La tragedia del San Giovanni. Inchiesta per «omicidio colposo»: nei guai 7 medici e 13 infermieri. Revocato incarico alla direttrice di Neonatologia
ROMA – Continuano le indagini della magistratura per fare piena luce sulla morte del neonato filippino, al quale è stato iniettato in vena del latte anziché una soluzione fisiologica. Venti persone, sette medici e tredici infermieri dell’ospedale San Giovanni di Roma, sono state iscritte nel registro degli indagati. Intanto, la direzione generale dell’Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata ha deciso la revoca dell’incarico ad interim della dottoressa Caterina De Carolis, finora direttore della U.O.C. di Neonatologia. La delibera è stata firmata dal direttore generale dell’ospedale, Gian Luigi Bracciale. Proprio nel reparto di Neonatologia, lo scorso 29 giugno, era morto un neonato a causa dello scambio tra una flebo di soluzione fisiologica con del latte.
GLI ISPETTORI – La ricostruzione della vicenda resta inquietante. Si parla di una cartella clinica «lacunosa», senza orari indicati, ma con «cancellature e modifiche». E poi di un litigio tra il personale dell’ospedale («clima di conflittualità») e non del tutto consapevole del rischio clinico («carenze conoscitive diffuse»). Ma soprattutto, ora è nero su bianco, il dubbio che ci sia stata l’intenzione di insabbiare i dettagli sulla morte di un neonato di soli pochi giorni: «Emergono suggestioni che sembrano indicare la volontà di nascondere quanto avvenuto», si legge nelle carte.
SI MUOVE LA PROCURA – È il quadro del reparto di Neonatologia del San Giovanni Addolorata di Roma che emerge dalla relazione degli ispettori del ministero della Salute, inviati lunedì 23 dal ministro Renato Balduzzi nella struttura dove la notte del 29 giugno scorso è morto il piccolo Marcus De Vega. Nelle sue vene è finito il latte che doveva arrivare invece all’apparato digestivo. E ora anche la Procura di Roma vuole sentire tutti. Tutti coloro che il 27 giugno scorso erano presenti quando si è verificata la fatale inversione delle cannule. Nel registro degli indagati per l’omicidio colposo di Marcus ci sono ora 20 nomi: oltre ai sette medici iscritti lunedì scorso, anche 13 infermieri, e sul corpo del bimbo sarà eseguita una nuova autopsia, giovedì 26, per permettere agli indagati di far assistere i loro consulenti di parte. Così ha disposto il procuratore aggiunto Leonardo Frisani.
INCUBATRICI «VECCHIE» – Ma oltre al presunto errore umano c’è anche un problema tecnologico, fanno notare gli ispettori di Balduzzi: le incubatrici, obsolete e senza bilancia interna. Un particolare non da poco, perchè ogni volta che il neonato viene pesato, bisogna staccare e riattaccare dal suo addome due tubicini. E ciò che è successo è stato proprio questo, secondo gli ispettori: «uno scambio tra il catetere enterale e quello parenterale». E sì che, annotano gli ispettori, le nuove incubatrici sarebbero state chieste da tempo alla Regione Lazio, che però nega sia così. E non basta. Nella relazione si sottolinea anche «il numero limitato del personale» e la sua «inadeguata organizzazione e gestione», «l’assenza di procedure e protocolli diagnostico-terapeutici» che va ad aggiungersi a una «inadeguatezza della redazione del diario clinico e conseguente difficoltà a chiarire i processi decisionali».
TENTATIVO DI INSABBIARE? – Tutte informazioni che potrebbero essere utili anche alla Procura per capire se, come del resto anche i pm sospettano, i tre giorni di ritardo con i quali i vertici dell’ospedale sono stati informati possano nascondere la volontà di mettere la storia sotto il tappeto, magari approfittando, è il terribile dubbio avanzato dal capogruppo Pd in Regione Lazio Esterino Montino e dall’assessore Udc alla Famiglia Aldo Forte, della condizione di straniera della mamma, Jacqueline De Vega, colf filippina di un avvocato dei Parioli. La donna, è emerso recentemente, ha dovuto scoprire soltanto lunedì 23 dai giornali cosa fosse davvero successo a suo figlio quasi un mese fa. Insieme a un legale si è precipitata a Piazzale Clodio, per sentirsi confermare dal magistrato che sì, quel bambino morto per del latte in vena era proprio il suo Marcus.
LA CREMAZIONE BLOCCATA – Alla donna, evidentemente (che pure secondo il ministero «era stata informata nelle ore successive rispetto all’evento») era stata probabilmente raccontata una versione non completa dei fatti, e la cremazione del piccolo è stata bloccata in extremis dai magistrati. E mentre il Codacons assicura alla madre assistenza legale, il ministro Balduzzi si è messo al lavoro affinchè tragedie come quella del San Giovanni non accadano più. Ha chiesto ai suoi uffici di «studiare come rendere obbligatorie anche in Italia le disposizioni Ue che in altri Paesi hanno impedito il reiterarsi di casi» come questo, e ha disposto una immediata mappatura delle procedure di tutti i reparti di Terapia intensiva neonatale.