SICILIA. «Il presidente della Regione non può correre il rischio di un rinvio a giudizio: attenderò da privato cittadino»
PALERMO – «Mi dimettero un momento prima del verdetto del gup di Catania. Attenderò il giudizio da cittadino anche se dovesse essere un’archiviazione». Raffaele Lombardo, presidente della Regione siciliana, commenta così il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa chiesto giovedì dalla Procura di Catania con imputazione coatta.
L’ASSOLUZIONE – Lombardo ribadisce che le dimissioni sono necessarie affinché «il presidente della Regione non corra il rischio del rinvio a giudizio, ci fosse anche un’archiviazione». Ma il leader dell’Mpa ribadisce di essere sereno e che il verdetto «sarà quello dell’assoluzione, vista l’infondatezza e la strumentalità di questa vicenda giudiziaria. Qualunque sentenza la riceverà il cittadino Raffaele Lombardo e non il presidente della Regione». La scelta è esclusivamente per amore, dice: «Decido questo per amore della Sicilia e rispetto per la carica che ricopro che non voglio sia intaccata da un eventuale rinvio a giudizio».
ELEZIONI ANTICIPATE – Le dimissioni comporteranno anche lo scioglimento dell’Assemblea, e di conseguenza le elezioni anticipate: «È un’idea plausibile. Ottobre, novembre, settembre o giugno sono in ogni caso date forzate. Ma tutto potrebbe accadere anche al di là della scadenza naturale della legislatura», fissata per la primavera 2013.
LE ACCUSE – Lombardo potrebbe dover andare a processo insieme al fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. L’inchiesta è uno stralcio dell’operazione Iblis, scattata nel 2010. Ma Lombardo si difende nuovamente: «Non ho mai segnalato un’impresa, un lavoro, una concessione, un’autorizzazione, né favorito mai nessuno. Se la mafia non è un’associazione di volontariato va capovolto il ragionamento della procura». Riguardo alla vicinanza con Giovanni Barbagallo, il geologo molto vicino ai fratelli Lombardo arrestato per associazione mafiosa e intercettato mentre si vantava di aver fatto arrivare i fondi regionali dove desiderava, il presidente della Regione replica: «Vorrei sapere come potevo sapere io che fosse in odore di mafia quando il suo nome non è mai venuto fuori in 20 anni di inchieste giudiziarie a Catania né dalla bocca di alcun pentito né di magistrati. Se non lo sapevano le forze dell’ordine, vorrei sapere come potevo saperlo io».
IL PRIVATO CITTADINO – Fuori dal mondo della politica, Lombardo non crede di potersi annoiare: «Sono stato uno studente modello, poi mi sono dedicato alla politica. Adesso potrebbe essere arrivato il momento di dedicarmi a qualcosa di diverso. Mi hanno chiesto di iscrivermi alla Sapienza telematica, potrei prendere una nuova laurea. Magari in giurisprudenza, mi manca giusto qualche credito…».
IL MONDO POLITICO – «Giovedì ho sentito il presidente della Camera Fini, mi ha detto che per lui la richiesta del mio rinvio a giudizio è stata un fulmine a ciel sereno – spiega il leader dell’Mpa – e che avrebbe perso una scommessa perchè si era informato e anche a lui risultava che non ci fossero le condizioni per la richiesta». Chi se lo aspettava, invece, a detta di Lombardo, è Saverio Romano che «due mesi e mezzo fa ha previsto l’esito della mia vicenda giudiziaria, ritenendo che ci fosse nella sua vicenda una causale analoga alla mia». Romano, ex ministro delle Politiche Agricole, è nuovamente indagato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa dopo che un procedimento analogo era stato archiviato nel 2005.
Redazione Online