La questione dell’acciaieria di taranto. Il giorno dopo il sequestro di sei impianti del siderurgico. Decine le manifestazioni, presidiati gli ingressi della città. LA CONFERENZA STAMPA DOPO IL SEQUESTRO DEGLI IMPIANTI ILVA. Il pg di Lecce Vignola spiega i dettagli dell’ordinanza. ‘L’Ilva di giorno rispettava prescrizioni di notte le violava’
TARANTO – È stato confermato lo sciopero ad oltranza nell’assemblea dei lavoratori che si è conclusa poco fa all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto. I sindacati hanno sottolineato nei loro interventi la necessità di sollecitare un intervento del presidente Mario Monti sulla vicenda. I lavoratori hanno inoltre confermato la necessità di presidiare tutti gli ingressi nella città di Taranto.
CITTA’ IN TILT – I blocchi stradali organizzati dai lavoratori dell’Ilva stanno provocando notevoli disagi al trasporto pubblico locale. Ci sono presidi di operai in via Cesare Battisti, via Magnaghi, ponte girevole, porta Napoli. In particolare, secondo una nota dell’Amat, i bus delle linee che fanno capo all’ipermercato Auchan sono rimasti fermi per l’impossibilità di riprendere la marcia e i bus in arrivo da Talsano sono stati costretti a fermarsi in via Magnaghi. I mezzi in partenza dal rione Tamburi ora fanno capolinea al piazzale della stazione ferroviaria e tornano indietro, mentre per i bus in partenza dal capolinea del porto mercantile, non potendo superare il ponte girevole, è stato predisposto il nuovo punto di partenza al Lungomare. Infine, i bus della linea 3 partono dal deposito dell’Amat, in via Cesare Battisti, percorrendo viale Magna Grecia-Dante-Margherita-Unicef-deposito. «L’Amat – aggiunge la nota – sta effettuando ogni sforzo per garantire la mobilità ai cittadini, ma tenendo conto dei blocchi e delle deviazioni imposte, il servizio è in sostanza ridotto al 50 per cento. Inoltre, sempre a causa dei blocchi, sono stati numerosi anche i conducenti impossibilitati a raggiungere il posto di lavoro al deposito di via Cesare Battisti».
BLOCCHI SULLA STATALE – Ci sono blocchi anche sulla statale 100 Taranto-Bari, la statale 106 jonica, la strada Taranto-Statte. Le forze dell’ordine sono impegnate a deviare il traffico su strade secondarie.
GLI OPERAI ILVA – «In Italia le bonifiche non vengono fatte da oltre 12 anni e a Taranto da 50 anni. È giusto che Taranto sia risanata, ma è giusto anche che l’Ilva continui a produrre. Non c’è futuro senza questa fabbrica». È lo sfogo di uno dei lavoratori dell’Ilva che stanno scioperando per il sequestro degli impianti dell’area a caldo e manifestando con numerosi blocchi stradali. «Siamo tutti qui – commenta un altro operaio – a testimoniare la nostra disperazione. Se l’Ilva chiude come faremo, come daremo da mangiare alle nostre famiglie? Siamo ingegneri, tecnici, operai: non c’è distinzione di figure professionali. Siamo tutti nella stessa situazione. Se per loro mandare per strada tutte queste persone è una cosa giusta, io non lo so». Molti lavoratori non sono tornati a casa e la notte scorsa hanno dormito per strada. «Il posto di lavoro è la prima cosa, ma si possono conciliare occupazione, ambiente e diritto alla salutè, dice un altro manifestante. E un suo collega aggiunge: »Siamo indignati. Pensiamo che non sia corretto quello che sta avvenendo in questo momento verso i lavoratori, verso un’azienda che nel corso degli anni ha fatto passi da gigante rispetto a quella che era la gestione precedente».

TARANTO – «È un provvedimento estremamente sofferto e la sofferenza si coglie in ogni rigo». Lo ha detto il procuratore generale di Lecce, Giuseppe Vignola, illustrando in una conferenza stampa a Taranto il decreto di sequestro di sei impianti dell’area a caldo dell’Ilva e quello di arresto di otto persone. «Il lavoro dei periti è stato ineccepibile: non c’era altra strada se non il sequestro, non c’era possibilità di adottare altri provvedimenti» ha aggiunto ancora Vignola. «Le responsabilità politiche, amministrative, economiche non spetta a noi cercarle. Abbiamo operato – ha detto ancora – nel recinto delimitato dal Codice. Non può esserci un bivio per la magistratura tra la tutela del posto di lavoro e la tutela dell’ambiente. Esiste – ha concluso – l’obbligatorietà dell’azione penale e la necessità di perseguire i reati».
LE VIOLAZIONI – «L’Ilva «mentre di giorno rispettava le prescrizioni imposte, di notte le violava», e questo «è confermato da rilievi fotografici eseguiti per 40 giorni nel corso dell’inchiesta – ha aggiunto ancora «l’azienda non può fare una «imbiancata» o interventi di facciata. Ricordo i morti sul lavoro di Marghera e Genova. I nostri morti non sono di serie B, hanno diritto di essere tutelati».
LA CONFERENZA – Alla conferenza stampa hanno partecipatoanche il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, il sostituto procuratore generale presso la Corte di appello di Lecce-sezione di Taranto, Ciro Saltalamacchia, magistrati del pool di tutela ambientale della Procura di Taranto e i vertici dei carabinieri del comando provinciale di Taranto e del Noe di Lecce.