L’ARCIVESCOVO EMERITO DI MILANO. Il neurologo Pezzoli: «Lo ha chiesto lui». Il Vaticano: «Il Papa segue la situazione da vicino».
MILANO – Restano molto gravi le condizioni del cardinale Carlo Maria Martini, affetto dal morbo di Parkinson da anni. In una nota diffusa dalla diocesi di Milano, si legge che «l’arcivescovo del capoluogo lombardo, cardinale Angelo Scola, raccomanda a tutti i fedeli della Diocesi e a quanti l’hanno caro speciali preghiere, espressione di affetto e di vicinanza in questo delicato momento». Le condizioni di salute del cardinale Carlo Maria Martini si erano particolarmente aggravate nella giornata di giovedì.
IL PAPA – Benedetto XVI è stato informato già giovedì sera sull’aggravamento delle condizioni di salute del cardinale Carlo Maria Martini e «segue la situazione» da vicino. Lo riferisce il vice direttore della Sala Stampa vaticana, padre Ciro Benedettini
IL MEDICO PERSONALE – Il cardinale Carlo Maria Martini «è purtroppo entrato in fase terminale. Dopo un’ultima crisi, cominciata a metà agosto, non è più stato in grado di deglutire né cibi solidi né liquidi. Ma è rimasto lucido fino all’ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico» ha detto Gianni Pezzoli, direttore dell’unità di Neurologia del Centro Parkinson degli Istituti clinici di perfezionamento di Milano, che da anni ha in cura l’arcivescovo emerito di Milano. «Su questi pazienti – ha spiegato il medico – si possono usare vari dispositivi come la peg (gastrostomia endoscopica percutanea, ovvero una forma di nutrizione forzata, ndr). Ma in questa fase sarebbe un accanimento terapeutico e l’accanimento terapeutico non va mai applicato in nessuna terapia medica, quindi anche in questo caso. La malattia evolve in modo più naturale possibile».
Secondo Pezzoli, la fase terminale della malattia «può durare giorni o anni». Il cardinal Martini «non ha mai cercato di nascondere la sua malattia, anzi l’ha sempre dichiarata con grande coraggio», ribadisce Pezzoli «ha partecipato a svariati convegni sul Parkinson, durante i quali ha sempre risposto alle domande dei pazienti. Per noi è stato ed è un onore poterlo seguire» ha concluso il medico.
TRA GERUSALEMME E MILANO – Nato a Torino nel 1927, il Cardinal Martini, 85 anni, è stato arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002. Entrato nella Compagnia di Gesù a soli 17 anni e poi sacerdote a 25, il cardinale Martini è stato rettore del Pontificio Istituto Biblico e poi della Pontificia Università Gregoriana, prima di diventare arcivescovo di Milano nel 1979, ruolo che ha coperto fino al 2002.
Uomo del dialogo ecumenico e interreligioso, nel 1987 lanciò la Cattedra dei non credenti: cicli di incontri a tema ai quali il cardinale invitava esponenti laici del mondo della cultura e delle istituzioni. «Ciascuno di noi ha in sè un credente e un non credente, che si interrogano a vicenda» disse in occasione della prima Cattedra dedicata alle «Ragioni della fede». Altri temi toccati furono, per esempio, «Il senso del dolore», «Il silenzio di Dio», i sentimenti, «Fedi e violenze», la giustizia. Tra le sue iniziative più importanti, anche l’introduzione in Diocesi della «Scuola della Parola», per accostare i laici alla Sacra Scrittura con il metodo della Lectio divina.
Dopo aver lasciato la guida della diocesi al suo successore, Dionigi Tettamanzi, Martini aveva passato un lungo periodo in Terra Santa, dove si era ritirato per proseguire gli studi da biblista. Nel 2008, a seguito dell’aggravarsi del morbo di Parkinson, era rientrato in Italia e da allora risiede all’Aloisianum di Gallarate. Con lui in queste ore c’è il suo segretario Don Damiano Modena e i suoi più stretti collaboratori.
Scrittore e autore di libri che hanno scalato le classifiche, biblista, esegeta. Fino a qualche mese fa il cardinal Martini teneva una seguitissima rubrica sul Corriere della Sera, in cui dialogava con i lettori sui temi della fede. Un appuntamento a cui il cardinale teneva moltissimo, ma a cui ha dovuto rinunciare, proprio per l’aggravarsi della sua salute. In occasione della visita del Papa, nel giugno scorso, ha incontrato il Pontefice, in una saletta dell’Arcivescovado: un colloquio privato, intervallato da lunghi silenzi e in cui il cardinal Martini, con un filo di voce, aveva trovato la forza di incoraggiare Benedetto XVI a «sorreggere la Croce pesante di questo difficile periodo»