Ma grazie agli aumenti di prezzo il fisco ha incassato il 20% in più rispetto al 2011. Raggiunta sulla A14 la fatidica soglia. Automobilisti in rivolta. Negli ultimi due mesi flessione del 10% dei carburanti
SOLUZIONI ALTERNATIVE – Con prezzi a questo livello è evidente che gli italiani cercano soluzioni alternative per muoversi, riscoprono i mezzi pubblici e tirano fuori le biciclette dalle cantine. A dimostrarlo, come detto, sono i consumi: secondo le rilevazioni dell’Unione petrolifera e del ministero dello Sviluppo economico, nei primi due mesi dell’anno la contrazione di benzina e gasolio è stata del 9,6%. La spesa, tuttavia, non accenna a diminuire, anzi: secondo calcoli del Centro Studi Promotor sempre nei primi due mesi è cresciuta dell’11,1%, superando i 10 miliardi di euro. A fare il pieno, oltre all’industria petrolifera, è stato dunque il fisco, con un carico di imposte di 5,5 miliardi, in crescita del 19,8% rispetto al 2011.
PRESSIONI SUL GOVERNO – Il Codacons chiede allora l’intervento del Governo: «Il premier Monti e i ministri economici – osserva l’associazione dei consumatori – devono urgentemente tagliare le accise che gravano sui carburanti, unica possibilità per determinare un sensibile calo dei listini alla pompa». Si rivolge a Palazzo Chigi anche la Faib Confesercenti, secondo cui «diventa sempre più necessario un doppio intervento del governo finalizzato all’introduzione dell’accise mobile e della sterilizzazione dell’iva da un lato e dall’altro all’accelerazione delle procedure per la realizzazione del mercato all’ingrosso previsto dal recente decreto sulle liberalizzazioni per bloccare la speculazione». Lo scenario è ovviamente condizionato dal prezzo del petrolio: il Wti è stabilmente sopra quota 100 dollari e il Brent si aggira sui 125. E proprio per far scendere i prezzi, Usa e Regno Unito sarebbero pronte a immettere le proprie scorte sul mercato petrolifero con un’azione bilaterale, anche se è arrivata la smentita dalla Casa Bianca. Non solo, perfino il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è intervenuto contro la stangata alla pompa, definendo «inaccettabili» le agevolazioni di cui godono le società petrolifere: «È ora di farla finita e di abolire i vecchi sussidi».