IL DELITTO DI PORTA ROMANA, LE VITTIME. Tra discoteche e Santo Domingo la coppia uccisa in via Muratori era senza stipendio. E ai Caraibi di attività non c’è traccia. Dopo le sparatorie in via Muratori e in zona via padova. Il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza ha deciso comunque un piano straordinario di controllo del territorio.
MILANO — Un altro giro di rum, l’ultimo e poi basta che l’alba è già arrivata stanca e sudata, il barista sbadiglia, la musica si ripete, il cameriere trascina fuori il sacco delle bottiglie di vetro e chissà se a casa la tata della figlia si è addormentata. Vita da spiaggia e da coppia in vacanza, i balli in discoteca e le bevute al bancone, Milano come Santo Domingo oramai non c’era differenza nell’agiato, spendaccione metropolitano dolce far niente di Massimiliano e Carolina, di notte in notte ripetuto senza lo straccio d’uno stipendio. Si accaniscono i cronisti nella ricerca del passato dei due, del loro amore spento sull’asfalto, dei misteri, i tanti misteri che si sono portati dietro, un accanimento come se alla fine nemmeno fossero non soltanto dei cadaveri ma morti ammazzati, vittime di killer. Carolina e la sua bellezza, gli sguardi ammirati degli uomini, il vistoso ingombrante tatuaggio sul fondo della schiena, le rapide, fugaci oppure frettolose, o ancora peggio premonitrici confessioni sulla pagina Facebook («Mi sono rotta non ce la faccio più»); Massimiliano e i capelli tagliati a zero «così sono più fresco», il sigaro acceso nella mano sinistra, il portico della casa natale della corta elegante via Giuriati percorso in fretta, la bimba in braccio, adesso andiamo su dalla nonna.
Era forse una rivincita, quella bimba, e del resto Massimiliano aveva vissuto nell’appartamento col salotto dominato dalle colonne in marmo di Carrara fino a quasi quarant’anni, e la carriera professionale era nata, proseguita e imprigionata all’ombra del patrigno manager. Andiamo su dalla nonna. Sta chiusa circondata dai familiari, la signora Giuliana, la madre, donna così riservata, dicono, da rimanere impassibile perfino dinanzi alle condoglianze. Non stavolta. «Ho perso il marito, ma non posso aver perso mio figlio, non posso» bisbiglia con la forza d’un urlo. Girava cocaina, nel loft da 92 metri quadrati al civico 84 di via Mecenate, angolo chic e antologico della periferia—palazzi a vetrate e laboratori di creativi dove sorgevano gli stabilimenti degli aerei Caproni — e non c’era traccia di buste paga e di moduli per il commercialista. Cessata dallo scorso 26 gennaio la sua ditta che produceva cosmetici e integratori alimentari, Spelta non aveva occupazione. Niente Inps. Scarso era il suo conto corrente. Ma spendeva. E spendeva Carolina che ugualmente non aveva impiego. I locali. E i viaggi all’infinito a Santo Domingo. Sull’isola c’è una piccola Camera di commercio, privata, alla quale a domanda del Corriere rispondono che non risultano aziende intestate a Massimiliano e Carolina. Ha provato, il Corriere, a rintracciare l’ambasciatore, senza risultato: era preso da una delegazione di parlamentari e imprenditori. È italiana, Santo Domingo. Italianissima. Non ti chiamano per nome e cognome: sei conosciuto per il nomignolo, l’abbreviativo, il soprannome. E Spelta era Max.
