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Tutti i buchi nei conti leghisti. Il giallo delle bici non ritirate

Lo studio della «Price» – Con la carta di credito Belsito ha speso 19.700 euro. Assegni per 880 mila euro emessi non si sa perché, 410 biciclette pagate 82 mila euro e lasciate in fabbrica

MILANO – Più di 880 mila euro di assegni emessi nel 2011 a favore di non si sa chi e non si sa perché, almeno 417 mila euro di prelievi in contanti o assegni tratti dall’ex tesoriere Francesco Belsito senza adeguati giustificativi, poi due crediti da 350 mila euro l’uno ormai salutati, 885 mila di rinuncia a crediti verso la controllata Fin Group spa, e altri 384 mila tra storno di registrazioni non documentate, ammanchi di cassa e poste ormai inesigibili in 140 sezioni locali: sono i rilievi degli analisti della PricewaterhouseCoopers , incaricata l’11 aprile dalla Lega del dopo-Bossi di valutare alcune poste patrimoniali nel bilancio 2011 tutto di responsabilità di Belsito.

«TRADIZIONE ORALE» – La società ha svolto un rapporto, non una revisione contabile (infatti non emette giudizi sulla bontà delle operazioni) perché si è basata su documenti e informazioni fornite dalla segreteria amministrativa leghista (e spesso dalla segretaria Nadia Dagrada). Inoltre il rapporto Price , che il partito di Maroni ha consegnato anche alla Procura di Milano, più volte evidenzia nella Lega «made in Belsito» la gestione raffazzonata e il livello di confusione, tanto che di alcune operazione Price rimarca di essere venuta «a conoscenza per tradizione orale». Vale, paradossalmente, persino nei rari casi positivi: se ad esempio i 100 camion-vela per la pubblicità elettorale comprati nel 2009 per 2 milioni fossero stati messi a bilancio in modo non pasticciato, la Lega a fine 2011 avrebbe potuto contare su mezzo milione in più di avanzo d’esercizio, comunque a quota 6,5 milioni. Sarà anche per questo che, dopo il rapporto Price , i revisori dei conti della Lega (Andrea Bignami, Adelino Brunelli e Alberto Penna) danno una «considerazione tecnica positiva» del rendiconto di esercizio al 31 dicembre 2011 e lo giudicano «redatto in conformità alla normativa» per il deposito in Parlamento.

ASSEGNI-ENIGMA – Price addita le registrazioni contabili di 1,7 milioni erogati dalla Lega tramite assegni per i quali non è stata rintracciata documentazione a supporto del servizio o della prestazione resi in teoria alla Lega: e i colloqui con il personale amministrativo hanno mostrato che gli assegni riportano spesso nomi di beneficiari per i quali nessuno sa associare fornitori conosciuti e motivazioni plausibili. L’analisi dei conti bancari della Lega rileva anche 36 assegni per 543 mila euro e 29 prelievi per 174 mila incassati da Belsito e contabilmente registrati come prelevamenti da conto bancario e successivo versamento in cassa: solo che nella documentazione disponibile non c’è prova che questi 717 mila euro siano stati davvero versati nella cassa del partito.

Stando a Degrada, 284 mila sarebbero stati usati da Belsito per pagare ad esempio 30 mila euro a due avvocati di cui non sono noti i «servizi legali»; 27.500 per «servizi di consulenza» a una signora che negli archivi dei giornali compare come collaboratrice di Belsito; 27.400 all’infermiera di Bossi; 33 mila a un autista senza contratto; 51 mila allo stesso Belsito come «compenso» da tesoriere (ma si ignora con quale delibera). E comunque senza giustificativi e destinatari finali restano 433 mila euro. Poi c’è la carta di credito di Belsito, dove 19.700 euro hanno pagato negozi di abbigliamento (Louis Vuitton, Hermès), di elettronica e fotografia (Apple e Unieuro), gioiellerie (Tiffany), armerie e la Spa di un hotel.

Se alla voce «crediti verso associati» finiscono i 19 mila euro di spese mediche a favore di Umberto Bossi per le quali la Lega Nord non avrebbe richiesto la restituzione, forfettari rimborsi spese in contanti a dipendenti e collaboratori occasionali sfondano i 275 mila euro, di cui 35 mila in contanti sarebbero stati usati da Riccardo Bossi, uno dei figli: affitto di casa, ristoranti, multe, meccanici dell’auto, ma anche il veterinario del cane, l’abbonamento alla tv satellitare, e persino anticipi in contanti all’ex moglie.

BICI CAOS – In magazzino la Lega conta giacenze per 395 mila euro. Sono gadget di propaganda, ma la cosa buffa è che 410 biciclette, del valore di 82 mila euro, sono ancora depositate presso il produttore: ed è curioso che la fabbrica le abbia vendute per 145 euro l’una a «La Bicicletta Padana» (società della finanziaria di partito Fin Group), e che essa l’abbia poi rivenduta alla Lega per 165 euro. Ulteriori rispetto a queste giacenze esisterebbero altri 36 mila gadget nella sede federale per una stima di 90 mila euro, ma anche qui il caos era totale: è bastata una mini verifica a campione per trovare 3.447 orologi invece dei 15 sul tabulato, o 250 teli mare invece dei 13 annotati.

Luigi Ferrarella Giuseppe Guastella

Tutti i buchi nei conti leghisti. Il giallo delle bici non ritirateultima modifica: 2012-07-31T16:11:08+02:00da
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