PROCESSO. Raggiri ai danni di personaggi del mondo dello spettacolo e imprenditori per un valore compreso tra i 170 e i 300 milioni di euro
ROMA – Nove anni a Gianfranco Lande, conosciuto come il «Madoff dei Parioli». Accusato di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta, esercizio abusivo della professione e ostacolo agli organi di vigilanza. La condanna è anche di interdizione perpetua dai pubblici uffici per una truffa ai danni di personaggi del mondo dello spettacolo e imprenditori per un valore compreso tra i 170 e i 300 milioni di euro.
LE TRUFFE – Considerato il vero responsabile di una delle truffe più clamorose (e longeve) degli ultimi anni. Con lui Roberto Torregiani, Raffaella Raspi (la sua compagna), Andrea Raspi, Giampiero Castellacci de Villanova. Tre anni di indagini del pm Luca Tescaroli, coordinate dal procuratore aggiunto Nello Rossi, 1680 truffati (ma solo trecento di loro hanno sporto denuncia).
LA CONDANNA – La sentenza è stata emessa dopo oltre quattro ore di camera di consiglio dal collegio presieduto da Carmelita Russo. Il pm Luca Tescaroli aveva chiesto la condanna dell’imputato a 12 anni e otto mesi di reclusione. Lande, accusato di associazione per delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, è stato condannato anche ad una multa di 20 mila euro, alle spese di giudizio e ad risarcire i danni alle oltre 300 parti civili costituite nel giudizio in separata sede ed in solido con i responsabili civili Carispaq ed Egp.
I FALLIMENTI – Quella di oggi è la seconda condanna inflitta a Lande. Il 30 maggio scorso gli erano stati inflitti quattro anni e sei mesi di reclusione per il fallimento di una sua società, la Egp France. Nessun riferimento, nel dispositivo, a Bankitalia e Consob, presenti nel procedimento come responsabili civili, anche se Consob figura nell’elenco delle parti civili da risarcire. La condanna di Lande fa riferimento a fatti successivi all’1 luglio 1998; Nei suoi confronti è stata disposta l’assoluzione per i fatti contestati e precedenti a quella data in quanto l’abusivismo finanziario non era previsto dalla legge come reato