Il colpo di scena: l’uomo era stato scagionato dalle immagini delle telecamere. La procura apre un fascicolo contro il tunisino che ha passato la notte con la 22enne: per lui accusa di violenza sessuale. La psicologa: lei non voleva denunciare per vergogna
ROMA – Sembrava chiusa la vicenda del presunto stupro, poi smentito dalla polizia al termine di una giornata di indagini, di una studentessa australiana nei pressi della Stazione Termini all’alba di martedì scorso. Sembrava perché a riaprirla è il procuratore aggiunto Maria Monteleone, titolare del pool per i reati sessuali che giovedì sera ha aperto un fascicolo con l’accusa di stupro nei confronti del tunisino che nella notte tra martedì e mercoledì era in compagnia della 22enne australiana. L’uomo ora è indagato per il reato di violenza sessuale.
LE INDAGINI – Inizialmente il tunisino era stato scagionato dopo essere stato interrogato a lungo. A farlo credere innocente erano state non solo le dichiarazioni della stessa ragazza che aveva parlato con gli agenti di un «rapporto consenziente» ma anche i filmati delle telecamere posizionate nel luogo dove era avvenuto il presunto stupro. Ma fin dall’inizio anche i primi soccorritori dell’australiana – e in particolare gli operatori commerciali del mercato rionale di via Milazzo, dove la giovane si era trascinata in stato di choc chiedendo aiuto – avevano avuto la netta impressione che la ventenne fosse stata aggredita e non fosse reduce da un rapporto volontario con qualcuno. Ora il colpo di scena che potrebbe essere legato al fatto che l’australiana era completamente ubriaca e incapace di reagire all’approccio del tunisino che avrebbe così approfittato di lei.
I FILMATI VIDEO – Giovedì il tunisino si aggirava dalle parti della stazione Termini ripetendo che la giovane «ci stava, non l’ho violentata». La polizia lo aveva rintracciato già mercoledì grazie ai filmati video delle telecamere di un hotel e di alcuni negozi fra via Villafranca e via Vicenza che avevano ripreso tutta la scena del rapporto sessuale sui tavoli all’aperto di un ristorante, dei momenti precedenti e di quelli successivi, quando la ragazza colta da una violenta emorragia era fuggita terrorizzata. Fotogrammi drammatici nei quali si vede sì il giovane accompagnatore soccorrere l’australiana con una bottiglietta d’acqua presa nella hall dell’albergo vicino, ma anche subito dopo togliersi la maglietta macchiata di rosso e gettarla via con le scarpe dell’australiana anch’esse sporche di sangue. Un comportamento sospetto che ora il tunisino dovrà spiegare, come molte altre cose.
IL «PUB CRAWL» – A inchiodare il tunisino, sono state le testimonianze delle altre ragazze australiane, coinvolte nel «pub crawl», il giro alcolico dei pub: «Ci ha dato lui i volantini del tour». Il nome del locale dal quale la 22enne e l’uomo si sono allontanati martedì notte è il primo della lista stampata sul foglietto e il ragazzo lavora proprio in quel pub, frequentato ogni sera da decine di giovani stranieri e che potrebbe essere chiuso nelle prossime ore dalla questura, che negli ultimi mesi ha già sospesa l’attività di 38 locali notturni per risse e stupefacenti.
LA PSICOLOGA – Sempre giovedì c’erano state le dichiarazioni di Pamela Bruni, psicologa del Policlinico Umberto I, che dopo il ricovero della giovane, colpita da una violenta emorragia dopo un rapporto sessuale con l’immigrato conosciuto nella notte precedente nel corso di un tour alcolico per i locali del centro, è rimasta vicina alla paziente.
«NON VUOLE DENUNCIARE»– Secondo il medico la ragazza «ha subìto uno stupro ma ha deciso di non denunciarlo per un sentimento di vergogna. Immagino – ha aggiunto la psicologa – «che l’abbia fatto per liberarsi del peso mediatico che l’ha circondata immediatamente e per evitare la trafila giudiziaria che l’avrebbe attesa. Una risposta emotiva diffusa fra le donne che subiscono aggressioni di questo tipo. Credo comunque – conclude il medico – di non essere molto lontana dalla verità rispetto all’abuso sessuale perché per la giovane ammettere la violenza si sarebbe tradotto anche nel dover restare a Roma mentre invece non vede l’ora di andare via dall’Italia e lasciarsi alle spalle l’intera vicenda».