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Boxe: Cammarelle d’argento e furioso, Clemente Russo è argento. Taekwondo: Molfetta è oro. Pallavolo, l’Italia è di bronzo. Ritmica, terzo posto per le «farfalle». Mountain bike, Fontana è di bronzo. PALLANUOTO Troppo forte la Croazia di Rudic.

PUGILATO. Il pugile azzurro domina la gara ma i giudici vedono un pari e la vittoria va al britannico Joshua. Clemente Russo: vince l’ucraino Usyk, migliore nel secondo e terzo round. Taekwondo. L’azzurro, categoria +80 kg, batte Obame (Gabon) solo dopo il giudizio della giuria, grazie ad un incredibile rimonta. VOLLEY – Battuta per 3-1 la Bulgaria dopo una gara più sofferta del previsto. GINNASTICA -Le azzurre conquistano il bronzo dietro alla Russia e alla Bielorussia. CICLISMO – Impresa dell’atleta italiano in fuga a lungo con il ceco Kulhavi (oro) e lo svizzero Schurter (argento). FINALE DI PALLANUOTO – L’Italia si deve accontentare dell’argento. Gli azzurri cedono nella seconda parte della gare.

LONDRA – Con il cuore e con la tecnica. Ma non sono bastate a sconfiggere a giuria. Roberto Cammarelle è medaglia d’argento dei supermassimi sconfitto dal padrone di casa Anthony Joshua dopo una gara che per tutti l’azzurro aveva dominato. Per tutti, ma non per le giurie: in vantaggio dopo i primi due round 13-10, Cammarelle ha perso, secondo un verdetto molto discutibile dei giudici, il terzo round 8-5 con la medaglia d’oro che è andata al pugile di casa. Tanto che a fine gara l’Italia farà ricorso, poi respinto. L’atleta italiano aveva già vinto il titolo a Pechino, mentre ad Atene era stato medaglia di bronzo.

SCONFITTA – «Una sconfitta che non credo aver subito anche se nella terza ripresa forse dovevo gestire meglio il match» spiega un deluso Roberto Cammarelle alla fine del match. «Sapevo che le giurie erano abbastanza di parte, ma pensavo di averle convinte nelle prime due riprese. Purtroppo hanno dato un verdetto di parità che brucia tanto», aggiunge il pugile azzurro. Per Cammarelle era l’ultimo match di una carriera comunque straordinaria. «Un argento che non mi ripaga – dichiara l’azzurro – avrei preferito avere due ori e non sapere cosa significa perdere una finale». «In Cina – prosegue Cammarelle – ho avuto meno problemi, la giuria era d’accordo sul fatto che mi vedeva vincitore, il ko è stata la ciliegina, qui ho peccato di presunzione credendo che bastassero i punti, ma io posso assicurare di avere dato tutto. Comunque chiudo una bella carriera, ho dimostrato negli anni di non mollare mai, i Giochi olimpici sono il massimo riconoscimento, ho lavorato in questi anni per vincere sempre, la prima volta ci sono riuscito la seconda no, ma penso che fino a due mesi e mezzo fa non dovevo neppure venire per i problemi alla schiena». Comunque continua il pugile lombardo, «le prossime Olimpiadi forse saranno senza caschetto, ci sarà un altro modo di combattere, forse ho fatto il mio tempo. Dedico l’argento ai miei familiari, a tutti i pugili miei fratelli, i dirigenti, la federazione, tutti quelli che mi hanno supportato in questi anni. Adesso cosa farò? I campionati italiani, si ricomincia da capo».

Medaglia d’argento per Clemente Russo nella finale dei pesi massimi. Proprio come a Pechino quattro anni fa. Allora aveva vinto il russo Cakchiev, stavota l’oro va all’ucraino Oleksandr Usyk, che vince 14-11 e dopo il verdetto si lancia nella ruota russa a centro ring. Questi i punteggi: primo round 3-1. per Russo. Secondo 7-5 per Usyk. Terzo: 6-3 per Usyk. Un verdetto senza discussioni, dato che solo nel primo round il pugile campano è riuscito a essere davvero efficace.

SPORCO – Nel secondo, dopo soli 12″ Tatanka è al tappeto: colpa di una perdita di equilibrio, certo, ma anche frutto di un’azione efficace di Usyk, che da quel momento prende in mano l’incontro, mettendo a segno diversi colpi. È a quel punto che Russo inizia sporcare la sua boxe, cercando di spezzare il ritmo dell’ucraino. Al tempo stesso, Tatanka abbassa visibilmente la sua guardia, per sfidare l’avversario e dimostrargli che le difficoltà d’inizio ripresa sono passate. Forse è questo l’errore, almeno a giudicare da quello che poi dirà il suo allenatore Francesco Damiani. Anche se non è solo psicologia, perché il pugile di Marcianise piazza i colpi che gli consentono di chiudere con soli due punti di svantaggio.

