Sentenza della corte di cassazione ucraina. Confermati 7 anni di reclusione per abuso di potere. «I giudici della Corte hanno deciso che l’appello non può essere accolto».
Resterà in carcere. La Corte di Cassazione ucraina ha confermato la condanna inflitta lo scorso ottobre a sette anni della leader dell’ opposizione ucraina, Iulia Timoshenko, per un controverso contratto per le forniture di gas siglato nel 2009 con Mosca, quando era premier. L’Alta Corte ucraina ha confermato la condanna per abuso di potere inflitta a carico dell’ex premier ed eroina della Rivoluzione Arancione, Yulia Timoshenko, in carcere da agosto 2011. «I giudici della Corte hanno deciso che l’appello non può essere accolto», ha reso noto il magistrato Olexander Yelfimov.
ESAURITE LE VIE LEGALI – La condanna – inflitta lo scorso ottobre – è relativa a un contratto di fornitura di gas dalla Russia, giudicato sfavorevole e per il quale l’allora premier Timoshenko avrebbe esercitato indebite pressioni. La leader dell’opposizione ha sempre accusato il rivale Viktor Yanukovic, il filo-russo presidente ucraino, di essere il regista delle accuse dirette ad eliminarla politicamente. Davanti alla Corte di Kiev, si sono radunati un centinaio di sostenitori della Timoshenko, che non era presente in aula. Rinchiusa nella colonia penale di Kharkiv, nell’est del Paese, la 51enne è stata in seguito trasferita in un ospedale cittadino ma viene curata da un medico tedesco. Ha sempre rifiutato le cure dei dottori ucraini, nel timore che vogliano eliminarla. Alla vigilia degli Europei di calcio, ospitati da Polonia e Ucraina, le sue foto con il corpo pieno di lividi avevano fatto il giro del mondo: l’ex premier denunciava di aver subito maltrattamenti in cella. Con il rigetto dell’appello alla Corte Suprema, la Timoshenko ha esaurito le vie legali percorribili nel suo Paese e potrebbe ora rivolgersi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo