono le variegate e poco trasparenti commissioni sullo sconfino. Sono quelle che hanno sostituito le vecchie commissioni sul massimo scoperto, cancellate dal decreto Bersani, rientrate dalla finestra con altri nomi («Commissione Manca Fondi», «Commissione Immediata Disponibilità Fondi»…) e che ora il decreto Liberalizzazioni, al vaglio del Parlamento, vorrebbe eliminare nuovamente.

Il caso Cassa di Saluzzo

Sono costi disomogenei ed elevati: per dire, i 15 euro al giorno chiesti dalla Cassa di Risparmio di Saluzzo a chi sfora per più di 250 euro, in aggiunta ad altri 70 euro al trimestre, comunque dovuti. O i 50 euro trattenuti in automatico (con tetto di 100 euro al trimestre) ogni volta che c’è uno sconfino in assenza di fido da Mps e Bnl (dato massimo, vedi tabella). O, ancora, i 2,25 euro al giorno, ogni mille di rosso (con il limite di 150 euro a trimestre), chiesti da Unicredit per gli sconfini sopra i 50 euro. Non stupisce, insomma, che l’Abi, l’Associazione bancaria italiana presieduta da Giuseppe Mussari — i cui vertici si sono dimessi per protesta proprio contro l’abolizione delle commissioni sullo scoperto — , stia ora facendo di tutto per mantenere queste spese, aggiuntive rispetto a tassi già elevati. Certo, lo sconfino per le banche può essere un onere contabile e comportare maggior lavoro, soprattutto se il cliente non è affidato. Ma che sia per loro anche un buon introito è evidente, come rivela l’indagine condotta la scorsa settimana dall’università Bocconi (équipe di Stefano Caselli, docente di Economia degli intermediari finanziari) per il Corriere Economia, fra le prime sei banche italiane (clicca per vedere i dati in tabella). Due i casi analizzati, lo sconfinamento extra-fido e quello in assenza di fido: nel primo caso, i tassi nominali variano fra il 13,5% (Intesa) e il 16,6% (Unicredit), nel secondo toccano il 17% (Intesa Sanpaolo, che però qui non applica la commissione extra- fido). Si paga di più se non si ha il fido, insomma: meglio chiederlo (e, magari, invece che andare in rosso, meglio ancora aprire un prestito, dove i tassi oscillano fra l’11% e il 14%). Ma i saggi d’interesse citati sono poco indicativi, se separati dalle commissioni.

Quanto si spende

Secondo l’indagine Bocconi, se non si ha un fido e si va in rosso di 500 euro per un solo giorno, si spendono 50,23 euro con il Montepaschi e 25,19 euro con Bnl: due banche che applicano la commissione fissa (fino a 50 euro, senza contare l’eventuale abbattimento da soglia d’usura). Che scatta comunque: paradossalmente, conviene ammortizzarla restando fuori dal fido più a lungo. Poca è difatti la differenza se si sta in rosso di 500 euro per un giorno o per una settimana: qui il costo massimo è di 51,6 euro (sempre Mps), e 26,31 euro in Bnl. Se lo sconfino dura un mese, invece, si arriva a spendere 74,42 euro con Unicredit, seguito da Intesa Sanpaolo con 67,08: due istituti che applicano la commissione giornaliera (cresce con il numero dei giorni di scoperto). La più conveniente è qui la Popolare Milano (6,88 euro per un mese di scoperto), che nell’ipotesi considerata non risulta applicare commissioni. E se si ha il fido, ma per disgrazia lo si supera? Per 500 euro di rosso si spende la metà (ma sempre molto): 25,19 euro al massimo se si sconfina per un giorno e 26,31 per una settimana (in entrambi i casi con Bnl). Se si sfora per un mese, la cifra sala a un massimo di 74,42 (Unicredit). Il punto è: in questo ginepraio di commissioni, come si può capire quanto si spenderà? Difficile. Per di più, sui fogli informativi, tassi e condizioni sono spesso spariti. «Per i clienti privati la trasparenza sostanziale è ancora molto bassa — dice Caselli —. Ci vorrebbe un tasso e basta, senza commissioni: se sconfini paghi questo. Sia alto o basso, non importa: l’essenziale è che ci sia un solo indicatore di prezzo, comparabile. Inoltre bisognerebbe, per equità, differenziare le condizioni sullo scoperto in funzione della giacenza e della ricchezza del cliente». Anziché chiedere il mantenimento delle commissioni, le banche potrebbero insomma includerle nel tasso: sarà poi il cliente a decidere se l’offerta gli interessa, o no. «La commissione va inserita nel tasso e le commissioni abolite — concorda Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, che sulla commissione di massimo scoperto ha in corso una class action con Intesa Sanpaolo, udienza il 16 marzo a Torino —. È comunque chiaro che non è vero che si sta chiedendo alle banche di lavorare gratis sugli scoperti, la retribuzione c’è». L’avranno vinta le banche? Si vedrà a breve. Intanto, le commissioni vengono fatte pagare: nel caso, verranno restituite ai clienti, assicura, per esempio, Intesa Sanpaolo. Che, nell’attesa, sta studiando un mini-fido da mille euro, per chi fatica ad arrivare a fine mese. Perché ieri i clienti si vergognavano ad andare in rosso, «ma ora le condizioni sono cambiate».

PIL – Il prodotto interno lordo dell’Italia nel quarto trimestre 2011 è diminuito dello 0,7% sul trimestre precedente e dello 0,4% su base annua. Lo rileva l’Istat rivedendo in miglioramento la stima preliminare sul tendenziale (era -0,5%). L’Italia resta comunque in recessione tecnica in quanto il Pil è in calo per il secondo trimestre consecutivo. Su base congiunturale, dal lato dell’offerta, fa sapere l’Istat, si rilevano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto dell’industria (-1,7%) e dei servizi (-0,1%), mentre il valore aggiunto dell’agricoltura è aumentato dello 0,5%.

MAGLIA NERA IN EUROPA – L’Italia in termini di crescita fa peggio rispetto alla media degli altri paesi europei. Secondo i dati Istat, infatti, nel complesso il Pil dei paesi dell’area Euro è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente ed è salito dello 0,7% su base annua. Nella Penisola, invece, il dato congiunturale è stato appunto del -0,7% e quello tendenziale a -0,4%.

GIU’ GLI INVESTIMENTI – Dal lato della domanda l’Istat segnala che le esportazioni sono rimaste ferme, gli investimenti fissi lordi sono scesi del 2,4% e i consumi finali nazionali dello 0,7%. In particolare, la spesa delle famiglie residenti è in calo dello 0,7% e quella della Pubblica amministrazione delle Istituzioni Sociali Private dello 0,6%.

Pa.Pic., Alessandro Puato e Redazione Online

Famiglie, la spesa alimentare torna agli ’80. Lo stipendio se ne va in benzina e trasporti. Andate in rosso un giorno? Vi costa 50 euro. Pil a -0, 4% ma l’Italia è in recessione calano investimenti e consumi della famiglieultima modifica: 2012-03-12T15:53:49+01:00da
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