Spaccio all’interno degli uffici di cologno monzese. Contatti con narcos ecuadoriani e albanesi: in città quintali di cocaina. Spuntano i nomi di Costanzo e Barale.
I CONTAINER – Le indagini hanno individuato un gruppo di ecuadoriani che ha fatto arrivare la cocaina via mare (su container), per via aerea (grazie a corrieri) e con spedizioni postali, recapitate direttamente in una pizzeria di via Gaudenzio Ferrari, vicino ai Navigli milanesi.

LE COSCHE – E poi i fornitori albanesi. Al centro della trama, il trafficante italiano che aveva una «fame» continua di cocaina: perché il mercato del capoluogo lombardo «assorbe» droga senza fine e allora Marco Damiolini è arrivato prima a mandare un suo corriere direttamente in Bolivia, e poi ha progettato di entrare «in società» con un finanziatore per acquistare alcuni chili di cocaina, per poi uccidere l’uomo e tenere per sé tutti i guadagni. E se qualcuno nella malavita avesse collegato l’episodio, la giustificazione (che il trafficante ha confidato a un suo complice) sarebbe stata: «Cosa ci posso fare io… se lo hanno ammazzato è colpa mia?». Se era un fornitore per ambienti della Tv e dello spettacolo (i vertici Mediaset sono sempre stati ignari, parte lesa), il trafficante ha parlato a lungo anche di affari con la ’ndrangheta: per i «paesani», diceva in un’intercettazione, «me ne prendo cinque, dieci chili a settimana». E poi spiegava la delicatezza degli affari: «Tu devi capire che i calabresi sono gente particolare. Loro ti dicono… “voglio pagarla a 36 e 5 per dire”… se tu gli fai 36 e 51, un centesimo… ti dice…. “no, non la voglio”… perché c’è quel centesimo in più».
CONTROLLI DOGANALI – Indagato anche un dipendente della Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, che «nella sua qualità di… responsabile del “Reparto Security” dell’aeroporto di Linate… — come scrive il gip D’Arcangelo — si adoperava per garantire l’elusione dei controlli doganali sui bagagli in arrivo presso il suddetto scalo, all’interno dei quali era celata la sostanza stupefacente». Immediata la reazione di Sea: «In riferimento alle notizie di stampa, per le quali risulta che un dipendente di Sea, G.A., sarebbe indagato per un’operazione anti droga condotta oggi dai carabinieri, Sea ha provveduto immediatamente a sospendere a titolo cautelare il dipendente sollevandolo da qualsiasi incarico aziendale».