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Ryan a testa bassa scalda la convention repubblicana

IL CONGRESSO DI TAMPA. Il candidato alla vicepresidenza conquista la base: «Io e Romney creeremo 12 milioni di posti di lavoro».

TAMPA (Florida) – Paul Ryan attacca a testa bassa per mezz’ora Barack Obama trattandolo come un leader già invecchiato che per quattro anni ha girato a vuoto incolpando gli altri per i suoi fallimenti. E così, col discorso di accettazione della candidatura a vicepresidente alla “convention” di Tampa, conquista il popolo repubblicano, molto più caldo con lui di quanto non sia stato nella serata di apertura con Ann Romney e col “keynote” speaker, Chris Christie.

Il deputato cattolico del Wisconsin sfoggia una disinvoltura sul palcoscenico e una immediatezza nella comunicazione che Mitt Romney non ha. Ryan si gioca tutto sull’affidabilità del ticket repubblicano. Sul coraggio dei candidati conservatori che, assicura, diranno agli elettori la verità, per quanto difficile possa essere, senza prendere in giro gli americani: «C’è poco tempo, dobbiamo agire in fretta prima di essere sopraffatti dalla matematica e dalla pressione delle cose». Ma l’impegno ad essere franchi anche a costo di raccontare verità sgradevoli si infrange subito sulla necessità di conquistare consensi ricorrendo a qualche espediente demagogico: così l’ideologo del “rigore” in campo fiscale si lascia andare subito alla promessa (inverosimile) di creare ben 12 milioni di nuovi posti di lavoro nel prossimo quadriennio e poi promette di trovare le risorse necessarie per garantire contemporaneamente nuove opportunità per i giovani e la sicurezza degli anziani. Senza spiegare dove troverà il denaro necessario. Risorse che, come ha spiegato lui stesso, non ci sono: «Dobbiamo smettere di spendere denaro che non abbiamo», ripete più volte, ma poi rifiuta di prendere atto che la coperta è troppo corta. E tuttavia colpiscono l’irruenza, la disinvoltura fisica, una presenza scenica che certamente non s’era vista quando Mitt Romney aveva presentato Ryan al popolo conservatore, qualche settimana fa sul ponte della corazzata USS Wisconsin. Il quarantaduenne deputato del Mid-West fa, poi, centro quando racconta della scomparsa del padre negli anni della sua adolescenza e presenta al pubblico dei delegati la madre, che si trasformò in piccola imprenditrice per mandare avanti la famiglia in quegli anni difficili.

L’intervento di Ryan ha chiuso una giornata durante la quale, nel sollievo per lo scampato pericolo di Isaac, l’uragano arrivato sulla costa della Louisiana senza fare troppi danni, i delegati repubblicani hanno ascoltato molti loro beniamini come la grintosissima Susana Martinez, prima donna ispanica ad essere eletta governatore di uno Stato, il New Mexico. Si parla di difesa, di omaggio ai militari, di valori etici, di libertà di armarsi. Ma, com’era ampiamente previsto, è il riscatto economico il tema che scalda i cuori. Il popolo repubblicano vuole essere rassicurato sul futuro di un’America che deve mantenere il suo ruolo nel mondo, ma che, soprattutto, non deve diventare più povera. Se ne accorgono il candidato alla Casa Bianca del 2008, John McCain, e l’ex Segretario di Stato, Condoleeza Rice. Tutti e due impostano il loro discorso sulla politica estera davanti a una platea che ostenta freddezza. Il senatore dell’Arizona parla del contenimento dell’Iran e della crisi di leadership degli Usa con un linguaggio vecchio, mentre cresce il brusio di fondo della gente che, distratta parla d’altro. E i supporter del radicale libertario Ron Paul scelgono proprio il momento dell’intervento di McCain per inscenare una piccola protesta che si conclude con la caccia di un centinaio di attivisti e delegati dall’areena della “convention” La Rice, invece, a un certo punto imprime una svolta al suo intervemto e dagli affari del mondo, dalle paure di un’America che dopo l’11 settembre 2001 si è scoperta vulnerabile, passa alle sfide economiche che Romney e Ryan promettono di affrontare di petto. Arrivano, così, anche per lei ovazioni. Stasera toccherà a Mitt Romney cercarle. Anche per lui quello dell’investitura è il “discorso della vita”: l’ultima occasione per conquistare un popolo che lo ha accettato ma non lo ama né lo sente come uno dei suoi.

Massimo Gaggi

Ryan a testa bassa scalda la convention repubblicanaultima modifica: 2012-08-30T12:25:45+02:00da
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