Ospite fisso, cliente, turista. Cos’altro? Aveva traffici segreti e una vita parallela? A Santo Domingo c’è stato l’ultima settimana d’agosto. Un bilocale nell’elegante residence Colibrì, a Las Terrenas, nella baia di Samaná. Stanza numero 22. Piano terra perso nel giardino tropicale da cartolina e da favola delimitato da due piscine. Sul mare. Sulla playa de las ballenas. Era da solo Massimiliano Max Spelta. Riceveva amici, quasi tutti connazionali. Per esempio Ciccio, il Ciccio del ristorante pizzeria Claro de Luna, l’ex Elegancia. Si vedevano con frequenza. Parlavano. Ridevano. Soli. In solitaria, beata, disturbata dalla brezza del tramonto. Ora aspetta novità, Ciccio, e deve mettersi in coda. Chi ha ordinato il duplice omicidio? Quale la colpa di Carolina e Max che si erano sposati l’8 febbraio 2011 nel municipio di Las Terrenas? Quale la traccia? Indagano a Milano e indagano ai Caraibi. Il Consolato generale della Repubblica Dominicana a Milano riproverà a contattare il padre Adriano Payano De Lo Santos e la mamma Genny Cecilia Ortiz Diaz. Son scomparsi. Ignari latitanti. Poveri all’oscuro. Li cerca la polizia. A Santo Domingo non ti chiamano per nome e cognome: prima di sposarsi Carolina era stata una sanchi panchi. Ragazza non sulla strada e con molta discrezione. Già aveva l’abitudine di giocarsi la vita e di sperare nella suerte, nel prossimo giro.
MILANO – Le due sparatorie degli ultimi due giorni a Milano sono «episodi scollegati» e il duplice omicidio commesso lunedì scorso in via Muratori «è maturato in un contesto che riguarda il traffico degli stupefacenti». È quanto ha dichiarato il prefetto di Milano Gianvalerio Lombardi al termine del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato mercoledì mattina, al quale hanno partecipato i vertici delle forze dell’ordine del capoluogo lombardo, l’assessore comunale alla Sicurezza Marco Granelli e quello della Provincia Stefano Bolognini. Presente anche il comandante della polizia locale di Milano Tullio Mastrangelo. Il comitato è stato convocato, anche su richiesta del sindaco Pisapia (in missione a Tel Aviv), alla luce degli episodi di violenza accaduti in città negli ultimi due giorni: lunedì, in via Muratori, si è consumato il duplice omicidio dell’imprenditore Massimiliano Spelta e della moglie dominicana Carolina Ortiz Payano, mentre nel pomeriggio di martedì in zona via Padova c’è stata una sparatoria senza feriti. «Pur con prudenza, possiamo affermare che i due episodi sono scollegati tra loro», ha commentato il prefetto.
«NON E’ EMERGENZA» – Riferendosi alla duplice esecuzione di via Muratori, Lombardi ha dichiarato: «In relazione a questo specifico fatto non possiamo dire che ci sia un’emergenza sicurezza, è un fatto singolo che non si ascrive al contesto della criminalità organizzata». Il questore di Milano, Alessandro Marangoni, sottolineando di non poter parlare delle «serrate indagini in corso», ha spiegato che si tratta «sicuramente di un fatto grave che faremo di tutto perché resti un episodio isolato, unico». «L’ipotesi della droga – ha confermato Marangoni – è quella predominante».
VIA PADOVA – Riguardo il secondo episodio, che ha creato apprensione, ovvero la sparatoria senza feriti in via Padova, Lombardi ha spiegato che si tratta di «episodi che talvolta a Milano avvengono. Non è la prima volta che capita che queste formazioni, probabilmente sudamericane o nomadi, si scontrano tra di loro in questo modo». «Il controllo del territorio è importante – ha concluso – e lo stiamo facendo con le forze di polizia».
IL PIANO STRAORDINARIO – Anche se non si può parlare di emergenza sicurezza, alcune misure immediate saranno prese. «Per dare una risposta alla città – ha proseguito il prefetto – abbiamo organizzato un piano straordinario di servizi anche con il concorso della polizia locale per assicurare un maggiore controllo del territorio». Lombardi ha garantito che «a partire da domani faremo uscire più macchine, più mezzi, controlleremo di più la città e il territorio». Il questore Alessandro Marangoni ha poi precisato che i giri di pattuglia in più «verranno fatti con le forze di polizia territoriali di Milano a cui concorrono anche aliquote di rinforzo che il ministero dell’Interno metterà a disposizione su nostra richiesta». «Milano – ha concluso il questore – gode di un controllo del territorio di altro livello. Non vorrei che passasse l’immagine di una città che è abbandonata a se stessa, perché così non è».