LA POLEMICA FRA FIAT E VOLKSWAGEN. I tedeschi rispondono alle accuse di praticare «sconti troppo aggressivi».
MILANO– Tensione altissima sulla rotta Torino-Wolfsburg. Le parole dell’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, «il bagno si di sangue provocato dai forti sconti della Volkswagen» rilasciate all’ International Herald Tribune hanno scatenato la dura reazione dei tedeschi. Che ora chiedono le sue dimissioni da presidente dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei. «E’ insostenibile la sua posizione», ha detto Stephan Gruehsem, a capo della comunicazione del gruppo Volkswagen. Frasi citate dal Wall Street Journal, secondo il quale il produttore di Wolfsburg starebbe valutando l’uscita dall’associazione come conseguenza delle dichiarazioni di Marchionne.
LA GUERRA DEI PREZZI– Al centro della polemica è la «guerra di sconti in Europa» che sta riducendo sempre di più i margini. Specie dei costruttori generalisti, come Fiat, Psa-Peugeot Citroën e Renault. La Volkswagen infatti, sfruttando gli immensi profitti derivanti dal mercato cinese (dove vende oltre 2 milioni di vetture l’anno) può permettersi di praticare prezzi «troppo» competitivi in Europa. E’ di ieri la notizia dell’apertura di un nuovo stabilimento in Cina da 300 mila vetture l’anno, nella provincia dello Yizheng. In questo modo finisce in un «bagno di sangue», è la tesi di Marchionne condivisa anche a Parigi, ai piani alti delle case francesi. Per risolvere il problema dell’eccesso di capacità produttiva – secondo stime in Europa è del 20% superiore rispetto alla domanda di auto – serve un piano coordinato da Bruxelles per chiudere le fabbriche, ha ripetuto più volte Marchionne, anche nell’intervista all’International Herald Tribune, trovando sempre l’ostilità dei tedeschi. A sostegno della tesi del numero uno del Lingotto un report di Mediobanca, secondo il quale «lanciare nuovi modelli adesso in un mercato depresso non avrebbe senso». Dall’America il Marchionne «pensiero» trova consensi: «Ha ragione, il metodo della Volkswagen – usare i profitti ottenuti in altre parti del mondo per alimentare gli sconti in Europa- è familiare negli Usa e ha portato alla rovina Detroit», scrive un’analisi del Detroit News. Da Bruxelles, invece, la Commissione Europea fa sapere, attraverso Antoine Colombani, portavoce del commissario europeo alla concorrenza Joaquin Almunia, che «non risulta alcuna collusione o abuso di posizione dominante o altre violazioni delle regole della concorrenza da parte di Volkswagen».