Trent’anni fa gli omicidi di Via Carini: Cancellieri rende omaggio al prefetto. Omaggio del ministro Cancellieri. Napolitano: «Eccezionale servitore dello Stato». I figli: «Omicidio politico».
PALERMO – Cerimonia di commemorazione, a Palermo, nel giorno del trentesimo anniversario della strage in cui persero la vita il prefetto generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo. Corone di alloro sono state deposte in ricordo delle vittime. Nel corso della cerimonia di commemorazione è stato osservato un minuto di silenzio. Successivamente è stata celebrata la Santa Messa all’interno della Caserma «Carlo Alberto dalla Chiesa», sede del Comando Legione Carabinieri Sicilia. Presente quest’anno, insieme al ministro Annamaria Cancellieri, anche la figlia Rita, che in questi trent’anni si era sempre rifiutata di partecipare. Insieme a lei la figlia Giulia che nell’82 aveva 11 anni.
«COMMOSSO OMAGGIO» – Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al prefetto di Palermo, Umberto Postiglione, un messaggio: «A trent’anni dal vile agguato al prefetto di Palermo, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, alla moglie Emanuela Setti Carraro e al coraggioso agente di scorta Domenico Russo, crudelmente assassinati dalla mafia, rendo commosso omaggio alla loro memoria, ricordandone l’estremo sacrificio a difesa delle Istituzioni e dei cittadini. Eccezionale servitore dello Stato, di comprovata esperienza operativa e investigativa, in Sicilia e in altre regioni, arricchita dagli straordinari risultati conseguiti nella lotta al terrorismo, il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa fu inviato nuovamente nell’isola, quale prefetto della provincia di Palermo, in una fase particolarmente difficile della lotta alla mafia».
«ECCEZIONALE SERVITORE DELLO STATO» – «La sua uccisione provocò un’unanime moto d’indignazione – prosegue la nota – cui seguì un più deciso e convergente impegno delle Istituzioni e della società civile, che ha consentito di infliggere colpi sempre più duri alla criminalità organizzata, ai suoi interessi economici ed ai suoi legami internazionali. Ricordare il sacrificio del generale Dalla Chiesa e dei tanti che ne hanno condiviso il destino a salvaguardia dei valori di giustizia, di democrazia e di legalità, contribuisce a consolidare quella mobilitazione di coscienze e di energie e quell’unione d’intenti fra Istituzioni, comunità locali e categorie economiche e sociali, attraverso cui recidere la capacità pervasiva di un fenomeno criminale insidioso e complesso. Con questo spirito di rinnovata adesione ai valori fondanti della Repubblica e interpretando i sentimenti di gratitudine dell’intera Nazione, rinnovo ai familiari del generale Dalla Chiesa, della sua gentile consorte Emanuela e dell’agente Russo espressioni di calorosa vicinanza e solidale partecipazione al loro dolore».
OMICIDIO POLITICO –Il generale Dalla Chiesa venne ucciso a Palermo il 3 settembre 1982 in via Isidoro Carini. Stava uscendo dalla prefettura a bordo di una A112 bianca, guidata dalla moglie Emanuela Setti Carraro, per andare a cenare in un ristorante di Mondello. La vettura era seguita da un’Alfetta guidata dall’agente di scorta Domenico Russo. Alle 21.15 una motocicletta, guidata da un killer che aveva alle sue spalle il mafioso Pino Greco, affiancò l’Alfetta di Russo e Greco lo uccise con un fucile AK-47. Contemporaneamente una BMW 518, guidata da Antonino Madonia e Calogero Ganci, raggiunse la A112 e i killer aprirono violentemente il fuoco contro il parabrezza con un AK-47. Una strage. Subito dopo le due auto e la motocicletta servite per il delitto vennero portate in un luogo isolato e lì date alle fiamme. A distanza di 30 anni sono stati condannati i sicari e i vertici della cupola tra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano e Pippo Calò. Ma i lati oscuri restano tanti. Tanto che di «delitto politico», parla il figlio Nando dalla Chiesa.
«VOGLIA DI CAMBIAMENTO» – Di «omicidio politico» parla anche la figlia del generale, Rita, che ha recentemente dichiarato di voler tornare a vivere nel capoluogo siciliano. «Voglio venire e vivere a Palermo per continuare a stare nel luogo in cui trovo papà», ha detto. «Palermo è una città che amo molto. Ho parlato con la gente, con i ragazzi, e credo che ci sia un voglia reale di cambiamento».