LA PARTIRA DURA 15 MINUTI. Doppietta di Giovinco, in rete anche Vidal e Vucinic. Pozzo protesta per l’espulsione di Brkic: «Ha rovinato la partita». L’attaccante del milan bagna nel migliore dei modi la prima da titolare. Di Diamanti (su rigore) il provvisorio e illusorio pareggio. PARTENOPEI IN TESTA IN CLASSIFICA. In un campo indecente batte la Fiorentina e si gode il primato . Altro capolavoro di Jovetic, che però resta solo. I tifosi dell’Inter gli hanno dedicato uno striscione: “Icona del calcio pulito”. Il boemo ringrazia, coccola Totti (“Ha fatto quello che avevamo concordato”), ma soprattutto è convinto di essere sul binario giusto: “Abbiamo un ritmo diverso dagli altri”.
UDINE – Una partita liofilizzata. Udinese-Juve dura meno di un quarto d’ora (e finirà poi 1-4). Al 12’ del primo tempo il flipper impazzito della difesa friulana manda per aria Giovinco: Danilo assieme a Domizzi bracca l’attaccante juventino e lo spinge addosso al portiere Brkic in uscita. L’arbitro Valeri è distante dall’azione. Il giudice di porta Rizzoli decide per il calcio di rigore (che ci sta) ma anche per l’espulsione di Brkic (decisione molto più discutibile). Guidolin toglie così una mezzapunta (Fabbrini) per inserire il dodicesimo Padelli. Vidal realizza il rigore e lancia la Juve verso una partita tutta in discesa.
BUONO L’INIZIO – E dire che l’Udinese, reduce dalla batosta dell’eliminazione ai rigori nei preliminari di Champions, aveva iniziato la partita con il passo giusto. Dopo il fattaccio iniziale Guidolin cerca di rimediare tatticamente. Ma la Juve tiene palla e colpisce prima dell’intervallo: piatto di Vucinic (con Armero a spasso) e gol che chiude definitivamente la sfida. I campioni d’Italia controllano senza problemi anche nel secondo tempo. Il 3-0 arriva per un errore di Padelli su tiro da fuori di Marchisio: Giovinco è svelto a ribattere in rete. Il quarto gol è ancora della Formica Atomica, che raccoglie una proposta di Pirlo e segna con un bel diagonale dalla destra. Padelli si riscatta in parte ed evita il quinto gol (cercato da Vucinic e Marchisio, tra i migliori) mentre Lazzari sfrutta un “assist” di Barzagli e segna il gol che fa esplodere il Friuli, ancora carico di rabbia per l’episodio che ha deciso la partita e per il (mezzo) errore arbitrale.
PUO’ MIGLIORARE – La Juve comunque ha legittimato poi la vittoria (e resta a punteggio pieno), facendo intendere di avere ampi margini di miglioramento, soprattutto dal punto di vista dell’intensità della manovra. L’Udinese rimane pesantemente sotto stress (e a quota zero), ma ha i mezzi per rialzarsi. Maicosuel, l’autore del cucchiaio avvelenato che è costato la Champions, è stato il più applaudito (dopo Di Natale) alla lettura delle formazioni: costruire un altro miracolo, in un posto così, è ancora possibile.
POZZO NON CI STA – A fine partita arriva il j’accuse del patron dell’Udinese Giampaolo Pozzo per il rigore concesso alla Juve e per l’espulsuione di Brkic. «Che la Juve batta l’Udinese può starci, ma che succedano cose di questo tipo dopo un quarto non fa onore neanche alla Juve – attacca -. Non esiste l’espulsione. Prima di prendere una decisione così severa, di rovinare una partita, si dovrebbe avere un minimo di buonsenso e di equilibrio». «È possibile che non ci siano altri arbitri all’altezza? L’anno scorso – conclude – mi pare si siano comportati molto bene, ricordo solo la sciagura di questo arbitro qui: pena di morte per una stupidaggine qualsiasi. Mi fa arrabbiare, rovina le partite e una domenica di divertimento».
BOLOGNA – Nel segno del Pazzo: realizza una tripletta nella prima da titolare con la maglia rossonera e colora la notte milanista, altrimenti soltanto umida e triste. Giampaolo Pazzini si sblocca su rigore nel primo tempo e sul tramonto di una sfida che il Bologna aveva rimesso in piedi grazie ad un altro rigore, di Diamanti, chiude la partita con altri due gol, lasciando senza parole Pioli. Il Bologna perde quando pensa di poter vincere. Va in tilt, per svarioni difensivi, quando il pareggio, prima inseguito con determinazione anche feroce, comincia persino ad andargli stretto. Il Milan non è granché, pallida copia della squadra che è stata. Pazzini però è ispirato. Letale. Implacabile negli ultimi sedici metri. L’ex interista si traveste da Ibrahimovic, uomo squadra come lo era lo svedese. Decisivo nel momento in cui il pareggio sembra persino un buon risultato.
L’ERRORE – Al 32’ della ripresa il Pazzo sfrutta l’errore clamoroso del portiere Agliardi, che si fa sfuggire il pallone dalle mani dopo un cross rimpallato di Bojan e poi di tacco gela lo stadio deviando in porta un tiro senza pretese di Nocerino. Pioli è sconsolato. Perché il Bologna, che aveva cominciato con il freno a mano tirato e che, per la verità, ha una difesa poco convincente, pian piano era entrato dentro la partita, soprattutto per merito di Alino Diamanti, che la tecnica l’ha sempre avuta, ma adesso è cresciuto sul piano della personalità e della determinazione. Diamanti guida la riscossa: prima timida, dopo il pari quasi arrembante. Tanto che nell’ultima mezz’ora, Pioli si convince ad inserire Gilardino, ex milanista, arrivato a Casteldebole soltanto venerdì alle 18. Il Milan sbuffa, rintuzza gli attacchi e prova qualche sortita con Boateng, non straordinario, ma almeno pericoloso.
RIEMERGE IL PAZZO – Sembra non ci sia niente da fare. Pazzini però ha troppa voglia: di dimostrare al Milan che Pato può recuperare senza fretta dall’infortunio, a Prandelli di tenerlo in considerazione per la nazionale, all’Inter che ha sbagliato a scaricarlo così in fretta, senza un perché. Pazzini gira, Allegri però deve trovare la quadra. Il Milan, questo Milan, non sembra da scudetto: non ha la sufficiente personalità, forse anche sul piano della qualità è deficitario e per il momento non ha un gioco. Sull’1-0, maturato per un mezzo regalo di Tagliavento che non si accorge della trattenuta di Pazzini ma soltanto di quella di Cherubin, potrebbe gestire a proprio piacimento il match. Invece, progressivamente si rintana nella propria area, abbassando i terzini e lasciando il centrocampo nelle mani degli avversari. Senza l’ex interista scatenato persino l’1-1 finale sarebbe stato un buon risultato.
“Noi rivali scudetto della Juve dopo la vittoria sull’Inter? È presto per dirlo, di certo vogliamo giocarci il nostro campionato, disturbare tutti sul campo. Mi auguro che ci riusciremo”. Il tecnico della Roma Zdenek Zeman sceglie il basso profilo nonostante il successo a San Siro. “La grande prestazione di Totti? Sono 15 anni che dico che è un giocatore importante, un fuoriclasse – spiega Zeman in Campidoglio per la consegna di un premio – Sono contento ce sta bene e i risultati si vedono. È sempre una bella soddisfazione quando si vince e si fa una bella partita – ha spiegato Zeman – La squadra ha fatto bene, ha vinto con merito e sono contento”.
Una Roma da urlo. Una Roma formato Zeman. Tutti ai piedi del boemo, tifosi dell’Inter compresi, che gli hanno dedicato uno striscione significativo: “Onore a Zeman, icona del calcio pulito”. Il tecnico giallorosso ringrazia: “Sono convinto che la gente vuole vedere il calcio come uno sport pulito e sono contento che ci credano in tanti. Speriamo di riuscirci”. Lo striscione, ha ribadito, “è la dimostrazione che la gente vuole divertirsi e partecipare in modo giusto, con o senza di me”. Il boemo lascia insomma trasparire la sicurezza di chi sa di aver imboccato la strada giusta. A partire dalla scelta di Totti. “Ha fatto quello che doveva, sul centro sinistra troverà sempre spazio per la giocata”.
Ma è il risultato a dare forza alla filosofia del boemo: “Il risultato ci dà la convinzione per proseguire su questa strada. La preparazione tanto dura dovrebbe servire ad avere un ritmo diverso dagli avversari. Ma poi non è stata così dura, in passato altre squadre hanno lavorato di piu”‘. Zeman è tornato e anche i tifosi avversari sono felici: “Sono convinto che la gente abbia voglia di calcio pulito”.
Tra le scommesse vinte dal boemo, quella di Florenzi, cresciuto alla corte di Stramaccioni. “Florenzi c’era anche l’anno scorso e qualcuno non si è accorto che era bravino”. Se ne era accorto anni fa Stramaccioni, appunto, lanciandolo negli allievi giallorossi. Florenzi l’ha ripagato con un bel dispetto. “Si è allevato da solo perché è bravo. Ha fatto un bel gol e sicuramente mi terrà una percentuale, ho contribuito a fargli guadagnare un po’ di più stasera”, ha sorriso Stramaccioni.
NAPOLI – Può una squadra che ambisce allo scudetto giocare su un campo così? Può la sfida tra Cavani e Jovetic, due tra gli ultimi top player rimasti nel campionato italiano, avere come triste cornice un prato senza erba e solo sabbia, una specie di campo di patate in cui è difficile controllare il pallone e facilissimo farsi male? Speriamo che il fungo che sta devastando il San Paolo venga debellato in fretta. Intanto il Napoli si gode il primato: due partite, due vittorie. Rotonda quella contro il Palermo all’esordio, meno scintillante contro la Fiorentina che Montella ha disegnato spregiudicata, senza mediani e con il baricentro alto. La Viola dà scacco al Napoli per tutto il primo tempo ma ha il torto di non riuscire a concretizzare l’enorme mole di lavoro. El Hamdaoui comincia bene, ma è lontano dalla migliore condizione e si perde in fretta.
Jovetic, così, resta solo. Però la squadra è generosa, fa possesso palla e tenta di tenere il Napoli lontano dall’area di Viviano. E così prova a fare anche nella ripresa. Però è ancora giovane, inesperta, ingenua. Tradita dalle sue stesse qualità. E dalla sfortuna. Il Napoli sblocca la partita al 55’ su una punizione morbida di Insigne per la testa di Hamsik: lo slovacco va a festeggiare, ma la deviazione che tradisce Viviano è di Borja Valero. La Fiorentina, subìto il gol, sbanda e il Napoli, marpione come tutte le grandi squadre, ne approfitta e raddoppia con un bolide di Dzemaili: 2-0. Oplà, il gioco è fatto.
La Fiorentina però non è morta: Montella inserisce prima Ljajic, poi Matias Fernandez, quindi il giovane Seferovic. Una punta manca davvero. Per il momento segna solo Jovetic: il suo gol è un piccolo capolavoro, complice l’incertezza di De Sancits, che rende meno amara la sconfitta. Ma è tardi per sperare di riequilibrare la partita.