Circa 100 mila tenteranno l’accesso a corsi a numero chiuso. la novità delle macroaree. Solo un candidato su otto ce la farà. Studenti mobilitati. Il Codacons a Monti e Profumo: «Class action per i non ammessi».
MILANO – Trovare posto tra i banchi universitari è una «vergognosa lotteria». Protestano, gli studenti che da martedì mettono in gioco il proprio futuro tentando l’ingresso nelle facoltà mediche. E insieme a loro gli aspiranti architetti che affronteranno il test universitario giovedì 6 settembre. O i veterinari che si contenderanno i posti in palio il 10 settembre.
Le tanto contestate facoltà a numero chiuso sono pronte per le prove d’ingresso. L’Unione degli studenti Universitari promette di vigilare sul regolare andamento delle prove e preannuncia ricorsi in caso di irregolarità. I giovani aderenti alla rete della Conoscenza saranno all’ingresso degli atenei dove c’è «Profumo di chiuso» per «assistere gli studenti», distribuire volantini contro il numero chiuso e spiegare come i test «siano da contestare e da ripensare completamente».
NUMERO CHIUSO – Nessun tentativo di boicottaggio, nessuna azione eclatante, anche perchè la Corte Costituzionale si è già pronunciata, nel 1998, in favore della legittimità del numero programmato. Previsto, peraltro, a livello europeo. Ma ugualmente, come ogni anno, i ragazzi chi affrontano i test d’ingresso e le associazioni per il Diritto allo Studio si interrogano sulla bontà di questo strumento di selezione, adottato da un numero crescente di atenei.
Oltre ai corsi di laurea a numero programmato a livello nazionale, infatti – Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Professioni sanitarie e Architettura – sono in aumento i corsi universitari con programmazione locale che prevedono lo sbarramento del test: nelle sole università statali più di metà dei corsi è a numero chiuso. A Trento, per esempio, i test d’ingresso – che terminano questa settimana – sono aumentati, fino ad arrivare per l’anno accademico 2012-2013 a 13 su 24. Compresa la storica Sociologia, che per la prima volta avrà tutti i corsi con test.
STUDENTI CONTRO – Un processo attribuito dagli studenti a precise scelte politiche che hanno tagliato i fondi all’università e che hanno stretto i criteri per l’apertura dei corsi di laurea. «Alla base di queste scelte vi è solamente la volontà di differenziare le università e di costruire degli atenei d’elite», dice Luca Spadon, portavoce di Link Coordinamento universitario. «Noi invece crediamo sia necessario aprire le porte dell’università». «Siamo contrari ai test come strumento di selezione degli studenti – continua Spadon -. Il 54% dei corsi di laurea sono a numero chiuso e per coloro che non riescono a superare le prove troppo spesso si profila un destino fatto di incertezze e precarietà. Inaccettabile lo strumento – prosegue -: le domande spesso hanno un dubbio profilo scientifico o prevedono la conoscenza di temi affrontati proprio durante il percorso universitario».
CLASS ACTION – Anche il Codacons scende in campo, appellandosi al premier Monti e al ministro dell’istruzione Profumo e chiedendo di eliminare le prove di ammissione e rendere libero l’accesso all’università. Anche perchè, ricorda l’associazione dei consumatori, sui test di ammissione pende il rischio di una bocciatura da parte della Corte Costituzionale. E in questo caso, assicura il Codacons, partirebbe una class action per i non ammessi.
DUBBI DI COSTITUZIONALITÀ – Lo scorso 18 giugno il Consiglio di Stato, ravvisando profili di legittimità costituzionale della legge del 1999, ha rinviato la legge sul numero chiuso alla Corte costituzionale, perché si pronunci sulla presunta lesione di ben tre articoli (3, 34 e 97) contenuti nella Carta. «Il primo articolo riguarda l’uguaglianza sociale di fronte alla legge dei cittadini, il secondo il diritto allo studio e la promozione dei meritevoli, il terzo l’organizzazione degli uffici della pubblica amministrazione in modo da assicurare l’imparzialità dell’amministrazione», spiega l’avvocato Cristiano Pellegrini Quarantotti che da anni si occupa di ricorsi contro il numero chiuso. «I giudici osservano che, a fronte di una prova unica nazionale, con 80 quesiti, l’ammissione al corso di laurea non dipende in definitiva dal merito del candidato, ma da fattori casuali e aleatori legati al numero di posti disponibili e dal numero di concorrenti presso ciascun Ateneo, ossia fattori non ponderabili ex ante». Il Consiglio ha poi evidenziato che «svolgendosi la prova unica nazionale nello stesso giorno presso tutti gli Atenei, a ciascun candidato è data una unica possibilità di concorrere, in una sola università, per una sola graduatoria».
MACROAREE – Una limitazione che sarebbe sanata da una graduatoria «nazionale». In questa direzione si muove il ministero, che ha anticipato a quest’anno la definizione delle «macroaree»: per la prima volta, chi passa i quiz potrà scegliere dove studiare fra i 12 gruppi di università consorziate in aree geografiche limitrofe a quella dove si è svolto il test (. Il punteggio acquisito varrà, insomma, per più corsi di laurea. La procedura era stata provata in via sperimentale lo scorso anno in alcune università consorziate.
I TEST – I primi ad affrontare il pacchetto di domande (un’ottantina di quesiti di cultura generale) saranno, martedì, gli aspiranti medici e odontoiatri che intendono seguire le lezioni in lingua italiana. Mercoledì 5 settembre sosterranno la stessa prova coloro che vorranno invece seguire un corso di laurea in Medicina e Odontoiatria, ma in lingua inglese; si potrà sostenere il test oltre che in Italia in altri paesi: Germania, Gran Bretagna, India, Polonia e Stati Uniti. Solo uno studente su otto riuscirà a realizzare il sogno di studiare per diventare medico o odontoiatra: i posti disponibili sono 10.173 per Medicina e circa 900 per Odontoiatria, e a contenderseli saranno in 77 mila. Ad Architettura si sfideranno in 30mila per 8.720 posti. Battaglia agguerrita anche per i veterinari, con dieci candidati per posto.
«ANTICIPARE AD APRILE» – «I quiz sono una buona verifica: a noi interessa che i candidati dimostrino flessibilità di conoscenza e capacità deduttive. Ovviamente il futuro medico deve avere anche elevate qualità umane, ma per questo servono dei test psicoattitudinali», sostiene Andrea Lenzi, presidente del Consiglio Universitario Nazionale. Che però ammette che qualche aggiustamento sarebbe necessario. «Lo svolgimento delle prove nelle università pubbliche andrebbe anticipato al mese di aprile. Se si vuole fare una graduatoria nazionale servono almeno 4-6 mesi per lo “scorrimento” degli studenti». «Ipotizzare un test di accesso nazionale ad aprile durante il quinto anno delle scuole superiori consentirebbe ai ragazzi, quando si maturano, di sapere già se e dove sono collocati e alle università di iniziare i corsi con tutti gli iscritti già stabilizzati».
MINISTRO: «ANCH’IO RICORDO IL MIO TEST» – Dalle istituzioni, gli auguri ai ragazzi: «Questo vostro test di domani lo ricorderete, come io ricordo il test che feci quando decisi di andare al Politecnico di Torino. Vi auguro di essere nelle migliori condizioni e in bocca al lupo». Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, in un video messaggio postato sul sito del ministero e indirizzato a tutti coloro che domani affronteranno i test per l’accesso a Medicina.