FINALE – Nel terzo, però, l’andamento del match non cambia. Russo sfida Usyk, che però appare sufficientemente tranquillo e comunque in grado di comandare il gioco. Tatanka tenta un paio di attacchi per provare a ribaltare la situazione, ma Usyk resiste, chiudendo la guardia in modo impenetrabile. Molto meno composto è invece il balletto che segue…

«MOSCIAIA» – Se in finale ci era arrivato grazie alla «cazzimma», cioè un misto di cattiveria e furbizia, Clemente Russo spiega – sempre sorridendo – la sconfitta con la «mosciaia». «F0rse ero un po’ stanco, se avessi avuto un giorno di riposo in più avrei potuto tirare meglio. Nel terzo round, quello giocato a carte scoperte da tutti e due, sentivo che riuscivo a replicare ai colpi di Usyk, ma i miei non avevano la forza abituale. Erano “appoggiati”, e per gli arbitri quelli non contano». Colpa di una preparazione breve (tre mesi, mentre «Usyk si è allenato 4 anni per questa Olimpiade»), che gli ha negato progressione ed esplosività: «La testa voleva vincere l’oro, il corpo no. Sono arrivato fin qui solo con testa e cuore: è così che va quando si hanno 30 anni».

FRA 4 ANNI – Il che significa che a Rio de Janeiro Clemente Russo ne avrà 34. La farà, quell’Olimpiade: «La faccio, la faccio. E la vinco! Bella questa, eh?» dice ridendo: «Dopo due argenti ci vuole l’oro» aggiunge e la faccia torna subito seria. «Tra 4 anni smetto prima di fare il professionista, per prepararmi meglio. Sono deluso per come è finita, perdere l’oro per soli 3 punti è pesante, però sono contento per come è cominciata e andata avanti».

ANALISI – Poi questa finale. Nell’analisi del match, Russo spiega di essere rimasto sorpreso dal ritmo di Usyk, «non dei pugni ma complessivo. Ha avuto la meglio sui colpi al tronco». Un’analisi condivisa dall’allenatore Francesco Damiani: «Usyk non è stato più bravo, è stato più furbo e intelligente nello sfruttare gli errori di Clemente, che gli ha dato la possibilità di sembrare più continuo».

DEDICHE – Chiusura con le dediche: inannzitutto a «una piccola persona arrivata un anno fa, mia figlia Rosy con la y. Le avevo promesso l’oro, ma insomma… E poi una dedica ancora più grande a me stesso. Perché, scrivetelo per favore, mi sono fatto un culo così per questa medaglia. Tutti pensano che io mi diverta, che faccia un sacco di cose, invece solo Damiani e la mia famiglia sanno quanta fatica c’è dietro questo argento. È un mese che sono lontano da casa, non vedo l’ora di tornare».

Più forte di tutto. Carlo Molfetta è campione olimpico della categoria +80 kg del taekwondo. Molfetta vince al termine di un combattimento incredibile. Non basta lo spareggio sono i giudici a dargli la vittoria. Lui ci ha messo il cuore la grinta, la classe la tecnica, tutto. Vince in rimonta Molfetta, come il miglior Montano della sciabola. E anche se sono i giudici che gli assegnano la vittoria dopo che i 3 tempi regolamentari si erano conclusi sul 9-9 e quello supplementare, che prevede il principio del golden point (chi colpisce per primo vince) sullo 0-0, si può dire fin da subito che il giudizio ha premiato il migliore. Quello che sotto 9-4 nel terzo tempo non si è fatto schiacciare dalla pressione. Ha colpito e rimontato. Prima un punto, poi un altro. Poi un calcio alla testa che ne vale tre. Spinto da una folla che lo incitava, composta da italiani e non, da esperti e da profani, che magari, pur non capendo nulla di tattica e tecnica, riuscivano comunque ad apprezzare la lucida follia dell’azzurro in azione. Erano calci che colpivano non solo l’avversario ma anche il cuore degli spettatori e alla fine hanno raggiunto anche la mente della giuria. Era la favola dello sconfitto che all’ultimo minuto riesce a capovolgere un verdetto che sembrava già scritto.

