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Tolosa, il killer aveva una telecamera. L’ultimo gesto d’amore di papà Jonathan

L’ECCIDIO NELLA SCUOLA EBRAICA. Mentre uccideva tre bimbi e un adulto, riprendeva la strage. Il ministro Guéant: «Non ne conosciamo ancora l’identità». Sandler, 30 anni, partito da Gerusalemme per insegnare. Il rabbino ha coperto i piccoli Gabriel e Arieh con il suo corpo

TOLOSA– Sparava contro bambini innocenti e genitori terrorizzati. Ha ucciso quattro persone, un professore, i suoi due figli di 3 e 6 anni, e un’altra bimba di 8. E mentre spargeva sangue e terrore forse riprendeva la scena per farne un video. Secondo alcuni testimoni, e come ha confermato in un’intervista radiofonica il ministro dell’Interno francese Claude Guéant, il killer autore dell’eccidio di Tolosa, durante l’irruzione nella scuola ebraica Ozar Hatorah aveva una telecamerina appesa al collo. Si tratterebbe di un modello «GoPro», simile a quello normalmente utilizzato dai paracadutisti dell’esercito francese, un apparecchio che come ha spiegato Guéant «permette di registrare col grand’angolo delle immagini e poi di vederle su un computer». Un particolare di non poca importanza, dal momento che una delle piste battute dalla polizia in queste ore conduce alla caserma dei parà di Montauban. Le vittime sono un professore di religione, Jonathan Sandler, 30 anni, di cittadinanza francoisraeliana, residente a Gerusalemme, e i suoi due figli Arieh e Gabriel, e un’altra bimba di 8 anni, Miriam Monsonego, figlia del direttore dell’istituto scolastico.

NON IDENTIFICATO – Il ministro ha confermato anche che l’identità dell’assassino è ancora misteriosa. «Oggi ancora non sappiamo di chi si tratti», ha aggiunto Guéant. «Per il momento le ricerche continuano. Non sappiamo più di questo». Pare certo però che si tratti dello stesso killer che ha già colpito altre due volte, e con le stesse modalità. Lo scorso 11 marzo ha abbattuto a sangue freddo un militare di origine maghrebina a Tolosa. Il 15 marzo, ha sparato da distanza ravvicinata su tre soldati di un reggimento di paracadutisti nella vicina città di Montauban, due di origine maghrebine, un altro delle Antille: due sono deceduti sul colpo, il terzo è gravemente ferito alla spina dorsale. Proprio il reggimento dei paracadutisti al quale appartenevano i militari uccisi il 15 marzo, era stato teatro in passato di manifestazioni naziste da parte di un gruppo di tre soldati, denunciati e poi espulsi dal corpo. «Sono già state fatte migliaia di verifiche – ha aggiunto il ministro Guéant – in particolare sui militari che sono stati radiati dall’esercito e che potrebbero avere nello spirito un desiderio di vendetta. Questa è una pista, ma non è l’unica, non è particolarmente privilegiata». In ogni caso, in entrambi i precedenti, il killer ha utilizzato uno scooter, un potentissimo Yamaha T-Max 500 rubato. E due pistole, una delle quali, una calibro 11,43, è stata utilizzata anche per gli altri due attentati.

LA DINAMICA – L’attentato è avvenuto poco dopo le 8 del mattino dinanzi alla scuola, in un momento in cui circa 200 tra ragazzini e adolescenti, insieme ai loro famigliari, si trovavano di fronte all’istituto. L’uomo, secondo la ricostruzione del procuratore Michel Valet, prima ha «sparato contro tutto quello che aveva di fronte», poi ha anche «inseguito alcuni bambini all’interno della scuola». L’attacco è avvenuto nel quartiere di La Roseraie, una zona residenziale di piccoli villini di Tolosa.

LA MOBILITAZIONE IN FRANCIA – Migliaia di persone si sono affollate lunedì sera nella grande sinagoga di Tolosa, la terza più vasta di Francia. C’era anche il presidente Nicolas Sarkozy, che in segno di lutto ha interrotto la campagna elettorale annullando tutti gli impegni previsti. Il suo rivale socialista, François Hollande, era invece a Parigi, con il premier Fillon e le massime autorità del paese, per l’imponente fiaccolata di solidarietà che ha attraversato il quartiere Marais, ad alta densità ebraica, sfociando nel piazzale antistante la sinagoga Nazareth.

