Informati Subito

Monti: «Articolo 18, solo la Cgil resta contro. Spiace ma per il governo questione è chiusa». Cgil: in arrivo 16 ore di sciopero

«GIOVEDI’ L’ incontro conclusivo». Licenziamenti economici: da 15 a 27 mensilità. Fornero: «Sui congedi obbligatori di paternità pronti alla sperimentazione. La proposta della segreteria. La funzione pubblica: norme si applicano anche a statali. Uno sciopero generale di 8 ore e altre 8 per le assemblee territoriali: «Presto un biennio di espulsioni di massa»

ROMA – Un pacchetto di 16 ore di sciopero, di cui 8 per uno sciopero generale con manifestazioni territoriali e 8 per assemblee. È questa la proposta della segreteria della Cgil al direttivo del sindacato, ora riunito, contro la riforma del mercato del lavoro e le modifiche all’articolo 18 decise dal governo al termine degli incontri con le parti sociali. «Abbiamo il dovere di portare a casa dei risultati prima che si avvii un biennio di espulsioni di massa nelle aziende. La data dello sciopero sarà definita sulla base del calendario della discussione in Parlamento. Non sarà la fiammata che si esaurirà in un giorno che il governo ha messo in conto» ha sottolineato il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni.

LE INIZIATIVE IN CANTIERE – Oltre allo sciopero Fammoni ha delineato anche un’altra serie di possibili iniziative sindacali contro la riforma dell’articolo 18: 1) petizione popolare per raccogliere milioni di firme; 2) iniziative specifiche con i giovani per contrastare le norme sbagliate sul precariato; 3) campagna nazionale a tappeto di informazione in tutti i territori; 4) prime mobilitazioni nei posti di lavoro e nei territori; 5) assemblee in tutti i luoghi di lavoro; 6) avvio del lavoro con la Consulta giuridica per i percorsi legali (ricorsi, ecc..).

STATALI – Intanto però arrivano anche le prime interpretazioni governative sulla portata della riforma del lavoro. Le nuove norme sui licenziamenti senza giusta causa e senza giustificato motivo saranno infatti applicate anche ai lavoratori pubblici poichè anche a loro si applica lo Statuto dei lavoratori. Questa è la valutazione del dipartimento della Funzione pubblica. La reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato, quindi, dovrebbe essere assicurata solo in caso di licenziamento discriminatorio. Per i licenziamenti per motivi economici che risultassero illegittimi il lavoratore avrebbe diritto solo a un indennizzo economico (tra 15 e 27 mensilità) mentre nel caso di licenziamenti disciplinari sarà il giudice a decidere, in caso di licenziamento illegittimo, se reintegrare il travet nel suo posto di lavoro o se disporre un risarcimento economico.

UE – La Ue in ogni caso sostiene la riforma del lavoro italiana: «Ha intenzione di dinamizzare il mercato del lavoro, corrisponde al nostro obiettivo di creare un mercato più dinamico e la sua direzione è degna di sostegno», ha detto il commissario Ue all’Occupazione Lazlo Andor, precisando come la riforma abbia un«’ambizione notevole».

LA RIFORMA – Intanto non si placa la discussione delle forze politiche sulle modifiche previste per l’articolo 18. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani non ha molta voglia di commentare la chiusura del confronto fra governo e parti sociali sulle norme che regolano i licenziamenti. Dopo aver parlato al «Marche day», la protesta degli amministratori marchigiani in corso davanti alla Camera, è stato fermato dai cronisti che gli hanno chiesto un commento sulla riforma dell’articolo 18. «Parlo stasera (sarà ospite di Porta a porta, ndr) dell’accordo, se di accordo si può parlare», si è limitato a replicare il leader democratico.
La riforma «può essere modificata in Parlamento, ma non la si può svilire o annacquare in alcun modo» ha detto il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, a Montecitorio. Parlando della trattativa, Casini ha sottolineato che «è inevitabile andare avanti», anche se «spiace che la Cgil abbia abbandonato il tavolo». «Il presidente del Consiglio – ha quindi concluso Casini – ha fatto bene ad andare avanti, ha dimostrato coraggio e può contare su una solida maggioranza in parlamento».
A fronte della mediazione sul mercato del lavoro «i cui riflessi saranno attentamente esaminati, ci sembra una forzatura in larga parte di natura ideologica il dissenso e la radicalizzazione che stanno dando alla questione la Cgil e alcune forze politiche di sinistra e dell’estrema sinistra» afferma invece il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, rilevando in una dichiarazione che «evidentemente bisogna esaminare il provvedimento quando esso avrà una sua precisa stesura finale. Allo stato attuale, si può dire che esprime una mediazione di fondo perchè se l’articolo 18 viene modificato per ciò che riguarda la cosiddetta flessibilità in uscita, per altro verso per quello che riguarda la flessibilità in entrata c’èun forte ridimensionamento delle varie forme di lavoro precario.

