Via libera al ddl anticorruzione. Il ddl anticorruzione passa con una maggioranza risicata di 354 sì e con un alto numero di astenuti: 102
ROMA – Il ddl anticorruzione è passato con una maggioranza risicata di 354 sì e con un alto numero di astenuti: 102. Tra questi, oltre alla Lega, hanno deciso di astenersi anche 38 esponenti del Pdl.
Il sì definitivo è arrivato dopo che mercoledì alla Camera erano passate le tre fiducie sugli articoli «caldi» del ddl. Dunque maggioranza che si sbriciola sul voto finale al ddl sulla corruzione. Mancano più di cento voti, infatti, a quelli che sostengono il governo Monti. Assenti al voto anche il leader del Pdl, Angelino Alfano e il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani anche se, viene chiarito, solo perchè impegnato in altri appuntamenti. Tra i leader dunque solo Pier Ferdinando Casini era presente e ha votato a favore. Hanno votato contro Idv, i pidiellini Luca D’Alessandro e Lucio Barani, Santo Versace, due deputati di Popolo e Territorio, due di Nps. Si sono astenuti invece tra le opposizioni la Lega Nord, i restanti deputati del gruppo Pt, mentre nella maggioranza 38 del Pdl tra i quali Renato Brunetta, Guido Crosetto, Alfredo Mantovano, Mario Landolfi, Gaetano Pecorella, Giorgio Stracquadanio, Aldo Brancher. Astenuti anche i 6 deputati Radicali eletti nelle liste del Pd. Assenti al momento del voto oltre a Bersani altri 11 deputati del Pd e oltre ad Alfano altri 59 deputati del Pdl, 4 gli assenti dell’Udc.
L’AVVERTIMENTO DI CICCHITTO – «Al Senato sosterremo la responsabilità civile dei giudici e le diamo, signor Ministro, un elemento di riflessione: non ci venga a proporre emendamenti con l’esercizio da parte del governo di quello che è avvenuto qua, perché noi in questo caso non voteremo la fiducia su questo punto, perché non vorremmo essere ulteriormente strangolati» avverte il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, concludendo la dichiarazione finale di voto al Ddl anticorruzione, riferendosi in particolare alla norma prevista dal Ddl comunitario 2011 al’esame di Palazzo Madama. E avverte: «Come dice il proverbio: uomo o donna avvisata è mezzo salvata». Cicchitto ribadisce, inoltre, l’intenzione del Pdl di modificare il disegno di legge contro la corruzione, nella terza lettura al Senato, nelle parti relative al reato di concussione e alla nuova fattispecie «traffico di influenze».
FINI SCETTICO – «Spero di essere smentito, ma dopo l’intervento dell’onorevole Cicchitto temo che il ddl non sia approvato dal Senato prima della fine della legislatura» ha commentato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un commento sul dibattito che ha portato all’approvazione, alla Camera, del ddl corruzione.
IL MINISTRO – Da parte sua il ministro prova a spiegare come si è mosso il governo. «Esprimo grande soddisfazione per l’approvazione della legge, sia pure attraverso una fiducia che avrei personalmente evitato, ma il voto oggi dimostra che era necessaria» afferma il ministro Severino. Le norme sulla concussione «non sono state scritte per nessuno, non ho pensato ad alcun processo. Anche «gli importanti processi» di cui si scrive sui giornali «hanno tempo di prescrizione ben lontani, 2017 e 2019, questo va tenuto in considerazione». Sono rimasta stupita, ha poi aggiunto, «dal comportamento della Lega. In commissione aveva votato a favore dei contenuti del provvedimento». Sulla incandidabilità «non sono emersi nomi, non li so e non li voglio sapere. Il governo deve prendere le sue decisioni prescindendo dai nomi delle persone coinvolte». L’approvazione di un ordine del giorno che impegna il governo ad approvare «entro quattro mesi» la disciplina delle incandidabilità al Parlamento per i condannati per gravi reati con sentenza definitiva è un fatto «molto importante» ha aggiunto il ministro che ha fatto notare come questo fatto serva a fugare «quei timori sulla impossibilità a procedere entro le prossime elezioni».
LA MAGGIORANZA – «Il provvedimento sull’anticorruzione introduce grandi innovazioni in termini di prevenzione. È la grande riforma voluta dal governo Berlusconi e confermata nel testo che per la prima volta in Italia prevede un piano nazionale anticorruzione introducendo la piena trasparenza sia all’interno delle pubbliche amministrazioni che verso i cittadini» afferma il vicepresidente dei deputati del Pdl alla Camera, Jole Santelli, relatrice del ddl che oggi ha ottenuto il primo via libera della Camera. «Ritengo – ha aggiunto – che solo una diffusa rete di controlli sia il vero deterrente agli atti corruttivi. Tutto il resto è polemica strumentale e in questo senso è stato un vero peccato non stralciare la parte penale che sarebbe stata approfondita meglio, come era giusto, e che oggi rischia di oscurare il vero cuore di questo provvedimento». «Le correzioni formali apportate al ddl anticorruzione sono state tutt’altro che tali. Di qui il mio voto contrario rispetto alla decisione di trasmettere al Senato un testo che questo tipo di coordinamento ha significativamente modificato» spiega il presidente della Commissione parlamentare per l’Attuazione del federalismo fiscale, Enrico La Loggia. «Quanto al merito del provvedimento – aggiunge il deputato del Pdl – esso presenta forti ambiguità su argomenti di grande rilievo che purtroppo non siamo riusciti a correggere alla Camera ma che, nel successivo passaggio a Palazzo Madama, andranno assolutamente risolte».
LE OPPOSIZIONI – «Dai tecnici ci saremmo aspettati di più. Abbiamo rispetto per il ministro Paola Severino, per la sua storia professionale e la sua competenza, ma su questo ddl si è limitata a fare il compitino come uno studente che punta a prendere il 18 politico. Su questo provvedimento il 18 politico non basta. Sui reati di mafia siete stati titubanti, avete avuto paura e avete sbagliato» ha affermato Nicola Molteni, capogruppo della Lega in commissione Giustizia alla Camera, durante le dichiarazioni di voto finale. Mentre per il leader dell’Idv Antonio Di Pietro «al Senato, esponenti del Pd e del Pdl hanno proposto la reintroduzione dell’articolo 68 della Costituzione che prevede l’impunità dei parlamentari, solo perché stanno qui dentro. Ma noi abbiamo bisogno di parlamentari che siano innocenti, non che siano impuniti».