RICERCA. Il gene cbx7 è utile per diagnosi e prognosi di diverse forme di cancro, la proteina ciclina E è un bersaglio terapeutico

NAPOLI – Si accorciano di un passo le distanze tra gli studi effettuati in laboratorio e il loro impatto sulla diagnosi e la cura della malattia. Una ricerca dell’Ieos-Cnr di Napoli, pubblicata su The Journal of Clinical Investigation, conferma il ruolo del gene cbx7 in numerosi casi di tumori maligni studiati sia nelle cavie da laboratorio che nei pazienti, e identifica la ciclina E come possibile bersaglio terapeutico. Una serie di evidenze scientifiche già suggeriva che il gene cbx7 fosse un oncosoppressore, la cui assenza o mutazione è cioè associata a numerosi casi di tumori maligni. La conferma definitiva è arrivata ora dal lavoro (finanziato dall’Associazione italiana per le ricerche sul cancro) del gruppo guidato da Alfredo Fusco, direttore dell’Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale del Consiglio nazionale delle ricerche (Ieos-Cnr) di Napoli. «Facendo esperimenti su cavie animali abbiamo dimostrato che l’assenza di cbx7 determina lo sviluppo di adenomi e carcinomi polmonari – spiega Fusco -. Il meccanismo alla base di queste neoplasie coinvolge la ciclina E, una proteina la cui espressione è regolata negativamente da cbx7. L’aspetto importante della nostra ricerca è aver dimostrato che meccanismi molto simili a quelli identificati nel topo sono alla base anche dello sviluppo dei carcinomi polmonari umani. Infatti anche in queste neoplasie si rilevano un’aumentata espressione della ciclina E e l’assenza dell’espressione di cbx7».
L’ATLANTE GENETICO DEL CANCRO – I risultati si inseriscono nell’ambito di un percorso sperimentale cominciato all’Ieos-Cnr già negli anni Ottanta e sono un esempio di quegli «atlanti genetici» dei tumori, le mappe cioè del Dna di singole neoplasie con le diverse mutazioni, che possono aiutare gli specialisti a identificare le cure più appropriate caso per caso. E soprattutto ad adattarle alle modificazioni cui va incontro il tumore nel tempo. «Il nostro gruppo lavora da tempo sulle proteine denominate Hmga (High Mobility Group A) che abbiamo isolato in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste – Fusco che è anche docente all’Università di Napoli Federico II -. Queste proteine si trovano nel nucleo delle cellule, regolano l’espressione di numerosi geni e rivestono un ruolo determinante nello sviluppo dei tumori: la loro espressione è particolarmente elevata nei tumori più aggressivi, con cattiva prognosi e ridotta sopravvivenza dei pazienti, mentre l’abolizione della loro espressione porta al blocco della trasformazione tumorale». Recentemente il gruppo aveva dimostrato che queste proteine HMGA interagiscono con cbx7 che, sorprendentemente, si comporta in maniera opposta: la sua espressione è ridotta nei tumori tiroidei, del colon e pancreas, e la sua assenza si verifica nelle neoplasie più invasive e a ridotta sopravvivenza. «Con quest’ultimo studio – conclude il ricercatore – abbiamo avuto le conferme che ci servivano per proseguire su questa strada e ora sappiamo che cbx7 è un eccellente marcatore per la diagnosi e la prognosi dei carcinomi del polmone e di altri organi, mentre la ciclina E viene identificata come possibile bersaglio terapeutico nelle neoplasie polmonari».