PARTENZA IN SALITA – E dire che la sua gara sembrava essere definitivamente compromessa dopo solo un minuto e trenta secondi. La classe di Molfetta, 28 anni salentino di Mesagne, non sembrava essere abbastanza per fermare la fame di vittoria dell’africano, il primo a prendere una medaglia per il suo Paese, il Gabon. Due calci da 3 punti in sequenza di Obame dopo un minuto e mezzo indirizzavano subito la gara. Che si accendeva nel secondo tempo e diventava a tratti quasi un corpo a corpo. Molfetta doveva rimontare e in parte ci riusciva si portava 3-6 nel secondo tempo, 4-6 nel terzo. Poi però arrivava un terzo calcio al caschetto, da parte di Obame che saliva 9-4. E qui nel terzo tempo, cominciava il capolavoro di Molfetta, due punti prima e poi un calcio alla testa per il pareggio e per andare al tempo supplementare al golden point. Invano dall’angolo dell’africano tentavano di ricorrere alla moviola, corredo tecnologico indispensabile di questo sport dal cuore antico in quanto originato da un’arte marziale di oltre 2000 anni fa. Sul gradino più alto del podio ci andava Molfetta. E idealmente tutti quelli che lo hanno accompagnato questa sera in questa incredibile avventura.

LAMPADINA – «Perdevo 6-1, ma non sapevo perche’ mi hanno tolto un punto che non ci doveva essere, quando mi sono ritrovato sul 9-6 mi si è accesa una lampadina ho cercato di prendergli il tempo lui era molto bravo in difesa e io sono riuscito a piazzargli un calcio in faccia. Da me a Mesagne il takendwo è sport del paese. Io sono dovuto nel tempo ingrassare 25 kg per entrare in questa categoria. Il massimo è che prima della gara non riesco a mangiare per la tensione. Ho bisogno del sostegno dello psicologo perché mi aiuti a sopportare mentalmente il pensiero del dolore che sta per arrivare» commentava un’entusiasta Molfetta a fine gara. Che ha saputo vincere tutto, anche la paura del dolore.

Obiettivo raggiunto. L’Italia del volley è medaglia di bronzo, dopo aver battuto la Bulgaria per 3-1 nella finale per il terzo-quarto posto.

GARA SOFFERTA – L’Italia si è imposta come detto per 3-1 (25-19, 23-25, 25-22, 25-21) sulla Bulgaria con le grandi prestazioni di Savani con 23 punti e Lasko con 18. La squadra di Berruto si prende così la medaglia e la rivincita della sfida della prima fase del torneo olimpico in cui ad imporsi furono i balcanici. La sconfitta con il Brasile, oltre ad una grande delusione non ha lasciato particolari strascichi e ha visto gli azzurri imporsi su una delle più grandi sorprese dell’Olimpiade, la Bulgaria. La squadra esteuropea guidata in panchina ufficialmente da Naydenov, si avvale però dell’importante collaborazione dell’italiano Camillo Placì, di fatto il vero allenatore in campo che spiega gli schemi, dá le indicazioni e sprona la squadra, tutto in italiano.

FELICITA’ – «Questo bronzo, per me, è come se fosse un oro: siamo felicissimi» spiega a fine gara Gigi Mastrangelo. «Non era facile scendere in campo di mattina, a quest’ora: ci siamo dovuti svegliare alle 5 – aggiunge il centrale azzurro – ho pensato innanzi tutto a svegliarmi e a riattivarmi fisicamente, anche se non era facile. In campo siamo stati bravi con il servizio e abbiamo toccato tanti palloni a muro, cosa che non avevamo fatto contro il Brasile». «Vincere una medaglia ai Giochi non è da tutti, siamo stati bravi a non mollare, abbiamo lottato fino alla fine. È stata dura, ma adesso abbiamo vinto il bronzo», sottolinea invece il veterano Samuele Papi.

Medaglia di bronzo per le azzurre della ritmica dietro Russia (oro) e Bielorussia (argento). È il 28esimo podio per l’Italia ai Giochi.

BUON INIZIO – La gara è iniziata bene per le azzurre, capaci di ottenere 28.125 nel primo esercizio alle cinque palle sulla colonna sonora del film-documentario «Home» (contro il 28.700 della Russia e 27.825 della Bielorussia). Nella seconda prova, i due cerchi e tre nastri sulla musica del «Gugliemo Tell», un piccola imperfezione nell’esecuzione ha fermato le azzurre sul 27.325, per un totale di 55.450, contro il 28.300 della Russia (che ha chiuso a 57.000) e il 27.675 della Bielorussia, abbastanza per sorpassare le azzurre di soli 50 millesimi e chiudere a 55.500, approfittando anche di una perdita del nastro da parte dell’Italia.

DI NUOVO SUL PODIO – Le ragazze di Emanuela Maccarani tornano così sul podio olimpico dopo l’argento ai Giochi di Atene del 2004. Per la ginnastica azzurra si tratta della seconda medaglia londinese (l’altra, un bronzo agli anelli, l’aveva conquistata Matteo Morandi nell’Artistica maschile).

Una medaglia anche dal ciclismo, nel giorno che chiude l’Olimpiade. Marco Aurelio Fontana, di Castell’Arquato (Piacenza), 28 anni da compiere il 12 ottobre, ha vinto il bronzo nella prova di mountain bike, sul meraviglioso circuito di Hadleigh Farm, la sede dell’esercito della salvezza, 50 km a est di Londra, con vista sull’estuario del Tamigi. Fontana ha messo una firma su una gara tecnicamente impeccabile, andando al di là del pronostico che lo voleva fra la quarta e la sesta posizione.

SFORTUNA – Ma non è stato nemmeno fortunato. Quando era terzo nel gruppetto di testa e stava preparando un nuovo attacco, alla ricerca dell’oro, per superare il ceco Jaroslav Kulhavy (primo al traguardo) e lo svizzero Nino Schurter (argento), gli si è staccata la sella della sua bici e ha perso contatto dai due avversari. Nonostante la situazione delicata, su un percorso di una difficoltà estrema, senza spazio per rifiatare ha saputo resistere al ritorno dello spagnolo Hermida Ramos e del sudfaricano Stander e ha difeso il terzo posto. Curioso: Kulhavy usa una bici italiana (la Bianchi); Fontana la statunitense Cannondale. Questa è l’unica medaglia del ciclismo in questa Olimpiade: fin qui due quinti posti (Pinotti a cronometro e la Bronzini su strada) e un sesto posto (Viviani nell’omnium).

Va alla Croazia la medaglia d’oro della pallanuoto. L’Italia è stata battuta 8-6 nella finale giocata alla Waterpolo Arena.

PRIMO QUARTO – Italia subito in vantaggio con Gallo dopo 38″. Il ritorno della Croazia sbatte contro la difesa italiana e il portiere Tempesti, che difende in più occasioni la porta e consente ai compagni di portarsi sul 2-0 con Felugo a 1’55” dalla conclusione. Diciannove secondi dopo il 2-1 croato, con Buljubasic: un tiro ravvicinato dopo un bel movimento in diagonale sulla destra che taglia fuori la retroguardia azzurra.

SECONDO QUARTO – Il pareggio di Jokovic arriva dopo 2’17”. La partita resta bloccata, squadre attentissime. Poi l’Italia non sfrutta una superiorità numerica e sull’azione successiva Barac porta per la prima volta in vantaggio i croati. A 40″ dall’intervallo una splendida palombella di Felugo picchia sull’incrocio dei pali. Altrettanto fa, dopo un rimbalzo sull’acqua a 3″ dallo stop, un secondo tiro dell’attaccante della Pro Recco.

TERZO QUARTO – Ma il riscatto arriva subito: a Felugo bastano 27″ per riportare l’Italia in parità, solo che Boskovic con un pallone all’incrocio dei pali rispedisce in vantaggio la Croazia, che va a più 2 su rigore, ancora con Boskovic. La reazione dell’Italia è un tiro di Gitto che però sbatte contro la traversa. Da quel momento l’Italia sembra perdere un po’ di lucidità: un paio di palloni sprecati, un’altra superiorità non sfruttata, con la Croazia che dà la sensazione di avere in mano la partita.

ULTIMO QUARTO – La frazione finale conferma quest’impressione. Un mancino diagonale di Jokovic finisce all’incrocio dei pali: 6-3 dopo 1′. Ed è ancora suo il 7-3 che chiude la partita a 4′ dalla fine. Giorgetti prova a reagire accorciando le distanze, ma Sukno le ristabilisce subito dopo. L’8-5 di Giorgetti a 2′ dalla fine è solo il segno della voglia di non mollare. L’8-6 di Felugo, all’ultimo secondo, è pura rabbia. Ma contro questa Croazia, contro Ratko Rudic (il più grande tecnico della storia della pallanuoto), non sono bastate.

Tommaso Pellizzari, Marco Letizia, Fabio Monti e Redazione Online

Boxe: Cammarelle d’argento e furioso, Clemente Russo è argento. Taekwondo: Molfetta è oro. Pallavolo, l’Italia è di bronzo. Ritmica, terzo posto per le «farfalle». Mountain bike, Fontana è di bronzo. PALLANUOTO Troppo forte la Croazia di Rudic.ultima modifica: 2012-08-12T18:43:32+02:00da
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