L’INCHIESTA. Il presidente della Provincia sotto accusa in quanto coordinatore regionale pdl ai tempi della campagna per le Regionali
Ad avvantaggiarsi delle 926 firme false, disconosciute davanti ai carabinieri dai sottoscrittori delle liste dei candidati Pdl che in teoria figuravano averle apposte, nel 2010 fu il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ma ora è il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, a pagarne il prezzo giudiziario per «falso in atto pubblico» insieme a quattro consiglieri provinciali e altre cinque persone. Grazie a quelle firme false il partito di Berlusconi riuscì in extremis a presentare alle elezioni lombarde del 28 e 29 marzo 2010 la lista regionale «Per la Lombardia» e la lista provinciale «Il Popolo della Libertà – Berlusconi per Formigoni» che consentirono al già tre volte governatore lombardo di raccogliere 2 milioni e 700.000 voti, battere il pd Filippo Penati e restare per un quarto consecutivo quinquennio al Pirellone fino al 2015. Solo che adesso, a conclusione di una indagine giudiziaria alla quale la Procura di Milano è stata pungolata e quasi “costretta” dalle circostanziate denunce dei Radicali, la magistratura inquirente chiede il rinvio a giudizio di Podestà perché, nella sua veste all’epoca di coordinatore regionale del Pdl, avrebbe «promosso le attività di falsa attestazione, indicandone a Clotilde Strada (vice responsabile del settore elettorale del Pdl Lombardia ma in concreto unica effettiva responsabile dell’attività di raccolta delle firme dei sottoscrittori) le modalità specifiche di esecuzione, consistenti nell’uso dei certificati elettorali per l’estrazione dei dati necessari per l’inserimento delle generalità dei sottoscrittori delle liste dei candidati».