Il negoziato per liberare Paolo Bosusco e Claudio Colangelo
TRIVANDRUM (INDIA) – Volevano immagini «suggestive», le testimonianze fotografiche di mondi lontani, i due italiani rapiti tra venerdì e sabato nello Stato indiano dell’Orissa da guerriglieri maoisti. Paolo Bosusco e Claudio Colangelo sarebbero ora in una località sconosciuta del distretto di Kandhamal. Il leader dei militanti della regione che ha rivendicato l’azione, Shabhasachi Panda, in un messaggio audio aveva fissato per la scorsa notte l’ultimatum al quale le autorità dovevano rispondere per ottenere la liberazione dei rapiti: si tratta di 13 punti tra i quali una richiesta di denaro e alcune condizioni che da tempo i maoisti pretendono dal governo, come la liberazione di tutti quelli che loro considerano prigionieri politici e la cessazione dell’offensiva «Green Hunt» che New Delhi ha lanciato contro di loro. Il governatore dell’Orissa, Naveen Patnaik, ieri ha manifestato la propria disponibilità «a intavolare un dialogo con i maoisti nell’ambito della legge». Inoltre è stato segnalato lo stop alle operazione paramilitari contro i ribelli. Ragione per cui, ha riferito un portavoce del governo dell’Orissa, «riteniamo davvero che, dopo aver aperto a un possibile dialogo sulle rivendicazioni da loro poste, i maoisti dovrebbero darci un segnale di flessibilità per poter procedere».
Il ministero degli Esteri indiano ha detto di essere in contatto continuo con le autorità italiane. Il premier Monti è informato costantemente sulla vicenda: «Sono in contatto con il ministro degli Esteri Giulio Terzi che sta seguendo la situazione, attraverso le strutture del ministero, in contatto con l’India in tempo reale, minuto per minuto, e mi tiene informato». «Il console italiano a Calcutta, Joel Melchiori, arrivato a Bhubaneswar, ha mostrato ottimismo: «Speriamo che i rapitori accettino l’appello del governatore per rilasciare gli ostaggi».
Paolo Bosusco, 54 anni, piemontese, gestisce un’agenzia turistica nell’Orissa, attiva dal 1999, ed è conosciuto come una guida attenta al rispetto delle popolazioni tribali che nello Stato sono una presenza centrale. Claudio Colangelo è invece un cooperante romano di 61, in vacanza in India. Pare che, assieme, stessero fotografando alcune donne di un villaggio in riva a un fiume. Difficile però stabilire se la ragione del rapimento sia legata a questo.
Negli ultimi tempi, in India ma anche in Occidente ci sono state polemiche su quello che qualcuno ha definito con una certa esagerazione «safari umano», cioè l’attività di fotografare riti e abitudini tribali, in qualche caso anche con eccessi. I maoisti lo segnalano come uno dei motivi del rapimento: «Abbiamo arrestato due turisti italiani che, come centinaia di turisti stranieri, trattano le popolazioni locali come scimmie». Pare però che i due italiani fossero in genere estremamente rispettosi delle popolazioni indigene. Inoltre, il fatto che i maoisti abbiano rivendicato e avanzato richieste politiche, tutte interne a uno scontro con il governo di New Delhi che va avanti da anni, fa pensare che il rapimento sia stato organizzato in precedenza.
Si tratta della prima volta che due stranieri vengono rapiti dai militanti Naxaliti (l’altro nome con il quale viene definito il loro poderoso movimento): la polizia, dunque, al momento fatica a collocare correttamente gli elementi della vicenda.
Secondo alcuni commentatori indiani, però, l’azione armata sarebbe scaturita da un conflitto interno al movimento maoista. Panda, il leader dell’Orissa che ha rivendicato il rapimento, sarebbe infatti da qualche tempo criticato per essere troppo morbido dall’ala più radicale, quella guidata dai militanti dell’Andra Pradesh. Panda – al centro di polemiche perché sarebbe l’autore di uno stupro e dell’uccisione del marito della donna violata – avrebbe dunque, secondo questa lettura, alzato l’asticella e rapito due stranieri per dimostrare la sua determinazione e per guadagnare favori all’interno del movimento.