PROCESSO. I presunti abusi sarebbero avvenuti nell’asilo Olga Rovere. Ventuno i bambini coinvolti. Sentenza a maggio
ROMA – Dodici anni di carcere per tutti gli imputati. Per le maestre Silvana Magalotti, Marisa Pucci e Patrizia del Meglio, per il marito di quest’ultima, lo scenografo Gianfranco Scancarello e per la bidella Cristina Lunerti. Il pm Marco Mansi lunedì 2 aprile a Tivoli, dopo una lunga requisitoria, ha chiesto la condanna di tutti e cinque gli imputati portati a processo per i presunti abusi avvenuti nell’asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio, dal 2004 al 2006. La parola, poi, è passata alle parti civili, a cominciare dall’avvocato Mirko Mariani, il primo dei quindici legali impegnati nel processo.
VENTUNO VITTIME – Sono ventuno secondo l’accusa i bambini che avrebbero subito sevizie dopo essere stati narcotizzati e portati fuori dalla scuola attraverso una porta secondaria. Tanti i reati complessivamente contestati, dalla violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza. La sentenza è attesa a maggio: spetterà al collegio presieduto dal giudice Mario Frigenti decidere se Rignano sia stato un caso raccapricciante di pedofilia collettiva o il frutto, come sostengono le difese, di suggestioni collettive.
«TUTTI COLPEVOLI» – «Ci sono i racconti dei bambini, agghiaccianti, le perizie, e i riscontri sui luoghi dove sono stati portati», ha detto nella sua requisitoria il pm Mansi. «La responsabilità degli imputati è provata. Sono loro gli orchi cattivissimi indicati dai piccoli. Vanno condannati». Il pm nei giorni aveva calato anche quello che riteneva il suo ultimo asso (in un primo tempo scartato in aula per un presunto vizio di forma): l’audizione in cui il professor Marcello Chiarotti – docente alla Cattolica e responsabile del Laboratorio di Tossicologia Forense dell’università, uno dei massimi esperti nel campo delle analisi tricologiche – ha ricostruito che, a distanza di tempo, sui capelli di due bambini sono state trovate tracce di benzodiazepine, annoverate proprio da Chiarotti tra le “rape drugs” cioè droghe da stupro. Anche le famiglie la ritengono la prova del nove. «Ecco – ha detto la portavoce, Arianna Di Biagio – perché le mamme parlano di bambini svogliati, insonnoliti, apatici all’uscita dalla scuola. Sono sostanze che fungono da miorilassanti, ammorbidendo la muscolatura e che tendono a cancellare od almeno sbiadire la memoria a breve termine».
LE DIFESE – L’avvocato Franco Coppi difensore insieme a Roberto Borgogno, della maestra Del Meglio e di Gianfranco Scancarello restano fermi, però, sulla loro tesi: «inesistenza di riscontri fisici sui presunti abusi» e soprattutto «la non validità delle testimonianze rese dai piccoli. Manca del tutto l´indagine psicologica per capire se siano stati suggestionati». L’avvocato Giosuè Naso, difensore della maestra Silvana Malagotti, taglia corto: «Si è trattato solo di un fenomeno di psicosi collettiva».
ATTI ALLA PROCURA – Il pm Marco Mansi, alla luce del dibattimento, ha chiesto la trasmissione degli atti alla procura della Repubblica per verificare la posizione di altre due maestre e del benzinaio cingalese.
SODDISFATTE LE FAMIGLIE – «Le richieste di condanna erano scontate. E ci consolano, la nostra battaglia ha portato a un primo risultato», ha detto la mamma di uno dei piccoli «Perché i bambini conoscevano le abitazioni degli imputati? Tanti oggetti tenuti in casa e addirittura particolari fisici che sono stati riscontrati? Ed ancora: perché i bambini hanno descritto una palestra che per stessa ammissione delle insegnanti era chiusa a chiave? Perché hanno disegnato e raccontato di una scala a chiocciola? Ed i camminamenti che portano all’uscita sul retro della scuola… Di quella uscita e della palestra non sapevamo nulla neppure noi genitori. Altro che psicosi collettiva».
VERSO LA SENTENZA – Si tornerà in aula il 16 e il 23 aprile con la parola alle parti civili. Dal 30, in poi, parleranno i difensori degli imputati. Il caso era scoppiato nel luglio del 2007 quando tre famiglie avevano presentato ai carabinieri la prima denuncia con un’accusa terribile: i nostri figli hanno subito abusi all’asilo. Il 24 aprile del 2007 vengono arrestate le maestre Silvana Magalotti e Marisa Pucci, la bidella Cristina Lunerti, la maestra Patrizia Del Meglio e suo marito, l’autore televisivo Gianfranco Scancarello. Avrebbero condotto almeno una ventina di bambini tra i 3 e i 5 anni fuori dalle classi, in case e “castelli cattivissimi” dove tra riti satanici e atti sessuali sarebbe successo di tutto. Viene arrestato anche il benzinaio cingalese del paese, considerato uno degli orchi, poi subito scarcerato, era un errore. Il Tribunale del riesame, dopo 17 giorni, libera i cinque arrestati. C’è stata «una forte e tenace pressione», sono le conclusioni. La Cassazione conferma. Ma il caso non è chiuso. Nel luglio 2009 viene chiesto il rinvio a giudizio per i cinque indagati. Per la bidella la procura aveva chiesto l’archiviazione ma il gip Elvira Tamburelli l’ha respinta, disponendo l’imputazione coatta. Intanto si è creato un comitato pro genitori. E uno in difesa delle maestre. Il paese, come l’Italia, si spacca tra innocentisti e colpevolisti.