L’Andata dei quarti di finale. I rossoneri, sul Piave calcistico con Antonini e Ambrosini, mantengono intatta la speranza. La Federazione continentale chiederà ora spiegazioni ai rossoneri, Guardiola: «Servirebbe terreno migliore»
Antonini salva la porta nel finale (Aldo Liverani) |
MILANO – Meno bella, meno intrigante, meno spettacolare. Meno tutto. Zero a zero, contro il 3-2 dell’ultima sfida, qui a San Siro, nel girone di qualificazione. Allora furono scintille, triangolazioni, tic toc barcelonista e tentativi di risposte milaniste. Però il Milan perse. Allora era in discussione solo il primato nel girone, che si qualificassero entrambe non c’erano dubbi. Adesso si vive o si muore.
E allora Massimiliano Allegri decide di stare «accuorto». Il possesso palla del Barcellona è pressoché il doppio del Milan: 62 per cento contro il 38, 66 e 34 nel primo tempo quando l’agonismo non è ancora zavorrato dalla stanchezza. La tattica è chiara. Impedire che il torello della squadra più forte del mondo ipnotizzi la difesa rossonera e i 70 mila tifosi di San Siro.
L’inghippo riesce. Il Barcellona ha tre, quattro occasioni, due con Messi, una con Xavi (tutte respinte da Abbiati), una con Sanchez (bloccato da Antonini). Il Milan risponde con Robinho, svirgolata fantozziana, e con Ibrahimovic (assist di Seedorf, salvataggio di Victor Valdes, ma il tiro non è sconvolgente). Il Barcellona domina, il Milan, guidato da un Ambrosini eccezionale per lucidità e coordinazione, tiene. La squadra gioca unita per non far segnare il terribile avversario.
Il problema è che la seconda parte del piano, lancio per Ibra a cercare di scatenare la prepotenza dello svedese, non riesce. Ne viene fuori una partita di intensità notevole ma scarsamente emozionante sotto rete. Però non c’erano alternative, per il Milan. Solo con questa prova d’insieme, in cui emergono come protagonisti assoluti giocatori come Bonera e Antonini, resistenti e patriottici come una specie di Piave calcistico, poteva bloccare la gioiosa macchina da guerra pallonara della squadra più forte del mondo.
Il catenaccio, nelle sue varie forme (qui studiato e “alto”, lo definiremmo), non è scandaloso se è l’unica tattica che garantisce la sopravvivenza. È sbagliato come atteggiamento mentale, non come ragionata strategia. Messi, dopo otto partite (nove con l’Argentina) è rimasto a secco per la prima volta. Non è poco.
Il Milan, così, mantiene intatta la speranza. Al Camp Nou, nel girone di qualificazione, con un gol all’inizio e uno alla fine, portò a casa un 2-2 che, martedì prossimo, farebbe urlare al miracolo.
RECLAMO – Il Barcellona ha presentato una denuncia formale alla Uefa per lo stato del campo dello stadio Meazza di Milano in occasione della partita di Champions League di mercoledì sera contro il Milan. Sul sito del club catalano si legge infatti che la questione è stata presentata al delegato della Uefa Mikalai Varabyov nella riunione dopo il confronto. La denuncia è stata inclusa nella relazione del delegato bulgaro, e la Uefa chiederà spiegazioni alla società italiana.
LAMENTELE – Dopo la partita, terminata 0-0, il tecnico blaugrana Pep Guardiola e molti suo giocatori si erano lamentati per le condizioni del prato, sottolineando che non era stato innaffiato come invece sarebbe stato deciso nella riunione fra i club prima della partita. Nel primo tempo, in particolare, Lionel Messi e compagni sono più volte scivolati, forse per colpa di tacchetti sbagliati o, appunto, di secchezza dell’erba. Guardiola ha commentato che «Milan ed Inter meriterebbero un terreno di gioco migliore». L’allenatore, che conosce bene il nostro campionato e lo stadio milanese, ha aggiunto: «È un campo molto buono, però è tutto troppo vicino».
Roberto Perrone