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Rignano, assolti gli «orchi». Urla in aula contro i giudici

IL PROCESSO. Scagionati i cinque imputati perché «il fatto non sussiste». Proteste dei genitori dei bambini dell’asilo Olga Rovere: «Questa sentenza legalizza la pedofilia»

ROMA – Gli abusi sui bimbi di Rignano Flaminio non ci sono mai stati. Il tribunale di Tivoli ha assolto i cinque imputati con la formula «il fatto non sussiste»: a sei anni dall’avvio dell’inchiesta, a due dall’inizio del processo, le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, il marito di quest’ultima, l’autore tv Gianfranco Scancarello, e la bidella Cristina Lunerti sono stati scagionati dall’accusa di essere stati gli «orchi» che avrebbero seviziato e violentato 21 bimbi (19 quelli costituiti parti civili) dell’asilo Olga Rovere tra il 2005 e il 2006. Per i presunti pedofili il pm Marco Mansi aveva chiesto 12 anni di carcere a testa.

GLI INSULTI IN AULA – Quando il presidente Mario Frigenti ha letto il dispositivo, intorno alle 18, i 38 genitori dei piccoli, sconvolti, hanno replicato all’assoluzione con pianti e urla. Una mamma è svenuta, un papà ha dato un pugno alla porta, altri hanno insultato i giudici: «Tribunale di m…». «Questa sentenza legalizza la pedofilia!», ha gridato la presidente dell’Agerif, Arianna Di Biagio. Invece i sostenitori delle maestre, riuniti nell’associazione «Ragione e giustizia», hanno festeggiato: «Una sentenza dettata dal buon senso». Luciano Giugno, marito della Pucci: «Una cosa così nella vita non ce la saremmo mai aspettata». Gli imputati, assenti, sono stati avvertiti per telefono dai familiari e dai difensori. «Finalmente!», ha detto la Magalotti al fratello Peppe scoppiando a piangere. Per evitare incidenti, gli avvocati sono stati scortati fino alle auto dai carabinieri.

IL RICORSO IN APPELLO – Gli avvocati Franco Coppi e Giosuè Bruno Naso, che hanno difeso tre imputati, hanno definito «sconcertante» la reazione dei genitori: «L’assoluzione con la formula ‘il fatto non sussiste’ significa che i bambini non hanno subito abusi, quindi i familiari dovrebbero essere contenti». «È assurdo che ci siano voluti sei anni per accertare l’innocenza degli imputati – ha commentato l’avvocato Ippolita Naso – La stessa pronuncia sarebbe potuta arrivare al termine dell’udienza preliminare. Si sarebbe evitato di sprecare energie, tempo e denaro». Sul fronte opposto, i legali di parte civile sono già pronti ad affiancare la procura, che ricorrerà in appello. «Siamo molto amareggiati», ha ammesso l’avvocato Pietro Nicotera. «Un punto fermo – hanno aggiunto i colleghi Antonio Cardamone e Luca Milani – è stato l’incidente probatorio, che aveva riconosciuto la sussistenza degli abusi. Ma il tribunale evidentemente non ha condiviso questa impostazione».

LA CUCINA ROSSA – Il processo è durato quasi due anni e si è avvalso delle deposizioni di 400 testimoni. Eppure la vicenda degli «orchi» di Rignano è ancora aperta. Poche settimane fa la procura di Tivoli ha chiuso la seconda tranche dell’inchiesta, che ruota attorno alla slovena Jasna Deticek, accusata di sottrazione di minore, sequestro di persona e violenza privata. La slovena viveva in una villa nella frazione di Montelarco, a una decina di chilometri dal paese: una perquisizione ha rivelato l’esistenza della cucina rossa ricordata da alcuni piccoli e invano cercata anni fa nelle case delle maestre. Otto bimbi l’hanno riconosciuta. E, sul presupposto che la Deticek abbia fatto parte di un gruppo, durante la requisitoria il pm Mansi ha chiesto di verificare la posizione di altre due maestre (Carla Magalotti e Luciana Salvi), di un testimone (Aleandro Pitotti, vicino di casa di Scancarello) e del benzinaio cingalese Kelum De Silva Weramuni, «l’uomo nero» nel racconto dei bambini, la cui posizione però è già stata archiviata al termine dell’inchiesta principale.

Lavinia Di Gianvito

Rignano, assolti gli «orchi». Urla in aula contro i giudiciultima modifica: 2012-05-29T02:29:25+02:00da
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