INTERVENTO IN SIRIA: LEADER RUSSIA E TURCHIA SI INCONTRANO MA SONO SU POSIZIONI OPPOSTE. Tv di stato siriana: «In condizioni critiche alcuni feriti». I ribelli arrivano vicino al palazzo di Assad a Damasco
DAMASCO – Il ministro siriano della Difesa, Dawoud Rajiha, è rimasto ucciso nell’attentato contro il palazzo della sicurezza a Damasco. Lo riferisce la tv di stato. Alcuni ministri e alti funzionari delle agenzie di intelligence siriane sono rimasti «feriti in maniera critica» nell’attacco. Fonti della sicurezza hanno riferito che tra i feriti c’è anche il ministro dell’Interno, Mohammad Ibrahim al-Shaar, che è stato trasportato nell’ospedale al-Shami, a Damasco.
CIRCONDATO OSPEDALE – L’edificio dove è avvenuto l’attentato si trova sulla Piazza Rauda, nel quartiere di Abu Roummaneh. La zona è vicina alle ambasciate italiana e americana ed è sottoposta normalmente a strette misure di sicurezza. La Guardia repubblicana ha circondato l’ospedale Shami, dove sono stati portati i feriti. L’attacco kamikaze è avvenuto intorno alle 7.30 di mattina (le 5.30 in Italia) di mercoledì.
BOMBA DEI TERRORISTI – La tv di Stato ha annunciato così l’attentato: «Una bomba messa dai terroristi è esplosa all’interno di un edificio di sicurezza a Damasco dov’era in corso una riunione tra alcuni ministri e responsabili della sicurezza, uccidendo il ministro della Difesa e ferendo diverse persone, alcune delle quali sono in condizioni critiche».
PALAZZO PRESIDENZIALE – A Damasco si combatte per il quarto giorno consecutivo e la battaglia tra forze governative e ribelli si è avvicinata al palazzo presidenziale. Nel distretto di Dummar, una caserma dell’esercito – che si trova a poche centinaia di metri dal ‘palazzo del popolò – è finita sotto il fuoco dell’opposizione. «Sentiamo il rumore di armi da fuoco leggere. Le esplosioni stanno diventando sempre più forti dalla parte della base militare», ha riferito un architetto, Yasmine, al telefono dalla zona di Dummar.
COMBATTIMENTI A DAMASCO- A Damasco «nelle ultime 48 ore si registra una escalation di violenza», con esplosioni e scontri a fuoco «in un raggio di 4 chilometri dal quartier generale degli Osservatori delle Nazioni Unite», nel pieno centro della capitale siriana. È il commento di alcuni membri della missione Onu a Damasco. «Da ieri udiamo esplosioni, continue sparatorie», anche se «non si tratta di una vera e propria battaglia», precisano le fonti. Gli Osservatori dell’Onu «non sono stati coinvolti fino a ora, anche se a Damasco tutti sono in pericolo, è ovvio». E più di sessanta soldati sono stati uccisi nella battaglia in corso nella Capitale con i ribelli dell’opposizione: è la stima dell’Osservatorio siriano sui diritti umani, che ha sede a Londra.
RAPITO SCRITTORE FILO-ASSAD – L’Esercito siriano libero, composto da soldati disertori, ha rapito lo scrittore siriano Sherif Shehada, spesso intervistato dalle tv satellitari arabe per le sue posizioni favorevoli al regime del presidente Bashar al-Assad. Secondo quanto riferisce l’inviato dell’emittente qatariota ‘al-Jazeerá a Beirut, lo scrittore siriano è stato catturato dai miliziani dell’opposizione insieme alla moglie mentre tentava di fuggire in Libano. I capi dell’Esercito libero starebbero tentando di trattare col regime di Damasco uno scambio di prigionieri.
NUOVE DISERZIONI – Nuove diserzioni tra le file delle forze armate siriane. Due generali di brigata hanno attraversato nella notte il confine con la Turchia, portando così a 20 il numero di ufficiali che hanno abbandonato l’esercito del presidente, Bashar al-Assad. «Circa 330 siriani, inclusi due generali di brigata, sono fuggiti nella notte. Sono in tutto 20 gli alti ufficiali siriani rifugiati in Turchia» ha detto un funzionario del ministero degli Esteri turco. E proprio mercoledì il premier turco Recep Tayyip Erdogan arriva a Mosca su invito del presidente russo Vladimir Putin «per una visita di lavoro» e «uno scambio di vedute sulle relazioni bilaterali e un confronto sulle principali questioni internazionali e regionali, compresa la situazione in Siria».
INCONTRO TRA PUTIN ED ERDOGAN- Sulla Siria – e sul «punto critico» raggiunto dalla situazione in questi giorni secondo lo stesso Kofi Annan – le posizioni di Mosca e Ankara appaiono diametralmente opposte, nonostante ieri il ministero degli Esteri russo non abbia escluso un atteggiamento più morbido su una risoluzione sulla Siria al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.