Il retroscena: Il principio «premiale» per gli acquisti di bond. Mediazione italiana al vertice di Roma
ROMA – Si è unita la Spagna, ma volevano partecipare altri Paesi. Monti ha preferito non allargare oltre il formato. In modo garbato è stato fatto presente che Merkel, Hollande, Rajoy erano più che sufficienti per delineare l’assetto di un vertice voluto fortemente dal premier e sul quale l’Italia punta per aggiungere concretezza al Consiglio europeo di fine mese. Da quando è rientrato a Roma dal Messico il presidente del Consiglio ha lavorato nei dettagli alla preparazione dell’incontro che oggi si svolgerà a villa Madama e sul quale lui stesso si vede nel ruolo, fra gli altri, di eventuale mediatore fra le istanze di Berlino e Parigi. Un ruolo che proseguirà a Bruxelles, il 28 e 29 giugno. Per allora, secondo gli obiettivi di Palazzo Chigi, l’Unione europea dovrà essere in grado di dare una traccia chiara ai mercati, e ai cittadini europei, di dove sta andando il Vecchio continente e del fatto che l’euro è una conquista dalla quale «non si tornerà indietro».
Fonti governative che hanno preparato il vertice di oggi indicano i risultati che si inseguono: «Una road map, quanto più esplicita possibile, su una maggiore integrazione» politica e finanziaria; poi quello per cui Monti si sta battendo in questi giorni con più forza: «Senza modificare i Trattati vigenti», arrivare a misure concrete di stabilizzazione finanziaria dell’eurozona; se con interventi diretti o indiretti (Bce o Fondo Efsf) sui livelli di spread si vedrà, ma di certo, secondo il premier, con «un principio premiale» che riguardi quei Paesi che in termini di finanza pubblica e di riforme strutturali hanno fatto quanto chiesto loro da Bruxelles e che non vedono riconosciuta la propria disciplina nei costi di finanziamento del debito pubblico. Le misure che al momento si discutono, e che saranno oggetto del confronto odierno, sono «una convincente ed efficace unione bancaria», che sia preceduta da sistemi di vigilanza bancaria «quanto più integrati possibili». Un progetto di medio periodo, su cui la Commissione farà le sue proposte fra quattro giorni in Lussemburgo, e che nelle prospettive di Palazzo Chigi è «necessario e indispensabile», così come è necessario che includa una garanzia comune sui depositi degli istituti di credito europei.
Monti è consapevole che oggi, così come a fine mese, i risultati che si raggiungeranno produrranno effetti sul suo governo, ne ha parlato con gli altri leader internazionali in questi giorni: esiste il rischio di non raggiungere gli obiettivi, il rischio che il suo esecutivo entri in stallo politico; ha rimarcato ai suoi interlocutori a Los Cabos, durante i lavori del G20, che per la prima volta il Parlamento italiano «ha smesso di essere europeista», come tradizione vuole: una dinamica che «rischia di dilagare in Europa se a fine mese non si adotteranno misure chiare ed efficaci, sia per i cittadini europei che per i mercati».
In questa sfida, secondo il presidente del Consiglio, il ruolo di Hollande potrebbe essere decisivo. È vero che Parigi e Roma parlano due linguaggi diversi, e Monti stesso ammette che su tanti temi, che vengono scambiati in Italia per rigidità incomprensibili, la Merkel «ha ragione».
Ma il punto nuovo è oggi la posizione del presidente francese: per il premier l’inquilino dell’Eliseo appare pronto ad accettare quelle cessioni di sovranità che va chiedendo la Cancelliera, in cambio di passi concreti nell’integrazione finanziaria. Oggi e a fine mese, senza un’intesa fra Francia e Germania, riconosce Monti, «l’Unione europea non farebbe passi avanti». Una postilla ironica, diretta al cittadino tedesco tipo, è contenuta in un’intervista che uscirà oggi su alcuni quotidiani europei, fra cui la Sueddeutsche Zeitung : «Caro Herr Mueller, stia tranquillo, anche se è convinto o le fanno credere che lei finanzia un livello eccessivo di vita degli italiani. Le cose non stanno così. L’Italia non ha ricevuto aiuti e si convinca che i tedeschi ne traggono vantaggio. Si lasci convincere – prosegue Monti – da quello che dice da tempo la Cancelliera, la Germania trae grandi vantaggi» dalla Ue. Aggiunge Monti che l’Italia ormai andrebbe «vista come quasi alla pari di Francia e Germania».