Le carte. L’ex del Bari Stellini parlando con un compagno: «Andarono e dissero di perdere» I pm: il calciatore arrestato era corrotto e corruttore.
L’INCHIESTA SCOMMESSE. Interrogatorio del ristoratore De Tullio al pm Angelillis. «Inutile mettere altre persone in mezzo, dottore…».
BARI – In tanti sapevano. Ovviamente le persone coinvolte scoperte finora, ma anche i compagni di squadra (o ex compagni) a cui pure erano arrivate voci insistenti ed evidentemente fondate sulla compravendita delle partite, se non richieste dirette di contribuire a truccare i risultati. Lo dimostrano le intercettazioni telefoniche agli atti dell’inchiesta barese che ha portato all’arresto dell’ex capitano dei biancorossi Andrea Masiello e due suoi presunti complici. Ci sono le voci registrate dei giocatori e tecnici. Come quella di Cristian Stellini, classe 1974, ex calciatore passato dal Bari tra il 2007 e il 2010, poi trasferitosi al Siena dove è diventato assistente tecnico dell’allenatore Antonio Conte, e traslocato insieme a lui alla Juventus. Oggi Stellini è un collaboratore tecnico del mister bianconero, con la qualifica di «collaboratore di campo». Paura e omertà
Il 3 febbraio scorso, parlando al telefono con il calciatore Marco Esposito, suo compagno di squadra nel Bari per un paio di stagioni, dice: «Cioè, da quello che mi avevano raccontato a me, mi avevano detto che erano stati i tifosi stessi ad andare dai giocatori a dire: “Adesso che avete rotto i coglioni, che siete retrocessi, adesso perdete le prossime due partite”». E qui scatta la paura che innesca l’omertà: «E tu ti ritrovi lì in mezzo, cosa fai?… Ti prendi gli schiaffi perché se tu dici ai tifosi: “Adesso vi denuncio alla procura federale”, li denunci e dopo ti vengono a prendere a casa…».
È la storia degli ultrà baresi che avevano scommesso sulla sconfitta della loro squadra già finita matematicamente in serie B, e avevano chiesto ai propri «beniamini» di giocare per perdere, svelata ora dal difensore Marco Rossi e ammessa con molta fatica dal portiere Gillet. Evidentemente però, prima che emergesse dalle carte dell’inchiesta, era una vicenda arrivata alle orecchie di molti tesserati, anche fuori dai confini pugliesi. Rete internazionale.
Nel colloquio con Esposito, il collaboratore tecnico della Juventus ricorda l’allarme lanciato da Demetrio Albertini due anni fa, quando era presidente dell’associazione italiana calciatori. «Ci illustrava qual è la situazione in giro – racconta Stellini – e riguardo alle scommesse diceva: “Guardate che nei Paesi dell’Est scommettono 600 milioni di euro tutti i weekend sui campionati europei; state attenti, non scommettete perché abbiamo delle relazioni che dicono che molti giocatori scommettono. State attenti, ditelo ai vostri compagni…”. Ad Albertini io quel giorno gliel’ho detto: “Tu che cosa fai per tutelare questo tipo di situazioni? Tu vieni qua e dici non scommettete. I giocatori non è che vanno a scommettere, però vivono pressioni di gente che dice dovete fare pareggio perché altrimenti vi ammazziamo di botte”».
Il collaboratore di Conte (quest’ultimo allenatore del Bari tra il 2007 e il 2009, prima di passare all’Atalanta e al Siena, per poi approdare alla Juventus) ricorda con Esposito anche un episodio che gli capitò personalmente: «L’anno prima, tu non c’eri a Bari, noi giochiamo a Genova, Bari-Genoa… Arriva uno e mi dice: “In tutta Italia mi dicono che voi fate così”. Io gli dico: “Guarda che non è vero niente, io non so niente, e quindi…”. “Però sai, visto che ormai la voce si è sparsa in giro, tutta Bari ha deciso di scommettere”… Che cazzo me ne frega. E lui mi disse: “Dovete fare un favore, qua c’è gente che ha messo tanti soldi, facci la cortesia”. Io gli dissi: “Guarda, l’unica cortesia che posso fare è che se puoi togliere i soldi che hai messo toglili, perché noi giocheremo una partita per vincere”. La partita finì 3 a 0». Per il Bari. E Stellini conclude: «Noi giustamente abbiamo giocato per vincere, però vedi che qualcuno ci ha provato, e io dico che se oggi ci prova uno domani ci prova un altro, metti che trovi il giocatore in difficoltà che ci sta una volta, poi dopo sei nella merda».
