Il plenum dell’organo di autogoverno della magistratura rigetta la legge della camera. La motivazione: «Potrebbe preferire la soluzione che lo possa meglio preservare dal rischio dell’esercizio dell’azione diretta»
ROMA – Il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha bocciato, con 19 voti favorevoli, 3 contrari e un astenuto, la responsabilità civile diretta dei magistrati, ipotesi introdotta nella legge Comunitaria approvata alla Camera e attualmente all’esame del Senato. Nella delibera approvata dal plenum viene richiamata una sentenza della Corte costituzionale (n. 18/89) che «evidenzia l’esigenza di tutelare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura quale presidio indispensabile per la tutela dei diritti fondamentali di ciascuno». Secondo l’organo di autogoverno «di fronte alla praticabilità ampia dell’azione diretta, il magistrato, destinato a scegliere tra tesi contrapposte, potrebbe essere condizionato e influenzato in tale scelta e portato a preferire la soluzione che lo possa meglio preservare dal rischio dell’esercizio dell’azione diretta».
LA QUESTIONE – Della questione l’organo di autogoverno delle toghe si era già occupato il 28 giugno del 2011, in occasione della presentazione della prima versione dell’emendamento Pini (il deputato leghista promotore della norma). La nuova delibera, assai più sintetica, oltre a richiamare i contenuti di quella precedente, sottolinea come sia «evidente, in proposito, che il rischio di incorrere in responsabilità civile ha di per sé un effetto distorsivo sull’operato dei magistrati, i quali potrebbero essere indotti, al fine di sottrarsi alla minaccia della responsabilità, ad adottare, tra più decisioni possibili, quella che consente di ridurre o eliminare il rischio di incorrere in responsabilità, piuttosto che quella maggiormente conforme a giustizia».