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Costo zero, vantaggio minimo. Banche Rosso e bonifici alle stelle

Dal primo giugno l’obbligo per tutti gli istituti di credito. Arrivano i depositi di base: gratuiti per le fasce disagiate e i pensionati, a canone agevolato per gli altri. Costi & Leggi Le condizioni per le famiglie rispetto a un anno fa. Trentotto euro per un ordine di pagamento in Croazia. Rendimenti fermi allo 0,05%.

E tre. Ci aveva provato il Consorzio PattiChiari dell’Abi nel 2005, con il Servizio bancario di base. Un mezzo flop, 100 mila conti aperti. Ci ha riprovato la Banca d’Italia di Mario Draghi nel 2009 con il Conto semplice. Non ha funzionato, lo hanno offerto 11 banche su 785. Ora che è diventato obbligatorio con il decreto Liberalizzazioni, dovrebbe finalmente partire davvero il conto base: le banche dovranno offrirlo gratis alle categorie sociali svantaggiate (con Isee, Indicatore della situazione economica, fino a 7.500 euro all’anno) e ai pensionati con rendita fino a 1.500 euro al mese (vedi grafico). Per gli altri consumatori, ci sarà una versione speciale, a canone agevolato.

Le due strade
La data di partenza prevista dalla legge è il primo giugno, venerdì prossimo, ma a venerdì scorso era tutto fermo. «Ancora non ci sono prodotti in circolazione. Come al solito le banche ritardano – commenta Anna Vizzari dell’Ufficio studi Altroconsumo -. Preoccupante, visto che dal primo luglio i pensionati che ricevono un assegno sopra i mille euro dovranno avere un conto per accreditarlo». Le banche rispondono che i nuovi conti base ci sono (le Poste, addirittura, ne avrebbero pronte quattro versioni), ma li stanno mettendo a punto (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Bpm, Mps). In ogni caso, venerdì i conti a costo zero partiranno e – pur con ridotta operatività e probabile omogeneità (difficile che siano tanto diversi da banca a banca) – sono una svolta. Sostituiranno gli altri conti «di base» o per i pensionati (non le carte-conto, come l’Inps-Poste) in circolazione. E potranno essere chiamati «conto di base» soltanto questi nuovi depositi. Lo dice la Convenzione firmata il 28 marzo tra Tesoro, Banca d’Italia, Abi, Poste e Aiip (l’Associazione degli istituti di pagamento e moneta elettronica), che ne precisa le caratteristiche. Vediamole. I conti base, regolamentati dal decreto Salva Italia 201/2011 e modificati con il decreto Liberalizzazioni 1/2012 dopo tira-e-molla con le riluttanti banche, saranno due, Conto A e Conto B (vedi tabella). Il primo è quello di base «puro», cioè gratuito per chi ha un’Isee fino a 7.500 euro. Il secondo è quello gratuito (e più scarno) per i pensionati fino a 1.500 euro al mese. C’è poi una terza possibilità: il Conto A a pagamento. Il deposito di base «puro» può essere scelto, infatti, anche da chi non è nella fascia svantaggiata, a patto che paghi il bollo (34,20 euro) e un canone annuo minimo. Quanto? Non si sa, ma meno dei conti tradizionali. In Intesa Sanpaolo sarà meno del loro Conto Facile (94,8 euro all’anno), in Unicredit si parla di qualche euro al mese. È su questa «prezzatura» che le banche stanno lavorando. «Siamo quasi pronti, ogni banca sta facendo le proprie valutazioni – dice dalla sede di Bologna Massimo Macchitella, responsabile Marketing famiglie di Unicredit, oltre 7 milioni di clienti privati in Italia -. La concorrenza sarà sul Conto A, che avrà una funzione segnaletica elevata: potrà fare da traino ad altri conti». «Potremmo dare un maggior numero di operazioni gratuite di quelle previste», dice Banca Intesa, che ha raccolto solo qualche migliaio di correntisti con il Servizio bancario di base di PattiChiari («Era poco conosciuto e non c’era gran differenza con il conto ordinario»).