Partite alterate – Quell’incontro svoltosi a Genova il 2 maggio scorso è uno di quelli sui quali sono in corso le verifiche della Procura di Bari. Per gli inquirenti e i carabinieri del Reparto operativo non ci sono solo le cinque partite contestate a Masiello e ai due presunti complici arrestati domenica sera da verificare. Altre sono oggetto di indagine, come Bari-Sampdoria di un anno fa, vinto dagli ospiti per 1 a 0. Ne parla diffusamente Marco Rossi, ex compagno di squadra dell’ex capitano del Bari arrestato, difensore inquisito e oggi in forza al Cesena, che ha riferito agli inquirenti: «Da Masiello mi è stato proposto che ci sarebbero stati 400.000 euro da dividere in caso di sconfitta, ma io ho detto subito di no… Mi disse solo questo». Si trattava di una cifra complessiva, da spartire tra i giocatori che avrebbero partecipato alla combine , come prova a chiarire nel corso dell’interrogatorio l’avvocato del calciatore: «Offrono 400.000 totali per alterare la partita, “tu ci stai?”, nel senso che lui non sapeva esattamente la quota né sapeva esattamente i giocatori», e subito dopo Rossi precisa: «Io ho subito declinato l’invito… Non so dire nulla di più». Per quella partita sono in corso accertamenti su eventuali incontri tra Masiello e un altro ex giocatore del Bari finito alla Sampdoria, Stefano Guberti.
Nella loro richiesta di custodia cautelare il procuratore Laudati e il sostituto Angelillis definiscono Masiello «corrotto e corruttore insieme, poiché con una mano riceve il prezzo della corruzione e con l’altra lo gira o ne promette la girata agli altri compagni di squadra». E il gruppo di cui il calciatore arrestati «appare il capo carismatico», costituisce «una vera e propria cellula operativa snella ed efficiente, capace di uscire allo scoperto nell’azione corruttiva senza perdere le caratteristiche della discrezione e della segretezza».
BARI – Andrea Masiello, ex difensore biancorosso arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle partite taroccate, era noto come «conoscitore» dell’esito degli incontri. E per questo un gruppo folto di scommettitori della Bari bene seguiva le sue mosse. A riferirlo è il ristoratore Nicola De Tullio in un interrogatorio condotto dal pm Ciro Angelillis riportato nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giovanni Abbattista. «Masiello – scrive il gip – è conosciuto per la sua propensione a manipolare il regolare andamento delle partite di calcio. Per questa ragione De Tullio, per la partita Bari-Lecce del maggio 2011, implora un suggerimento confidenziale, ma dinanzi a Masiello che lo scoraggia dicendo “no ragazzi non si fa niente”, comprende che il gruppo criminoso e il relativo protocollo operativo sono entrati in azione e che gli interlocutori non hanno alcuna intenzione di coinvolgerlo».
Ecco l’interrogatorio.
Pm: Su Bari-Lecce c’era questa voce?.
De Tullio: C’era questa cosa che gridava, chiaramente il tamtam era già arrivato, e dissi: “Andiamo a vedere…”. E lui disse: “Poi venite sotto casa mia, ci vediamo là, vediamo un po’ come sta la situazione.
Pm: Lui disse, chi?.
De Tullio: Lui, Masiello. Andammo sotto casa sua, come dice lui che è casa sua, ma io non sapevo che era casa sua.
Pm: Lei con chi? Andammo chi?
De Tullio: Io (…), e lui dice che io sono andato con Iacovelli, ma io non me lo ricordo con me Iacovelli, va bene e Iacovelli mettiamolo. Se lui dice così mi sta bene.
Pm: Ci potrebbe essere?
De Tullio: Ci potrebbe stare, perché era sempre lui l’anello di congiunzione, io da solo non mi permettevo, io andavo più…Mi avvicinavo: “Gianni, oh, fai qualche cosa”. Allora Fabio, Fabio, diceva: “E cosa pensi che stiamo a fare noi qua?”. Capito?
Pm: Fabio chi disse così?
De Tullio: Fabio Giacobbe.
Pm: Fabio Giacobbe.
De Tullio: E io dissi: “Ancora adesso mi buttate, mi lasciate fuori strada, mi lasciate fuori”, perché comunque io ero abbastanza disperato, eh! Stavo proprio nel pallone in quel periodo là, perché stavo sotto di una caterva. E mi ricordo perfettamente che lui mi disse queste parole: “Che cosa pensi che stiamo a fare noi qua?”. Dissi: “Però non è che adesso fate da soli e non passate niente, una soffiata, una cosa, non fate la giocata a me?”. E così è stato.
Pm: Quindi?
De Tullio: Masiello disse: “Non si fa niente, non vogliono fare niente”, e ce ne andammo.
Pm: Eravate lei…
De Tullio: Iacovelli e (…)
Pm: Il suo gruppo era: lei, Iacovelli e?
De Tullio: (…), il figlio del notaio, siamo una tribù enorme…(…) tantissimi, è inutile mettere altre persone in mezzo, dottore…
Pm: Incontraste Masiello?
De Tullio: Con Masiello che stava già in compagnia dei suoi amici Carella e Giacobbe.
Pm: I suoi amici? Sempre loro? Giacobbe?
De Tullio: Carella, Giacobbe.
Pm: Carella e Giacobbe e anche il terzo, o soltanto loro due?
De Tullio: Il terzo non me lo ricordo di nuovo.
Pm: Non si ricorda se stava in quell’occasione?
De Tullio: No, non mi ricordo
Pm: Che cosa disse Masiello?.
De Tullio: Disse: “No, ragazzi…”.
Pm: “Non se ne fa niente”.
De Tullio: “Non se ne fa niente, cose”. Io capii che era un filamento e ce ne andammo.
Pm: Che significa filamento?
De Tullio: Filamento è un modo di dire per…stava bluffando.
Pm: E ve ne andaste?
De Tullio: E ce ne andammo.
Giovanni Bianconi e Redazione online