LA GUERRA CIVILE. L’opposizione: esecuzioni casa per casa nel sobborgo a sud di Damasco. Nuove voci sulla fuga del vice di Assad.
Quattrocentoquaranta morti, «di cui almeno 200» a Daraya, sobborgo a sud ovest di Damasco: è il bilancio dell’ennesima giornata di sangue in Siria, quella di sabato, denunciato dall’Osservatorio siriano dei dritti dell’uomo e dagli attivisti dell’opposizione al regime di Bashar Al Assad. Si tratta ancora una volte di cifre impossibili da verificare da fonti indipendenti a causa delle restrizioni imposte alla stampa nel paese. E sempre l’opposizione parla di nuovi bombardamenti fin dalle prime ore di domenica mattina, aerei e a colpi di artiglieria, sulle periferie di Damasco, ad Aleppo, Daraya, con i civili che si stanno dando alla fuga.
«TERRORISTI CANCELLATI» – La tv di Stato siriana, da parte sua, annuncia che «a Daraya i terroristi sono stati cancellati» e celebra un’operazione militare che ha portato «all’eliminazione di un gran numero di ribelli» e a «spianare» la zona dove «sorgevano diversi magazzini per la fabbricazione di ordigni». «Vittorie trionfali» vengono annunciate anche ad Aleppo, dove i «terroristi hanno subito perdite di grandi dimensioni» e a Dayr az Zor.
ESECUZIONI SOMMARIE – Secondo le forze anti-regime, i fedeli del presidente hanno «giustiziato sommariamente» decine di persone, tra cui donne e bambini. Oltre 200 corpi sono stati trovati nelle case e negli edifici del sobborgo operaio e sunnita a sud ovest della capitale, con vere e proprie esecuzioni compiute dalle truppe governative nel corso di raid casa per casa. Da settimane in Siria si susseguono le scoperte di massacri, con decine di cadaveri ammassati. La cittadina a sud di Damasco è nota fin dale prime settimane di rivolta nel 2011 per le iniziative dei giovani attivisti, che per di difendere la scelta di manifestare in modo pacifico erano andati incontro ai militari governativi con brocche d’acqua e rose. I due leader di questo movimento, Ghiyath Matar e Yahiya Sharbaji, sono morti sotto tortura nelle carceri del regime.
BATTAGLIA AD ALEPPO – Sempre sabato, violenti combattimenti si sono avuti ad Aleppo. la seconda città del paese da tempo sotto le bombe. L’Onu stima che, dal marzo 2011, siano 18 mila le vittime della guerra civile in Siria, un conflitto che si è sviluppato su basi settarie, con l’opposizione sunnita mobilitata contro il regime guidato dalla cerchia di alawiti – un’emanazione degli sciiti – cha fa capo alla famiglia Assad.
LA SCOMPARSA DEL VICE DI ASSAD – Intanto sabato è tornato alla ribalta il nome del vicepresidente siriano Faruq al Sharaa, il cui volto non compare più da oltre un mese sui media ufficiali: il regime smentisce ancora una volta la notizia della sua diserzione e della conseguente fuga in Giordania, diffusa il 18 agosto e ribadita sabato dalla tv panaraba saudita al Arabiya. Ma da Amman smentiscono la sua presenza. Il governo siriano aveva già negato, la prima volta, le dimissioni di Sharaa, attribuendogli la frase «non ho mai pensato in vita mia di lasciare la Siria». Secondo fonti dell’opposizione all’estero, Sharaa, che non appare in video dal 20 luglio, è agli arresti domiciliari. Altre fonti affermano che a breve sarà dichiarato ufficialmente morto per «suicidio» o in un «attentato terroristico». La sua scomparsa, almeno mediatica, coincide con quella di Maher al Assad, fratello minore del raìs e capo della Guardia repubblicana. Secondo alcune fonti diplomatiche, Maher è stato gravemente ferito alle gambe nell’attentato di Damasco a luglio. A differenza del caso di Sharaa, i media ufficiali siriani non hanno mai dato informazioni su Maher.