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Siria, offensiva finale. I lealisti attaccano il quartier generale dei ribelli . Siria: la cyber guerra sui due fronti si fa sempre più dura, con attacchi, operazioni e notizie false

Guerra per le strade di Aleppo. La tv di Stato: «Uccisi numerosi terroristi». Il primo ministro disertore in Giordania. GUERRA VIRTUALE E GUERRA CIVILE. Account violati, notizie false, “defacciamenti” e furto di dati. La guerra in Siria non si combatte più solo sul campo.

Nell’immagine satellitare diffusa da Amnesty International i crateri causati dagli attacchi militari nella zona Aleppo. Credit: Analysis secured by Amnesty International USA (c) Digital Globe 2012

Le truppe lealiste siriane avrebbero assunto il totale controllo dello strategico quartiere centro-meridionale di Salahedin ad Aleppo, finora roccaforte dei ribelli ma assaltato in forze durante la mattinata: lo hanno annunciato la televisione di Stato e l’agenzia di stampa ufficiale “Sana”, secondo cui agli insorti sarebbero stati «inflitti duri colpi», e la maggior parte dei «terroristi» sarebbero stati uccisi. Numerosi «terroristi» sono stati uccisi ad Aleppo nel quartiere di Salah ad Din dai soldati filo-governativi, che hanno riconquistato il quartiere: lo afferma la tv di stato siriana, precisando che l’Esercito è entrato è anche a Bab al Hadid e Bab Nayrab, nella parte est della città.

OFFENSIVA VIA TERRA – Ma era solo il preambolo. Il bombardamento notturno serviva solo ad avere la strada spianata. Le truppe lealiste hanno così lanciato un massiccio assalto di terra contro la capitale economica della Siria, puntando in particolare sul quartiere centrale di Salaheddin, finora roccaforte dei ribelli e sede della linea del fronte: l’offensiva in corso è stata confermata in via riservata da fonti delle forze di sicurezza, secondo cui l’obiettivo consiste nel «tagliare Salaheddin in due orizzontalmente», attraverso un’avanzata in direzione ovest-est. «Per assumere il controllo del quartiere non ci vorrà molto», hanno aggiunto le fonti, «anche se vi sono sacche residue di resistenza». Gli stessi insorti poco prima avevano annunciato la ritirata. Da qualche giorno a Salaheddin si era attestata la linea avanzata del fronte nella capitale economica della Siria. Colpi di artiglieria si sono abbattuti sui quartieri di Qatarji, Tariq al-Bab, ancora una volta su quello di Shaar e su al-Mashatiyah, dove uno dei proietti è piombato su una casa, provocandone il crollo e uccidendo una donna e i suoi due bambini, rimasti intrappolati all’interno. E già con il sorgere del sole si contavano 12 morti.

I RIBELLI – Un corrispondente di Al Jazsira ha riferito che i ribelli hanno abbattuto un Mig del regime siriano nel cielo di Aleppo e distrutto cinque carri armati.

PRIMO MINISTRO IN GIORDANIA – Il primo ministro siriano Riyad Hijab che lunedì 6 agosto ha disertato dal governo di Bashar Assad è in Giordania. La conferma arriva dal ministro dell’Informazione di Amman, Sameeh Maaytah, riportata dall’agenzia stampa ufficiale Petra. La notizia mette fine a due giorni di dubbi sulle sorti dell’ormai ex premier siriano. Da lunedì infatti si erano susseguite versioni contrastanti sulla sua destinazione e alcuni avevano ipotizzato che si fosse trasferito in Qatar.

I RIFUGIATI – Circa 2.400 persone hanno attraversato il confine della Turchia per sfuggire dalle violenze in Siria. Negli ultimi giorni è notevolmente aumentato il numero di siriani che cercano rifugio nel Paese limitrofo.

IL CASO RUSSO – È comparso davanti alle telecamere a Mosca per smentire la notizia della sua morte il generale russo Vladimir Petrovich Kujeev, di cui i ribelli siriani avevano rivendicato poche ore fa l’uccisione a Damasco. «Ringrazio la stampa per l’attenzione dedicata alla mia umile persona – ha detto il militare in una conferenza stampa al ministero della Difesa russo – Vi confermo che sono vivo e godo di buona salute a Mosca». L’apparizione del generale ha così messo fine al frenetico e confuso rincorrersi di commenti da Mosca, seguiti alla notizia che l’Esercito libero aveva ucciso a Damasco il generale russo.