Le esclusioni
In ogni caso, non aspettatevi un deposito come tutti gli altri. Perché i tre conti base in arrivo, pensati per l’«inclusione finanziaria» (cioè per chi, il conto corrente, non l’ha) hanno due caratteristiche: rendimento zero e limitata operatività. Con tutti è infatti: a) impossibile andare in rosso; b) avere un conto titoli collegato; c) avere il libretto degli assegni. Che cosa si può fare allora? Incassare e prelevare. Il Conto A consente di ritirare soldi gratuitamente anche ai Bancomat di banche diverse dalla propria, ma non il Conto B, dove sono a pagamento anche tutti i bonifici effettuati. Operazione non prevista da entrambi è poi il trasferimento di denaro (per esempio, con MoneyGram o Western Union), fatto che escluderà gli immigrati. Sono limitazioni che alle stesse banche non piacciono: vorrebbero includere più servizi, ma ci sono ancora forti dubbi interpretativi sul conto B, per i pensionati. Non è chiaro, infatti, se le operazioni non espressamente previste dalla Convenzione possano essere offerte, magari a pagamento, o no. Per esempio, i versamenti non sono inclusi, né i prelievi su altre banche: si potranno fare, pagando, o no? «Sarebbe più logico poter offrire tutte le operazioni, facendone pagare alcune», dice Macchitella. «Ci sono aspetti ancora in attesa di chiarimento da parte del ministero – dicono in Intesa Sanpaolo -. Ci si interroga sul perché un conto d’inclusione finanziaria escluda servizi agli immigrati e quello per i pensionati non consenta di pagare gratuitamente le tasse, o l’Imu». Giochi aperti, insomma.

Tassi alle stelle per chi va in rosso, impennata dei costi per i bonifici, ma rendimento dei conti per famiglie ancora a zero, o poco più (0,05%). Sono le novità delle banche, rispetto a 12 mesi fa. Piovono mentre sui conti correnti sono in arrivo, dopo il decreto Liberalizzazioni, due cambiamenti sostanziali per i cittadini (vedi schede in alto e articolo a fianco): la limitazione dell’ex commissione di massimo scoperto (azzerata, ma solo se si va in rosso di 500 euro per una settimana di fila); e i conti-base per le fasce sociali svantaggiate e i pensionati (gratuiti o a canone ridotto, ma poco operativi).

«Le banche hanno ottenuto quello che volevano», dice Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo che sulla commissione di massimo scoperto ha avviato una class action pilota contro Intesa Sanpaolo. «In una situazione complessa come l’attuale, stiamo facendo la nostra parte», replica Gianfranco Torriero, direttore centrale dell’Abi, Associazione bancaria italiana.

Le famiglie restano clienti d’oro per le banche: contribuiscono ai margini d’intermediazione degli istituti di credito (gli utili) quasi per la metà (46,8% quest’anno contro il 50,3% del 2011, stima Prometeia). La differenza con il passato è che i clienti privati sono ormai fondamentali per fornire, attraverso i depositi, il denaro liquido, che gli istituti di credito non riescono più a raccogliere fra loro. «Sarà ancora un brutto anno per le banche e la raccolta di liquidità è il problema principale», nota Rita Romeo, analista di Prometeia. Sulla raccolta dalle famiglie, le banche perdono utili, perché per convincere i clienti a portar da loro il denaro devono alzare sempre più i rendimenti (dei conti di deposito, attenzione, non dei conti correnti). Dove possono guadagnare, allora? Sui prestiti, alzando i tassi di scoperto. E sulle commissioni: «La quota di guadagni generata dalle spese sui conti correnti ha raggiunto il picco degli ultimi tre anni», nota Prometeia.

La forbice e le spese
Vediamo le variazioni di un anno (2 maggio 2012- 10 maggio 2011), rilevate da Corriere Economia fra i conti correnti per famiglie delle sei maggiori banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi, Bpm, Bnl, vedi tabella). La maggiore novità riguarda la forbice dei tassi: che si è ancora allargata. Per andare in rosso senza fido si paga in media un tasso del 17,36%, quasi tre punti in più rispetto al 14,6% di 12 mesi fa. Tutte le banche monitorate hanno alzato questa voce, tranne Intesa Sanpaolo. Il rendimento delle giacenze, però, è rimasto in sostanza uguale: 0,05%, contro lo 0,04% dell’anno scorso (la variazione è dovuta al caso Bpm, unica ad avere alzato il tasso attivo dallo 0,2% allo 0,3%). Significa che, per aver un euro di rendimento tolto il bollo, bisogna lasciare depositati sul conto 70 mila euro. Fa eccezione il Conto Bancoposta Più, che offre quest’anno il 4% a giacenze oltre i 3 mila euro.

