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In dieci anni 62 incarichi: ex giudice del Tar condannato a risarcire i danni allo Stato

SENTENZA DELLA CORTE DEI CONTI. Il magistrato aveva ricoperto i ruoli di dirigente in un Comune e al ministero dell’Economia. Sanzionato anche un quadro della Regione Lazio: decise 25 assunzioni inutili

ROMA – Da un lato l’ex magistrato del Tar di Roma, ma anche direttore della divisione affari giuridici Siae, e nel contempo direttore generale del comune di Pomezia nonché dirigente del ministero dell’Economia e dirigente dell’istituto nazionale di Alta Matematica Francesco Severi a Roma; dall’altro un dirigente regionale che, ad ogni modo, di contratti di lavoro se ne intende avendo assunto – inutilmente – 25 persone in una comunità montana del basso Lazio.

AMMINISTRAZIONE DISINVOLTA – Due casi oggetto dell’attenzione della Corte dei conti – sezione giurisdizionale del Lazio – che ha condannato rispettivamente Giovanni Pascone e Raniero De Filippis a risarcire le casse pubbliche per i danni arrecati: nel primo caso, la parziale prescrizione ha ridotto di molto la cifra da rifondere. Sentenze importanti dalle quali emergono esemplari storie di disinvolta amministrazione della cosa pubblica: quella di un avvocato romano e di un commissario di una morente comunità montana laziale. Il primo, da oltre due milioni di euro calcolati all’inizio, dovrà restituirne allo Stato solo 627 mila, già pignorati: il secondo, da un milione e 200 mila stimati, ne avrà per 750 mila. Il tutto salvo appelli che potrebbero tradursi in ulteriori sconti per i condannati.

GLI INCARICHI – L’ultima caso sanzionato dalla Corte dei Conti (nella foto a fianco il presidente della corte Salvatore Nottola) è quello del plurilaureato Giovanni Pascone e dei suoi 62 incarichi – tanti ne risultano alla Guardia di finanza – ingurgitati in dieci anni e svolti in mancanza di autorizzazione da parte dell’amministrazione di appartenenza, peraltro sempre difficile da individuare. Ebbene, come racconta la sentenza dei magistrati contabili, non proprio a torto Pascone si è difeso facendo presente che l’autorizzazione all’attribuzione di tali incarichi «non era stata rifiutata, ma per lo più non formalmente attribuita sia per la carenza strutturale da parte delle amministrazioni di una precisa regolamentazione, sia per la carente conoscenza della normativa». La Corte dei conti costretta ad alzare le braccia dinanzi all’anarchia.

LA SENTENZA – La sentenza di condanna numero 565/2012 pubblicata il 30 maggio scorso è relativa a due atti di citazione: uno per gli incarichi svolti ad Aprilia e Ardea, mentre Pascone era direttore generale del comune di Pomezia, con cui gli era stato chiesto di risarcire l’erario di 228.109,21 euro; l’altro per le 62 consulenze, collaborazioni, arbitrati e altri incarichi accettati, tra il 1999 e il 2009, mentre l’avvocato era magistrato del Tar, poi direttore della Siae, dirigente dell’Azienda spaziale italiana, dirigente al Ministero dell’Economia e dell’Istituto nazionale di alta matematica, atto di citazione con cui era chiamato a restituire ben 2.119.226,65 euro. Dopo aver sequestrato al professionista beni per oltre due milioni di euro, i giudici della Corte dei conti del Lazio hanno chiuso il procedimento ritenendo che per 43 incarichi, quelli fino al 2004, era scattata la prescrizione. Per altre 19 consulenze e per l’attività svolta a favore dei Comuni di Aprilia e Ardea Pascone è stato condannato a risarcire 627.526 euro, oltre al pagamento di 6.654 euro di spese processuali.

ASSUNZIONI RECORD – Altra storia di clamoroso danno all’erario è quello rappresentato nella sentenza su Raniero De Filippis – classe 1954, originario di Fondi (Latina) – commissario liquidatore della XVI comunità montana dei monti Ausoni con sede a Lenola (la città in provincia di Latina che diede i natali a Pietro Ingrao). De Filippis, nel maggio del 2005, assunse 25 persone a tempo indeterminato nell’ente che stava per chiudere: il personale nell’arco di dieci giorni sarebbe completamente passato in carico alla Regione Lazio.

CLIENTELE – Secondo la procura regionale, De Filippis aveva scelto i concorrenti con un bando «riservato» implicando, «oltre ad un aggravio economico per le casse della disciolta comunità montana per il periodo di dieci giorni, anche il riversarsi di tale personale, attraverso i successivi trasferimenti, sulla Regione Lazio con rilevanti costi effettivi». In altre parole De Filippis avrebbe «recato alla Regione un danno con efficacia permanente, avendo, con evidenti modalità clientelari – probabilmente legate ad altre responsabilità rimaste nell’ ombra – proceduto all’assunzione di personale evidentemente non necessario per poi ricollocarlo in altro settore della Regione». Il danno complessivo è stato valutato in quasi cinque milioni di euro, di cui 1,2 imputabili al comportamento di De Filippis, condannato infine ( sentenza 357/2012) al pagamento in favore della Regione di 750 mila euro, oltre a poco meno di 400 euro per le spese di giudizio. Attualmente De Filippis appartiene alla direzione regionale politiche sociali e famiglia, il suo stipendio lordo si aggira intorno ai 155 mila euro l’anno.

Michele Marangon

In dieci anni 62 incarichi: ex giudice del Tar condannato a risarcire i danni allo Statoultima modifica: 2012-06-08T16:29:57+02:00da
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