In italia sono riciclate solo per il 17%. Pc e cellulari dismessi sono una miniera di sostanze preziose. E riciclabili, utilizzando piccole e medie aziende
MILANO – Neodimio. Praseodimio. Gadolino. Cerio. Ittrio. Disprosio. Europio. Lantanio. Sono alcune delle cosiddette Terre rare senza le quali è impossibile produrre Led, cellulari, pc, risonanze magnetiche, pannelli fotovoltaici, fibre ottiche, auto ibride, turbine eoliche. L’elettronica di consumo e la green economy in assenza Terre rare e metalli nobili sarebbero in grave difficoltà. Per esempio, un cellulare contiene 250 milligrammi di argento, 24 milligrammi di oro, 9 milligrammi di palladio, 9 grammi di rame, mentre la batteria a ioni di litio racchiude circa 3,5 grammi di cobalto e 1 grammo di terre rare.
COMMISSIONE EUROPEA – «In aprile la Commissione Europea ha individuato le materie strategiche a rischio di fornitura, utilizzate per la produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Si tratta dei metalli preziosi del gruppo del platino, provenienti da Sudafrica e Russia, e delle Terre rare il cui approvvigionamento dipende al 97% dalla Cina», ha spiegato Mattia Pellegrini, capo dell’Unità responsabile per i metalli, minerali e materie prime della Commissione Europea, intervenuto venerdì 8 giugno al convegno E-Waste Lab che il Politecnico di Milano ha organizzato in collaborazione con ReMedia, consorzio nazionale per lo smaltimento dei rifiuti tecnologici.
CINA – E se la Cina bloccasse le esportazioni di Terre rare, cosa succederebbe? «Per una settimana l’ha fatto con il Giappone», ha detto Pellegrini, «riuscendo a mettere in ginocchio l’economia nipponica». Così, mentre la Cina ha collezionato denunce all’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) da parte di Usa, Ue e Giappone per aver messo limiti alla produzione e all’esportazione di Terre rare, i consumi di questi minerali dalle proprietà chimiche ed elettromagnetiche aumentano. «Oggi la produzione di Terre rare è pari circa a 133.600 tonnellate all’anno, ma la domanda globale potrà raggiungere le 210 mila tonnellate entro il 2015», ha spiegato Danilo Bonato, direttore generale di ReMedia. Anche la richiesta di metalli preziosi è in forte crescita. Nel 2011 la domanda globale di oro è aumentata dal 6%, salendo a 4.067 tonnellate, mentre quella di argento ha superato tutti i metalli preziosi». Per questa ragione è fondamentale recuperare i materiali contenuti nei prodotti tecnologici.
RECUPERO – «Se prendiamo ad esempio cellulari e pc, pari a 2,3 milioni di pezzi raccolti in Italia nel 2011, con le tecnologie esistenti il tasso di recupero si attesta attorno al 30%», ha spiegato ancora Bonato. Che ha aggiunto: «Solo con i cellulari, se si arrivasse a un recupero pari al 100% passeremmo dal valore attuale di 13 milioni di euro a 117 milioni di euro. È importante investire sul potenziamento tecnologico e arrivare a un recupero più consistente, sia dal punto di vista ambientale sia da quello economico». Allora, se vecchi pc e cellulari dismessi sono una miniera di sostanze preziose, tutte riciclabili e che, al momento l’Italia importa al 90% ma ricicla per il 17%, quali soluzioni hanno pensato gli ingegneri del Politecnico?
PICCOLI IMPIANTI – «Sino a oggi abbiamo ragionato in termini di impianti giganteschi e ad alto impatto ambientale. Dobbiamo, invece, imparare a credere che le piccole imprese esistenti, nate nei capannoni e nei garage, siano le realtà sulle quali scommettere per disassemblare e inviare i materiali a settori industriali specifici, dando in questo modo lavoro a strutture già formate. La logica dovrebbe essere sfruttare ciò che esiste sul territorio», ha detto Maurizio Masi, preside della scuola di ingegneria dei processi industriali. «E-Waste Lab è un progetto che affronta soluzioni per il recupero di materie prime strategiche, e tiene conto di una realtà molto concreta: l’imprenditore medio-piccolo segue meglio il proprio cliente, è più flessibile e nel mercato della qualità sa come competere», ha concluso l’ingegnere, che a modello perfetto di riciclo ha citato Prato. «Come si fa da anni con gli stracci, dividendoli in montagne per colori e materiali, si può fare per qualsiasi prodotto. Ma ricordiamoci sempre che i mammiferi hanno sconfitto i dinosauri perché erano piccoli e agili».