Incidenti sul lavoro. La madre di Matteo Armellini: «Tanto vale la vita di mio figlio». L’Inail: «E’ un anticipo, anche se il totale non sarà molto più alto».
«È UNA QUESTIONE DI DIGNITA’»- La donna è ovviamente molto amareggiata da un risarcimento che deve sembrarle insultante. «Vorrei una spiegazione, non tanto per i 1936,80 euro, ma perché mio figlio è morto sotto un palco e nell`oggetto del pagamento c`è scritto “risarcimento per infortunio e malattia professionale”. È un problema di dignità, Matteo non aveva ancora cominciato a lavorare, gli è caduta in testa tutta la struttura. Non voglio, non ci sto che la morte di mio figlio venga liquidata così».
«NESSUNA COPERTURA ASSICURATIVA»- Paola non sembra farne una questione puramente personale, la morte di suo figlio deve rimettere in discussione tutto il sistema, spesso nebuloso, che regola l’industria della musica dal vivo: «Bisogna rivedere il modo in cui viene gestito il lavoro dei ragazzi che collaborano all`allestimento dei palchi, non hanno alcuna copertura assicurativa. Ai miei tempi, un sindacato non avrebbe mai permesso una cosa del genere» .
«È UN ANTICIPO»- E’ intervenuto poi Giuseppe Lucibello, direttore generale dell’Inail puntualizzando che «quei soldi non sono un risarcimento ma un anticipo dell’assegno funerario». Così il direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello, costretto però a riconoscere che «la retribuzione molto bassa del ragazzo non consente di immaginare risarcimenti consistenti. Con le attuali leggi, l’Inail risarcisce quello che può ma ha avanzato più volte proposte per meglio tutelare i più giovani». Perché la vita di un giovane non può, non deve valere millenovecentotrentasei euro e ottanta centesimi