LE INDAGINI SULLA SCOMPARSA DI EMANUELA ORLANDI. I pm: niente ispezione nella tomba del boss della banda della Magliana Renato De Pedis, sepolto in S.Apollinare
LE INDAGINI – Alcuni dati di fatto in questa direzione, in effetti, sono emersi nel corso dei quasi tre decenni di indagini. In primo luogo, l’allarme dei servizi segreti francesi su un imminente sequestro di un cittadino vaticano trasmesso alle autorità della Santa Sede nel 1982, tanto che per altre due ragazze (la figlia dell’assistente papale e del capo della gendarmeria) furono prese contromisure. Inoltre, le dichiarazioni reticenti (e intercettate al telefono) di un funzionario della vigilanza vaticana ancora in servizio, alla vigilia di un incontro con i magistrati negli anni Novanta. E, ancora, l’accorata partecipazione di Giovanni Paolo II, che lanciò otto appelli per la liberazione di Emanuela Orlandi dal Palazzo Apostolico e, in una visita a casa Orlandi nel Natale del 1983, disse che la scomparsa della ragazza era stato “un caso di terrorismo internazionale”.

IL FRATELLO – “Sono molto meravigliato, in questi ultimi giorni mi sembrava che fosse emersa la volontà di procedere più speditamente verso l’accertamento della verità, che passa anche attraverso il chiarimento sulla sepoltura di De Pedis”, è stato il commento di Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela che ha lanciato una petizione al papa che ha finora raccolto 75 mila adesioni. “”In ogni caso – ha aggiunto – voglio essere cauto: ho incontrato di recente gli inquirenti che parevano determinati ad andare avanti. Mi avevano chiesto se avessi raccolto qualche novità dal Vaticano, ma per la verità ero io ad aspettarmi novità da loro. Sicuramente, è una fase molto delicata dalla quale potrebbero uscire sviluppi clamorosi”.