LA NOMINA ERA SFOCIATA IN UNO SCONTRO ISTITUZIONALE FINI-SCHIFANI. Quattro al Pdl, due al Pd e uno al Terzo Polo

Finalmente risolto il nodo della Rai, dopo le polemiche di mercoledì e la crisi istituzionale Schifani-Fini per la sostituzione del senatore «dissidente» del Pdl Paolo Amato con Pasquale Viespoli di Coesione Nazionale. Nella prima riunione delle 9 di giovedì mattina la commissione di Vigilanza, convocata ad oltranza dal presidente Sergio Zavoli, ha eletto per il Pdl-Lega Antonio Verro, Antonio Pilati, Luisa Todini, Guglielmo Rositani. Per il Pd Gherardo Colombo (nella foto) e Benedetta Tobagi. Per l’Udc Rodolfo de Laurentiis. Solo quattro voti per Flavia Piccoli Nardelli, prima dei non eletti, di area politicamente indefinibile e che sarebbe stata l’autentico elemento di novità in un Consiglio abituato agli equilibri politici.
PROSSIMI PASSI – Ora il Consiglio dovrà riunirsi al completo, cioè anche con la presidente designata da Mario Monti, Anna Maria Tarantola e con il consigliere indicato dal ministero dell’Economia, Marco Pinto. Il passo successivo sarà l’elezione formale di Anna Maria Tarantola che poi dovrà sottoporsi, per l’insediamento definitivo, al parere vincolante della stessa Vigilanza con un una maggioranza qualificata dei due terzi. Immediatamente dopo questo nuovo Consiglio potrà designare il direttore generale, già comunque indicato da Mario Monti, cioè il manager Luigi Gubitosi per sottoporlo all’intesa col ministero dell’Economia. Tutto questo prevede la legge Gasparri ma d’ora in poi non dovrebbero esserci grandi sorprese, poiché l’itinerario è già stato indicato con le nomine di Monti nella sua qualità di ministro dell’Economia. Tra i primissimi impegni del nuovo Cda l’analisi della grave situazione economica e le carenze di una programmazione che il presidente uscente, Paolo Garimberti, ha definito «debole» soprattutto nei nuovi palinsesti autunno-inverno già presentati ai clienti pubblicitari.
LE REAZIONI – Il primo commento è di Giorgio Merlo, Pd, vicepresidente della Vigilanza: «Malgrado i pasticci della destra e le plateali forzature regolamentari nella designazione dei componenti della Commissione di Vigilanza, da oggi la Rai può ripartire. Purché affronti, tra le altre, due questioni di fondo: la salvaguardia e la conservazione del pluralismo nella sua programmazione quotidiana senza il ritorno di una insopportabile e squallida faziosità e, soprattutto, che contenga i costi e le spese aziendali. Non è più tollerabile che conduttori, artisti e comparsate varie si arricchiscano attraverso il servizio pubblico. Cioè con i soldi dei contribuenti. Ai nuovi dirigenti si chiede sobrietà, equilibrio e trasparenza. A cominciare anche dai loro stipendi».