ROMA – Non ci sarà una firma in calce a un accordo con le parti sociali: sarà il Parlamento a dire l’ultima parola sulla riforma del lavoro che sarà realizzata nonostante il «no» del primo sindacato italiano, la Cgil. Il governo tira dritto perchè, dice il premier Mario Monti, «nessuno oggi ha potere di veto» e il governo non intende riflettere la «cultura del consociativismo». Tutte le parti sociali «acconsentono alle modifiche dell’articolo 18 ad eccezione della Cgil – commenta Monti in conferenza stampa -. Ci dispiace, ma per noi la questione è chiusa». Rammarico per «il no della Cgil» è stato espresso anche da Elsa Fornero. Il ministro del Lavoro che firma la sua seconda riforma, dopo quella sulle pensioni si augura che «i lavoratori comprendano che la nostra riforma vuole essere inclusiva».
Il tavolo che sarà «conclusivo», almeno secondo le attese del governo, riprende giovedì. Chiusa la partita del mercato del lavoro, il presidente del Consiglio affronterà «un road-show all’estero per presentare la nuova Italia». Di seguito le principali novità illustrate dal ministro Fornero in un lungo incontro con la stampa.

LICENZIAMENTI – Il licenziamento discriminatorio «è nullo, è come non fosse mai avvenuto» per qualunque tipo di impresa, anche quella con meno di 15 dipendenti fin qui esclusa dalle tutele per l’articolo 18. Per i licenziamenti economici, per esempio nel caso di crisi dell’azienda ossia per «una ragione oggettiva», è previsto solo un indennizzo da 15 a 27 mensilità. Per i licenziamenti disciplinari è il giudice che decide: o il reintegro, nei casi gravi, o una indennità al massimo di 27 mensilità, tenendo conto dell’anzianità del dipendente allontanato. È stata inserita anche una tassa sul licenziamento pari a un mese e mezzo di retribuzione.

CONTRATTI: Il contratto a tempo indeterminato sarà «dominante» con il rafforzamento dell’apprendistato per l’ingresso nel mercato del lavoro. Saranno penalizzati i contratti a termine (ad esclusione di quelli stagionali o sostitutivi) con un contributo aggiuntivo dell’1,4% da versare per il finanziamento del nuovo sussidio di disoccupazione (oltre all’1,3% attuale). Per i contratti a termine non saranno possibili proroghe oltre i 36 mesi.

BASTA STAGE GRATUITI – Dopo la laurea o dopo un master si va in azienda ma non con uno stage gratuito, magari sarà una collaborazione, magari un lavoro a tempo determinato «ma è un lavoro e l’azienda lo deve pagare».

CONGEDI OBBLIGATORI DI PATERNITA’ : Nella riforma del mercato del lavoro c’è‚ l’ atteso contrasto alle dimissioni in bianco (lettere di dimissioni pre-firmate e attivate dall’azienda per licenziare le donne incinta). Il ministero del lavoro finanzierà «la sperimentazione dei congedi di paternità obbligatori», la scelta che contribuirebbe a favorire l’occupazione femminile e la conciliazione dei tempi di lavoro e famiglia anche per papà.

PARTITE IVA – La proposta del governo sulle partite Iva prevede invece l’introduzione del lavoro subordinato dopo 6 mesi, se la prestazione di lavoro è presso un committente. In questa ottica, i contratti di compartecipazione possono riguardare solo i familiari di primo grado. Confermati, poi, i tempi di attuazione della riforma degli ammortizzatori.

AMMORTIZZATORI: Il nuovo sistema andrà a regime nel 2017, ma se il nuovo sussidio di disoccupazione (l’Aspi) entrerà in vigore da subito, l’indennità di mobilità (che vale oggi per i licenziamenti collettivi e può durare fino a 48 mesi per gli over 50 del Sud) sarà eliminata definitivamente solo nel 2017. Per il nuovo sistema sono previste risorse aggiuntive per 1,7-1,8 miliardi.

ASPI: l’assicurazione sociale per l’impiego sarà universale, sostituirà l’attuale indennità di disoccupazione. Durerà 12 mesi (18 per gli over 55) e dovrebbe valere il 75% della retribuzione lorda fino a 1.150 euro, e il 25% per la quota superiore a questa cifra, con un tetto di 1.119 euro lordi per il sussidio. Si riduce dopo i primi sei mesi. Sarà quindi più alta dell’indennità attuale che al suo massimo raggiunge il 60% della retribuzione lorda (e dura 8 mesi, 12 per gli over 50).

CASSA INTEGRAZIONE: si mantiene per la cassa ordinaria e la straordinaria con i contributi attuali, ma viene esclusa la causale di chiusura dell’attività (resta possibile solo quando è previsto il rientro in azienda.

FONDO SOLIDARIETÀ PER LAVORATORI ANZIANI: sarà pagato dalle aziende e dovrebbe fornire un sussidio al lavoratori anziani che dovessero perdere il lavoro a pochi anni dalla pensione. Sarà su base assicurativa. È stato chiesto dai sindacati per fronteggiare l’eliminazione della mobilità.

Paola Pica e Redazione Online

Monti: «Articolo 18, solo la Cgil resta contro. Spiace ma per il governo questione è chiusa». Cgil: in arrivo 16 ore di scioperoultima modifica: 2012-03-21T17:17:00+01:00da
Reposta per primo quest’articolo