Quanto alle commissioni, dall’analisi emerge una sostanziale stabilità del quadro, fatte salve due eccezioni: il prelievo di contanti allo sportello e i bonifici. Il primo è la nota positiva: è stato cancellato da tutte le banche, dopo le proteste sollevate dai consumatori e le riserve dell’Antitrust. Ora, per ritirare i propri soldi dal conto, in agenzia, non si deve più pagare. In compenso, rincarano le commissioni sugli ordini di pagamento.

Un bonifico con addebito in conto, se è su altra banca, tocca ormai i 4,4 euro (+1,85%), e pure il bonifico ripetitivo richiede ormai un esborso notevole: 2,45 euro (+3,8%) se va su un’altra banca, 1,97 euro (+10,67%) se finisce sulla propria. L’effetto sulla media, va detto, viene soprattutto da Unicredit, che ha aumentato questi costi; che però restano comunque elevati anche negli altri istituti, con il picco del bonifico allo sportello per cassa che si paga in media 6,2 euro (ma Mps l’ha ridotto).

Attenzione, poi, ora che si avvicinano le vacanze, ai bonifici e ai prelievi nei Paesi extra Sepa (il sistema di pagamenti europeo), come Croazia e Turchia. Qui un bonifico può sfiorare i 40 euro. Segnala il lettore Paolo Mastelli di Vimercate (Monza): «Per un bonifico di 1.125 euro in Croazia con Mps, via Internet, ho pagato 38,10 euro. Alla commissione della banca locale di 20 euro si è sommata quella del mio istituto di 18,10 euro. Inaccettabile». Quanto al Bancomat, per un prelievo in questi Paesi si spendono, in media, 3,43 euro.

Altro costo in crescita è quello per l’acquisto titoli: per avere mille euro di azioni si devono ora spendere, in media, 19,26 euro, contro i 18,68 del 2011. E sale anche la commissione utenze, che sfonda il muro dei 4 euro: per pagare le bollette allo sportello, per cassa, ormai si pagano 4,06 euro (+6,56%). Meglio addebitare la bolletta in conto, costa la metà: 2,07 euro (-10,8%).

Il giallo dello scoperto
E veniamo alle novità di legge. Il conto base partirà dal primo giugno, venerdì, «ma ancora non ci sono prodotti in circolazione», nota Altroconsumo. La variazione più attesa è però il tetto all’ex commissione di massimo scoperto, spesa poco trasparente che si somma al tasso passivo e può superare i 15 euro al giorno.

Cancellata dai decreti Bersani, rientrata con nomi diversi, ri-cancellata dal governo Monti, è stata infine reintrodotta, su pressione delle banche, con una sola eccezione: non si pagherà se il rosso è di 500 euro per sette giorni di fila. «Un buon compromesso, l’approccio precedente era troppo radicale – dice Massimo Macchitella, a capo del marketing famiglie di Unicredit -. Intervenire per legge sui prezzi di servizi di mercato non è mai a nostro giudizio auspicabile, ma considerato il clima generale casi d’esenzione con i limiti dell’eccezionalità possono essere considerati accettabili». Stessa posizione in Abi: «Accettiamo la norma, con riserva generale, come ogni categoria produttiva, sull’intervento di legge sui prezzi: che cosa succederebbe se fossero imposti a Fiat o Telecom?».

La soglia dei 500 euro dovrebbe partire il primo luglio per i nuovi conti e il primo ottobre per quelli già aperti. Forse. Perché il decreto Commissioni bancarie ha ottenuto la fiducia del governo ed è stato pubblicato il 22 maggio in Gazzetta Ufficiale, ma a venerdì scorso mancava ancora la delibera del Cicr, che la legge impone entro il 31 maggio. Può cambiare le cose. Le associazioni dei consumatori sperano, per esempio, che l’esenzione passi da una settimana a due, ma l’Abi raffredda: «Difficile».

Alessandra Puato

Costo zero, vantaggio minimo. Banche Rosso e bonifici alle stelleultima modifica: 2012-05-29T00:22:34+02:00da
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