INCHIESTA FINMECCANICA. «Oltre alla Lega pagata anche Cl». I pm verificano le dichiarazioni. L’inchiesta della procura di napoli. Il ministro dello Sviluppo economico interviene sull’indagine in corso nei confronti dell’ad di Finmeccanica
Il «sistema»dei fondi
Quello dell’accantonamento di «provviste» di denaro da utilizzare per pagare manager e politici è un sistema che Borgogni conosce bene, visto che anche lui è accusato di averlo applicato. Nel caso dei 12 elicotteri venduti al governo indiano nel 2010 si sta cercando di stabilire quante persone abbiano beneficiato dei «fondi neri» che sarebbero stati creati grazie al sistema delle sovraffatturazioni. Si tratta di un meccanismo neanche troppo sofisticato, già emerso in tutte le altre indagini che riguardano le aziende controllate da Finmeccanica. Il trucco è nella scelta di un mediatore di affari che deve essere disponibile a far figurare compensi molto più alti di quelli che effettivamente percepirà al momento della sigla del contratto. Ed è proprio una parte di questa somma aggiuntiva che, dice Borgogni, sarebbe stata versata in parte alla Lega e in parte a Comunione e Liberazione.
Per gestire la commessa indiana il negoziatore con le autorità di New Dehli è stato Guido Ralph Haschke, ingegnere di Lugano ora indagato per corruzione internazionale e riciclaggio perché sospettato di aver distribuito «mazzette» all’estero per conto di Orsi. Dei partiti italiani si sarebbe occupato invece un intermediario britannico conosciuto con un’identità probabilmente falsa: Christian Mitchell. Si tratta di un uomo che i testimoni d’accusa descrivono come legatissimo ad Orsi. E il sospetto è che Mitchell abbia gestito, oltre ai soldi che sarebbero finiti ai politici, anche una «cresta» da destinare ai manager. Soldi che un investigatore non esita a definire come una sorta di «pensione integrativa» messa da parte e poi intascata da chi ha gestito l’appalto.
Le Maserati e la villa
Sono sei le Maserati che sarebbero entrate nella disponibilità di Giuseppe Orsi, ma intestate al suo autista. Vetture di grande valore che il manager avrebbe ottenuto dai proprietari di alcune società che lavoravano con AgustaWestland quando lui ne era amministratore. Tre auto sarebbero rimaste in Italia, una risulta spedita a Londra e altre due negli Stati Uniti. La circostanza, emersa qualche anno fa in un’indagine milanese, è stata avvalorata ultimamente con nuovi dettagli proprio da Borgogni e per questo si è deciso di verificare sia l’effettiva proprietà delle macchine, sia la loro provenienza. Ma pure di scoprire se davvero rappresentino la contropartita di un affare da milioni di euro che Orsi avrebbe concluso con un’altra azienda italiana.
Nuovi accertamenti saranno effettuati anche sui lavori di ristrutturazione di una villa che si trova a Moneglia, in Liguria, ed è intestata alla moglie di Orsi. I controlli dovranno stabilire se davvero – come risulta dai verbali in mano all’accusa – siano stati effettuati da società assegnatarie di appalti gestiti da Agusta nel settore delle opere civili. Aziende che in questo modo avrebbero restituito al manager i favori ottenuti al momento della scelta delle ditte da impiegare.
MILANO– La vicenda legata alle presunte tangenti destinate ai vertici di Finmeccanica, provoca ora anche la reazione del governo. «Un avviso di garanzia non è una buona ragione di per sè per destabilizzare un’azienda» ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, parlando delle indagini a carico dell’amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi.
L’INDAGINE – Lunedì scorso si è venuti a conoscenza che la procura di Napoli, nell’ambito di un’indagine su presunte tangenti pagate da AgustaWestland alla Lega Nord, aveva iscritto nel registro degli indagati Orsi per corruzione internazionale e riciclaggio.
LA LEGA – Sulla vicenda interviene con un comunicato anche il Carroccio: «La Lega Nord, dopo aver effettuato le opportune verifiche al riguardo, ha dato mandato ai propri legali di procedere legalmente (sia con azioni civili che penali) nei confronti di Lorenzo Borgogni e di tutti coloro che, a vario titolo, hanno associato, associano o assoceranno il nome della Lega Nord a vicende di tangenti. La Lega Nord, attraverso i suoi legali – prosegue il comunicato – promuoverà pertanto tutte le azioni necessarie, nelle opportune sedi competenti, al fine di ottenere un risarcimento non inferiore ai 10 milioni di euro da chi ha associato il suo nome, o lo assocerà, a vicende di tangenti».