SALDI ESTIVI AL VIA, RIDUZIONI DA SABATO 7 LUGLIO. La crisi pesa: rispetto al 2011 si attende un calo degli acquisti. Confcommercio contesta le stime Codacons: non andrà così male. Più penalizzato l’abbigliamento, ma gli italiani riducono anche la spesa alimentare: meno 16%.
MILANO – Partiti i saldi estivi. Dopo il via libera alle vendite promozionali nelle scorse settimane – accolte molto tiepidamente da commercianti e consumatori – iniziano i giorni tradizionalmente dedicati agli acquisti a prezzi scontati. Nessun assalto ai negozi questa mattina a Milano per il primo giorno di saldi. Vuoi per le promozioni delle scorse settimane, vuoi per la crisi e vuoi per il caldo con conseguente ‘fugà fuori città, nelle vie dello shopping, anche se erano un pò più affollate del solito, un primo e parziale bilancio non ha fatto registrare la ressa tipica del periodo dei grandi sconti. Nel quadrilatero della moda rispetto al passato poche code, per lo più di turisti stranieri, in particolare arabi e orientali, e solo davanti agli ingressi delle griffe al top del lusso. In corso Vittorio Emanuele la caccia allo sconto era già più movimentata anche se nei negozi da non molto sbarcati in centro da oltreoceano il flusso di clienti era di certo più alto del solito ma non eccezionale. E lo stesso vale per gli store delle grandi catene internazionali che comunque sono da sempre i più gettonati.
LA CRISI – La crisi si farà sentire pesantemente, però: la previsione di Federmodamilano (Confcommercio Milano) infatti è di un valore complessivo delle vendite di 450 milioni di euro, con un acquisto medio a persona di 154 euro. Rispetto ai saldi estivi 2011 i ricavi sono previsti in calo nonostante il 61% delle famiglie – secondo il monitoraggio AstraRicerche effettuato per Federazione Moda Italia – dichiari che acquisterà in saldo (e la quasi totalità dei negozi effettuerà i saldi). Gli sconti medi, prevede Federmodamilano, saranno del 40%.
SFIDUCIA – Con un clima di fiducia ai minimi storici con il 66% degli italiani sfiduciato ed un reddito disponibile che, anche per l’inasprimento del carico fiscale, si assottiglia sempre più, «i consumi nel settore moda – sottolinea Renato Borghi, presidente di Federmodamilano e vicepresidente Confcommercio Milano – non sembrano poter crescere neppure con i saldi». «Va però detto che – aggiunge Borghi – pur non prevedendo certamente una stagione positiva – si stima per Milano un calo passando da uno scontrino medio di 170 euro a persona del 2011 ai 154 euro destinati agli acquisti in questi saldi estivi 2012 – l’appuntamento dei saldi continua a rappresentare un evento capace di coinvolgere e di attrarre anche molti turisti a livello internazionale».
ROMA – Al via i saldi della crisi. Dopo Basilicata e Molise, dove erano iniziati il 2 luglio, da sabato 7 partono in tutte le altre regioni gli sconti estivi 2012. Le associazioni dei commercianti prevedono che più di un italiano su due (51%) valuterà se comprare da oggi i capi di cui aveva rinviato l’acquisto. E’ infatti il settore dell’abbigliamento il più colpito dalla contrazione dei consumi dovuta alla sfavorevole congiuntura economica.
Nella Capitale per la prima volta nel giorno di debutto delle svendite non si registrano code ai negozi: sarà il caldo africano, saranno gli anticipi clandestini dei saldi effettuati nelle ultime due settimane, ma in via del Corso, via di Campo Marzio e via Condotti si vedono pochi acquirenti tra le vetrine con i cartellini ridotti. E il Codacons avverte: caleranno fino al 30% gli acquisti delle merci in svendita.
CALO GENERALIZZATO – Nessuno in coda neppure davanti allo storico «Davide Cenci». Pocvhi da Fendi, semideserte le boutiqie di via Frattina. E la situazione non è molto diversa nelle altre città d’arte o a Milano e Bologna. Lo sostiene il Codacons, l’associazione di tutela dei consumatori, che sta monitorando l’andamento degli sconti di fine stagione nelle principali metropoli italiane: «I saldi estivi sembrano partiti col piede sbagliato – spiega l’associazione – la diminuzione di cittadini a caccia d’affari nelle vie dello shopping e nei centri commerciali è generale. Si può prevedere che il calo delle vendite d’occasione si aggirerà intorno al 25%, con punte del 30% in alcuni negozi». Mentre cali più contenuti e compresi tra il 5 e l’8% si registreranno presso centri commerciali e outlet.
«SABATO D’ORO: SCONTI AGGIUNTIVI» – Il Codacons invita i commercianti ad adottare misure in grado di incentivare gli acquisti e ripropone il «sabato d’oro dei saldi», ossia sconti aggiuntivi del 20% sui saldi già praticati, nelle giornate di sabato dalla prossima settimana fino a fine agosto. Un po’ come avvenne nell’estate 2010, quando nell’ultima settimana gli sconti raggiunsero il 70%del prezzo iniziale. Per ora la spesa pro capite nel periodo di sconti – calcola il Codacons – non supererà gli 80 euro. Non è d’accordo Confcommercio, secondo la quale «non andrà così male»: ogni famiglia spenderà in media 248 euro per l’acquisto di capi d’abbigliamento ed accessori – circa 100 euro a testa – per un valore complessivo di 3,7 miliardi di euro pari al 12% del fatturato annuo del settore.
I NEGOZIANTI: PRONTI A UN MENO 9% – «I consumi nel settore moda – sottolinea Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e vice presidente di Confcommercio – non sembrano poter crescere neppure con i saldi. Va detto, però, che pur non prevedendo una stagione particolarmente entusiasmante, si stima un calo del 9%, passando da uno scontrino medio di 114 euro a persona del 2011 ad una spesa media di 103 euro nei saldi estivi 2012».
«Considerato che già lo scorso anno si era registrato un crollo degli acquisti del 15%, i dati sono particolarmente negativi – ribatte il presidente di Codacons Carlo Rienzi -. Ad influire sul calo degli acquisti saranno soprattutto “l’effetto Imu”, le tasse e i balzelli introdotti dal Governo, la crisi ancora in corso e la scarsa fiducia degli italiani nel futuro economico nel nostro Paese».
LE SPESE GIA’ TAGLIATE – Secondo un’indagine Coldiretti-Swg a risposte multiple, la classifica dei beni di consumo cui gli italiani stanno rinunciando maggiormente include: abbigliamento (meno 51%); viaggi o vacanze (-50); spese tempo libero (-47 %); hi fi e tecnologie (-34%); attività culturali (-33%); arredamento (-33%); auto/moto (-30%). Sul lato opposto della classifica, sottolinea Coldiretti, si posizionano i generi alimentari – per i quali tuttavia il 16 per cento dichiara di aver ridotto la spesa – e le spese per i figli, ridotte solo dall’11 per cento degli italiani. La crisi ha cambiato dunque le priorità dei consumatori che hanno tagliato soprattutto il superfluo ma sono stati costretti a risparmiare anche su beni essenziali a partire dall’alimentazione.