Un hacktivist di Anonymous

Account Twitter, Facebook, linee segrete, operazioni congiunte e attacchi dall’estero. In Siria – come del resto è capitato negli altri paesi della Primavera araba – da mesi è in atto una cyber guerra condotta dai ribelli per abbattere Assad utilizzando non solo i mezzi convenzionali ma anche la rete. Così mentre sul campo si versa sangue, sul web vengono portate avanti operazioni di ogni genere con il regime cerca disperatamente di mantenere la censura e il controllo sui mezzi di informazione.

L’ATTACCO ALLA REUTERS – L’ultimo episodio è l’annuncio della morte del presidente Assad dato da un falso account Twitter attribuito al ministro degli interni russo. Risultato, per pochi minuti la notizia rimbalza sui social network, il prezzo del greggio schizza alle stelle con Mosca costretta a smentire la notizia e la paternità del profilo. Ma non solo. Domenica scorsa l’account Twitter dell’agenzia Reuters dedicato alle news legate al mondo tecnologico è stato violato da un non meglio identificato gruppo di aggressori, i quali hanno pubblicato una serie di cinguettii riguardanti la Siria. Nella giornata di venerdì, poi, un’operazione ha messo in ginocchio la piattaforma di blogging dell’agenzia, attribuendo ad alcuni dei suoi giornalisti articoli in realtà mai scritti. La Reuters ha confermato entrambe le aggressioni e in entrambi i casi, il tema principale dei contenuti pubblicati sono stati la Siria e la sua libertà, a dimostrazione di una possibile matrice politica alla base dell’intera operazione. E stessa sorte è toccata in aprile anche alle emittenti Al Arabiya e Al Jazeera.

CONTRO HARVARD – Anche sul fronte opposto, cioè quello del regime, sono state condotte delle operazioni di cyber guerra. In passato è stato notato un attacco a uno dei siti dell’Università di Harvard su cui è stata postata l’immagine di Assad in tuta mimetica. Poi è comparso anche un messaggio in cui si accusavano gli Stati Uniti di appoggiare la rivolta contro il presidente siriano e venivano minacciate ritorsioni. Il portavoce di Harvard John Longrake ha dichiarato che l’attacco informatico era il lavoro di un gruppo (o anche un individuo) molto sofisticato. Nel messaggio si faceva riferimento ad un gruppo vicino al governo siriano chiamato ‘Syrian Electronic Army is here’ (l’esercito elettronico della Siria è qui). Dopo l’attacco, ad Harvard hanno deciso di mettere giù il sito per diverse ore e si sono messi al lavoro per migliorare la sicurezza.

SERVIZI SEGRETI E HACKER AL LAVORO – Da non dimenticare poi le azioni condotte da Anonymous che ha reso pubbliche una serie di email private del presidente, di cui alcune anche dal contenuto piccante relative a una relazione segreta con una pornostar. Un anno fa poi gli hactivist hanno violato il sito web del ministero della difesa siriano, sostituendo la home page con un messaggio contro il governo del presidente Bashar Al Assad: «Al popolo siriano – hanno scritto gli hacker – il mondo sta dalla vostra parte contro il regime brutale di Bashar Assad. Sappiate che il tempo e la storia sono dalla vostra parte, i tiranni usano la violenza perché non hanno nient’altro e più violenti sono, più fragili diventano». Insomma, la guerra in rete continua. Con Assad che chiede aiuto agli alleati iraniani, esperti di censura e di controllo dell’opposizione in rete. I servizi segreti del presidente siriano hanno carpito le password di diversi attivisti che sostengono le proteste e ne hanno messo fuori uso i computer attraverso dei virus. Per ottenere questo risultato, gli esperti del regime siriano hanno creato un clone di Youtube, su cui gli ignari utenti inserivano la loro username e password. Le spie del dittatore hanno inoltre creato dei falsi account di Twitter e Facebook che diffondono informazioni manipolate o fanno spam a favore del regime. La cyberwar guerra ha coinvolto anche il presidente Barack Obama, che ha approvato delle direttive che permettono alle imprese Usa di vendere software in Iran in grado di eludere la censura. Senza dimenticare che l’opposizione al regime riceve aiuto dall’estero e c’è chi punta il dito contro i servizi segreti statunitensi. Come dire che, almeno a livello virtuale, un intervento esterno in Siria è già in atto da tempo.

Redazione Online e Marta Serafini

Siria, offensiva finale. I lealisti attaccano il quartier generale dei ribelli . Siria: la cyber guerra sui due fronti si fa sempre più dura, con attacchi, operazioni e notizie falseultima modifica: 2012-08-08T15:34:00+02:00da
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