Ha convocato una conferenza stampa nel pomeriggio. Indagato per corruzione, lascia la carica di presidente del consiglio regionale. Maroni: gesto apprezzabile
MILANO – Il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, il leghista Davide Boni, indagato per corruzione, si dimette dalla carica. La voce delle sue dimissioni, che da giorni circolava negli ambiente regionali, diventa ora un dato di fatto e l’annuncio sarà dato dallo stesso Boni attorno alle 14 nel corso di una conferenza stampa convocata al Pirellone. Nessuna pressione da parte della Lega per le dimissioni di Boni al quale, ieri nel corso di un incontro in via Bellerio con i verti del Carroccio, è stata data carta bianca. La decisione quindi, a quanto si apprende, risulterebbe strettamente personale. Dal consiglio regionale si sono già dimessi Renzo Bossi, e Monica Rizzi (Lega) e Stefano Maullu (Pdl). «Davide Boni si è dimesso, è un gesto apprezzabile, sottolinea questo nuovo corso che la Lega ha preso», ha detto Roberto Maroni – parte del triumvirato che sta guidando la Lega – intervenendo all’emittente locale bergamasca Radio Pianeta. «Voglio che in Regione Lombardia si affermi il nostro nuovo principio: largo ai giovani – ha aggiunto Maroni -. Ne abbiamo tanti, sceglieremo un giovane che vada a presiedere il consiglio regionale».
IN AULA – Martedì mattina Davide Boni si è presentato regolarmente nell’aula del Pirellone, dove sta tuttora guidando i lavori. Le dimissioni non sono quindi state ancora formalmente presentate. L’annuncio ufficiale arriverà probabilmente nell’annunciata conferenza stampa. In mattinata, a margine dei lavori, l’esponente leghista non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Il regolamento prevede che le dimissioni debbano essere presentate all’ufficio di presidenza del Consiglio che le porterà in aula per essere messe al voto, come è successo martedì mattina per il consigliere Renzo Bossi.
LE TANGENTI – Secondo le accuse, Davide Boni sarebbe coinvolto in un giro di tangenti di oltre un milione di euro. Soldi che sarebbero stati versati in contanti tra il 2008 e il 2010, nell’ambito di una decina di «accordi corruttivi», a Boni e al capo della sua segreteria Dario Ghezzi e a loro consegnati anche negli uffici della Regione. L’ipotesi degli inquirenti è che parte di quelle mazzette sia andata anche alla Lega Nord. Lo scorso 13 marzo Dario Ghezzi si era dimesso dal suo incarico, mentre Boni aveva inviato una lettera ai consiglieri in cui annunciava la sua decisione di voler restare al suo posto perché innocente. Anche Umberto Bossi l’aveva sostenuto. Il 20 marzo Boni aveva presieduto il consiglio regionale in cui si discuteva del suo caso e aveva ha letto alcuni suoi appunti dallo scranno della presidenza, poi aveva lasciato il vicepresidente Carlo Saffioti (Pdl) a dirigere i lavori.
Redazione Online