LE PAROLE DI SARKOZY – Tutta la Francia si è fermata martedì mattina alle 11 in punto per un minuto di silenzio dedicato alle vittime della strage. «La Francia farà tutto il possibile per fermare l’autore del massacro», ha detto Sarkozy nel frattempo rientrato a Parigi, rivolgendosi agli studenti della scuola Francois Couperin, nel cuore di Parigi, a due passi dal Memoriale della Shoah.

IL RABINO – Era tornato a fare l’insegnante nel luogo dove aveva studiato da bambino. Al rabbino Jonathan Sandler, nato a Parigi 30 anni fa, la sonnacchiosa Tolosa piaceva – hanno raccontato gli amici – per «la tranquillità». Una città (la quarta più popolosa di Francia) dove era arrivato nel settembre scorso con l’idea di studiare in pace e crescere i suoi tre figli accanto alla moglie, lasciando per un paio d’anni la combattiva Gerusalemme, il quartiere di Kiryat Hayovel dove avevano casa e il centro di studi ebraici Zichron Shimon dove contava di tornare a completare gli studi.

Sandler era una di quelle persone per cui gli studi sono un tour che non finisce mai. È morto davanti all’entrata dell’istituto Ozar haTorah (che comprende anche un collegio di 50 studenti e una sinagoga) dove insegnava la Torah (la Bibbia). Secondo alcune testimonianze è stato il primo a essere colpito dall’uomo in scooter. Un giovane che abita vicino all’istituto ha raccontato di aver scambiato con il professore un saluto frettoloso, «Bonjour». Una mattina come un’altra. Il tempo di voltarsi, sentire gli spari. Si è girato e ha visto il corpo immobile di Sandler a terra. Altri testimoni hanno detto che il papà ha cercato di proteggere i figli con il suo corpo. Su quattro vittime, tre hanno meno di 10 anni. Il killer voleva uccidere i piccoli. Forse è una consolazione pensare che al rabbino Sandler sia stata risparmiata la sofferenza più atroce, veder morire Arieh di 5 anni e Gabriel di 4.

Come ogni mattina stavano andando tutti e tre a scuola. Il luogo dell’attacco, al numero 33 di rue Jules-Dalou, una via stretta in lieve salita in una zona tranquilla della tranquilla Tolosa, è un punto di fermata per la navetta che trasporta gli scolari della materna e dell’elementare Gan-Rachi che è poco lontana. Erano le 8, la strada affollata di gente che lascia i figli prima di andare al lavoro. I colpi di arma da fuoco, l’uomo che lascia lo scooter e insegue i bambini fin dentro la scuola (così dicono gli investigatori) sparando con l’arma di riserva, prima di sgommare indisturbato. «I bambini urlavano e scappavano», ha raccontato un papà. Già, i sopravvissuti: le foto del dopo, quei volti di ragazzi e genitori stravolti, hanno la smorfia di vergogna (più che di sollievo) che hanno coloro che escono vivi da una strage per caso. Il pensiero «potevamo essere noi» non è una medicina contro lo sgomento. Su Facebook le foto di Sandler e di sua moglie con i figli piccoli raccontano di una famiglia senza nubi. Avevano doppia nazionalità, francese e israeliana. Jonathan era andato a studiare a Gerusalemme. Circa quattro anni fa era tornato in Francia e si era sposato. Poi di nuovo indietro. Una vita fatta di ritorni, al di qua e al di là del Mediterraneo. Un amico, Aharon Getz, ha detto al giornale Haaretz che Sandler «era un uomo delizioso, aveva un ottimo rapporto con i suoi ex studenti e le comunità in cui aveva lavorato». Come volontario dell’organizzazione Shoresh (radici) faceva opera di proselitismo presso gli ebrei laici. Aveva una rubrica su un giornale ebraico francese dove si occupava di questioni teologiche.

Un sondaggio dice che dei 600mila ebrei di Francia circa un quarto in passato ha pensato di partire. Il rabbino Jonathan e i suoi due bambini sono pronti per l’ultimo ritorno. Saranno sepolti in Israele. La vedova e la figlia di 4 anni, l’unica rimasta, non resteranno nella tranquilla Tolosa.

Michele Farina e Redazione Online

 

Tolosa, il killer aveva una telecamera. L’ultimo gesto d’amore di papà Jonathanultima modifica: 2012-03-20T12:38:02+01:00da
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