Sanita’. Ai domiciliari il professor Mario Dini. Perquisizioni in tutta Italia. Coinvolti informatori scientifici
FIRENZE – Terremoto all’ospedale fiorentino di Careggi. È agli arresti domiciliari il primario di chirurgia plastica e ricostruttiva del nosocomio fiorentino, Mario Dini. Il provvedimento è stato eseguito dai militari del nucleo tributario della Guardia di finanza di Firenze su ordine del gip di Firenze Paola Belsito, su richiesta dei pm Luca Turco e Giuseppina Mione.
PERQUISIZIONI IN TUTTA ITALIA – Nell’ambito della stessa inchiesta sono state effettuate 53 perquisizioni domiciliari in 7 regioni (Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Campania) nei confronti di altri indagati non raggiunti da provvedimenti restrittivi.
LE ACCUSE – Le ipotesi contestate sono quelle di peculato, corruzione, concussione, falsità ideologica in atti pubblici e abuso d’ufficio. Oltre al chirurgo fiorentino, che è anche direttore della scuola di specializzazione di chirurgia plastica ricostruttiva estetica dell’università di Firenze, sono coinvolti, a vario titolo, anche altri medici, nonchè informatori scientifici di una azienda produttrice di protesi mediche. Secondo le accuse, l’azienda produttrice di protesi sarebbe stata facilitata dal primario in cambio di favori.
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Il primario Mario Dini |
PROTESI AL SENO IN CAMBIO DI VANTAGGI PERSONALI – Il primario avrebbe favorito un’azienda nella vendita di protesi al seno all’ospedale di Careggi in cambio della promessa di vantaggi personali: apparizioni televisive o viaggi all’estero a spese della società. È quanto avrebbero permesso di accertare le indagini che hanno condotto il chirurgo agli arresti domiciliari. Al primario vengono inoltre contestati «profitti illeciti» connessi alla sua attività libero professionale in regime di «intramoenia». Secondo gli investigatori Dini avrebbe stravolto questo tipo di attività, da eseguire fuori dall’orario di lavoro, facendo di fatto «direttamente e stabilmente» la libera professione in strutture convenzionate e non, appropriandosi di denaro destinato all’azienda ospedaliera di Careggi. Per le attività in regime di intramoenia parte degli incassi devono essere girati all’ospedale. Per gli investigatori, il primario avrebbe inoltre indotto un medico del reparto di chirurgia plastica di Careggi a prestare la sua assistenza presso strutture private distogliendolo così dal servizio pubblico.
Redazione online