PRIMARIE PD. Il sindaco si candida a «governare l’Italia» e attacca i vecchi dirigenti («ma se perdiamo daremo una mano a Bersani»).
Alle 11.47 del 13 settembre 2012 il sindaco di Firenze Matteo Renzi lancia da Verona la sua campagna elettorale per le primarie del Partito democratico all’insegna delle parole «emozione», «futuro» e «speranza»: l’emozione che dà la politica, il futuro da costruire per i propri figli, e la speranza nei giovani. Renzi si candida «ufficialmente a guidare l’Italia per i prossimi cinque anni» perché punta a vincere sia le primarie interne che le elezioni del 2013. E indica tre parole chiave per cambiare il paese: «Europa, futuro e merito». Un’Europa non più da subire ma da vivere, e «futuro e merito»: sono le «tre cose» che servono «per cambiare l’Italia». Quindi un invito: «i delusi da Belusconi vengano da noi».
«TIRIAMO QUESTO CALCIO DI RIGORE» – Abbondano le metafore calcistiche e sportive nel discorso del primo cittadino toscano al Palazzo della Gran Guardia. Renzi ricorre in avvio a al calcio per sottolineare la storia recente del Pd: «Quando il centrosinistra rifiuta la logica del catenaccio e prova a giocare all’attacco, allora rischia di farcela, rischia di imporre il futuro all’Italia», ribadisce ricordando la recente elezione di Federico Vantini, sindaco del Pd di San Giovanni Lupatoto, proprio nel veronese, a 34 anni. E, quasi in chiusura, sottolinea di nuovo: «Il rischio vero è quello di non tirare il calcio di rigore, non quello di sbagliarlo».
«I LEADER SEMPRE GLI STESSI» – Appena prima dell’ingresso di Renzi, introdotto da Vantini, lo staff aveva mostrato un video – che alla “prima” si era inceppato – per far capire come il mondo, e di conseguenza anche i partiti, dovrebbero essere cambiati in questi 25 anni. Gorbaciov, Reagan, le due Germanie, la guerra in Jugoslavia, i loghi dei partiti, e via fino a Obama. Un mondo stravolto in 25 anni: «I leader no, i leader sono rimasti gli stessi a differenza anche dei simboli dei partiti – ricorda Renzi, per poi ironizzare – Forse vogliono darci un punto di riferimento, la certezza di qualcosa immobile in un mondo che cambia. Oggi noi siamo qui per puntare il compasso e girarlo da un’altra parte: vogliamo dire che cosa ci immaginiamo noi per il nostro futuro e non vogliamo limitarci ad aspettare; vogliamo crearlo e essere protagonisti, perché lì sta la grande forza della sinistra».
GENERAZIONE ERASMUS – Renzi lancia la generazione dell’Erasmus (gli scambi-studio), perché ricorda che non è solo quella del Sessantotto ad avere o avere avuto ideali. Fa leva, quindi, anche sul sentimento e sulla forza per cancellare l’etichetta di bamboccioni affibbiata a un’intera generazione: «Noi siamo i primi che possono candidarsi senza portare la giustificazione. Perché mentre gli altri erano già in Parlamento, noi eravamo all’asilo. Dobbiamo cambiare i prossimi 25 anni, il futuro dei nostri figli. La nostra scommessa di oggi è riportare la prospettiva del futuro. Non veniamo dal pianeta delle chiacchiere: siamo sindaci, siamo amministratori».
«SE PERDIAMO DIAMO UNA MANO» – In ogni caso Renzi vuole rinnovare un partito, ma non smembrarlo. E lo ribadisce chiaramente: «Bersani mi ha chiesto “e dopo che si fa?”. Gli ho risposto che, se si perde, si fa quello che fanno le persone serie: non ci si inventa l’ennesima formazioncina politica di serie Z, si dà una mano a chi ha vinto. La sconfitta fa parte del gioco e la vera sconfitta è non provarci». Perché nonostante le bordate sparate sulla dirigenza politica italiana, il toscano sottolinea: «Si tratta di cambiare l’Italia, non il Pd, e io avverto come possibile e immediata questa opportunità». E ricorda anche a Bersani che le primarie non sono una concessione, ma «un elemento costitutivo del Pd e, chi negasse le primarie, negherebbe il Pd».
«SCELTA DI MONTI UN’UMILIAZIONE PER NOI» – Sul fronte delle emozioni Renzi punta sul sentimento di Patria, ricordando che «essere democratico significa far parte di una comunità nazionale non solo quando gioca la nazionale di calcio, ma sentire quel patriottismo fondato sulla bellezza. Significa meritare l’onore del vostro sostegno». Non è però tutto rose e fiori per il sindaco di Firenze: «È anche l’umiliazione di un gruppo dirigente che, quando il governo dell’altra parte va a casa perché ha fallito, non riesce a trovare una proposta e un’alternativa credibili tanto da costringere il capo dello Stato a una soluzione tecnica. Che sia stato chiamato un tecnico per quello che era il tuo ruolo».
LA CAMPAGNA – Nella conferenza stamoa successiva al suo comizio ha aggiunto, in materia di lavoro, che il problema non è l’articolo 18: «non c’è collegamento fra quello e la precarietà. Il nostro obiettivo è ridurre le norme sul lavoro e semplificarle». In materia di tasse ha annunciato l’intenzione di aggredire l’evasione fiscale, e in quella della cittadinanza di essere a favore dello ius sanguinis, e non dello ius soli. I due camper di Renzi erano partiti da Pontassieve alle 7.20 (con un piccolo incidente alle 6.30: uno dei due veicoli, in doppia fila, è stato fatto spostare a colpi di claxon. In rete è subito fioccata la battuta). Dopo Verona, Renzi si sposterà a Longarone (ore 16), poi a Belluno (18.30) e infine in serata arriverà a Padova, dove prenderà parte alla Festa democratica.