I MERCATI – PIAZZA AFFARI DEBOLE. Pesano le incertezze tedesche e le divergenze tra i Paesi Ue. Bene i conti italiani in attivo nel 2013, ma italia e spagna rischiano una stretta del credito – «Le condizioni dei mercati azionari e valutari sono peggiorate significativamente in maggio e giugno»

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi decennali vola fino a punti base, con il rendimento del decennale che sale al 6,12%. Un movimento dettato prevalentemente dal rialzo dei Bund, secondo i trader, e sollecitato anche dalle ultime cifre del Fondo monetario internazionale sull’economia mondiale.
GOVERNO – «Al momento non c’è nessuna intenzione di ricorrere» al cosiddetto scudo anti-spread. È quanto riferiscono all’ANSA fonti qualificate di governo. «Nessuno può escluderlo a priori per il futuro, ma al momento non se ne ravvisa la necessità», aggiungono le stesse fonti.
INCERTEZZA – Lunedì la Corte Costituzionale tedesca ha annunciato che si pronuncerà il prossimo 12 settembre sulla compatibilità dell’Esm (European Stability Mechanism, ovvero uno dei due fondi di stabilità dell’Unione europea) e del fiscal compact con l’ordinamento giuridico tedesco. Sarà quindi un agosto di incertezza per i mercati del debito sovrano, dato che anche le decisioni definitive sullo scudo anti-spread sono state rimandate dalla Ue a dopo l’estate a cause delle divergenze tra Paesi membri.
In crescita anche il differenziale calcolato sui Bonos spagnoli, che sale a 550 punti per un tasso del 6,74% nel pomeriggio di lunedì.
BORSA – Debole Piazza Affari. Nel primo pomeriggio l’indice Ftse Mib è in calo dello 0,68%. Male Unicredit, in calo del 2,07%. Tonica Fiat, in progresso del 2,94%. Tra una sospensione al rialzo e l’altra vola invece Unipol.

L’Fmi lancia l’allarme sullo stato di salute dell’economia mondiale. I rischi per la stabilità finanziaria infatti sono aumentati. «Il tempo sta per finire, è ora di agire». Lo afferma Josè Vinals, responsabile del Dipartimento mercati del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) presentando la relazione estiva. «La ripresa globale, già tutt’altro che sostenuta dall’inizio, ha mostrato negli ultimi tre mesi segni di ulteriore indebolimento» spiega ancora il Fondo monetario internazionale che nell’aggiornamento delle sue stime sulla crescita invita le autorità politiche e monetarie a un’azione immediata per evitare il deterioramento del quadro economico. Il documento segnala inoltre il rischio di «un’ulteriore stretta del credito nella parte periferica dell’Eurozona». Inoltre, la riduzione di capitali privati ha «continuato a erodere la base di investimenti stranieri in Italia e Spagna». L’istituto segnala poi che le condizioni dei mercati azionari e valutari «sono peggiorate significativamente in maggio e giugno» e «la volatilità è salita ai massimi del 2012», anche a causa dei timori di un’uscita della Grecia dall’Eurozona e dei problemi delle banche spagnole. Secondo l’Fmi, «se le condizioni economiche dovessero continuare a deteriorarsi, potrebbero essere usate misure non convenzionali».
ALLARME – Sull’economia mondiale e sulla crisi dei debito nell’area euro per l’Fmi «il rischio maggiore è ovvio: che peggiori il circolo vizioso su Spagna o Italia e che uno dei due Paesi perda l’accesso ai mercati. Questo potrebbe concretamente far deragliare la crescita mondiale».
STIME – L’Fmi taglia le stime di crescita per l’area euro nel 2013 a +0,7%, ovvero 0,2 punti percentuali in meno rispetto ad aprile. Nel 2012 il Fmi conferma una contrazione dello 0,3%. Per gli Usa il Fmi rivede al ribasso di 0,1 punti percentuali sia le stime 2012 sia quelle del 2013 a rispettivamente +2,0% e +2,3%.
ITALIA – L’Italia riuscirà a riportare i conti in attivo nel 2013, mettendo a segno un piccolo attivo strutturale di bilancio, pari allo 0,7% del Pil, che tuttavia non sarà ancora sufficiente a imprimere una traiettoria discendente al rapporto debito/Pil (che salirà dal 125,8% al 126,4%), gravato dalla recessione in corso e dal consistente contributo di Roma al fondo salva-stati. Lo storico risultato per i conti pubblici tricolori è tale in quanto è un risultato migliore rispetto all’area euro. Lo 0,7% di attivo strutturale italiano (che non depurato dagli effetti del ciclo economico si tradurrebbe in un passivo dell’1,5%), si confronta infatti con un «rosso» dello 0,5% del Pil previsto per quest’anno, mentre i Paesi della moneta unica, presi nel loro complesso, il rapporto migliorerà in maniera più contenuta da un deficit del 2% a uno dell’1,4%.